Intervista autore: Emanuele Rizzardi

Bentrovati amici lettori! Oggi abbiamo un ospite davvero interessante, nel nostro salottino virtuale è venuto a farci visita Emanuele Rizzardi.

Emanuele innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito e per aver dedicato il tuo tempo a rispondere alle nostre domande.

Ora conosciamolo meglio…

Ogni scrittore è un grande lettore e dunque sognatore, quale autore del passato ha in
qualche modo influito sulla tua carriera letteraria?
Leggo e ho letto un po’ di tutto, anche se ovviamente prediligo il romanzo storico o i saggi, non ho mai disdegnato la fantascienza, il fantasy, i classici o anche qualche thriller.
L’autore a cui sono più affezionato è sicuramente Tolkien, per la gigantesca importanza che ha avuto e ha ancora nella letteratura del secolo scorso.
Tu scrivi romanzi storici, dunque la passione per la storia è innegabile, quanto tempo dedichi allo studio del periodo di cui decidi di scrivere?
Banalmente, il tempo che serve. Alcuni periodi sono ricchi di eventi e di fonti locali, perciò
bisogna studiarli particolarmente bene, capire chi è attendibile e chi no, riuscire a mettere
insieme i vari pezzi e creare un puzzle efficace. Altri periodi, purtroppo, sono molto
nebulosi e diventa difficile studiarli in modo approfondito per mancanza di materiale.
Sempre parlando di storia, c’è un periodo storico che prediligi? Perché, cosa ti affascina
tanto?
Ovviamente la scelta ricade sul Medioevo, in particolare quello bizantino. Per quale
motivo? È presto detto! Perché mi piace e mi diverto. Il medioevo bizantino è ricco di
eventi spesso semisconosciuti, di scoperte fantastiche, di grandi viaggi, testi letterari,
innovazioni ed è dove si getta la base per la nostra civiltà attuale. Noi uomini moderni
abbiamo un po’ troppo spesso l’idea che sia stata una parentesi oscura costellata solo da
epidemie e guerre (e ovviamente ce ne furono parecchie), ma in realtà è la continuazione
fisiologica dell’antichità greco-romana. Credo che il medioevo vada riscoperto e spero di
dare il mio piccolo contributo con i miei scritti.
Hai scritto un romanzo “L’ultimo Paleologo”, la tua opera prima, come ti sei documentato e come nata l’idea?
L’idea è nata dalla mia grande passione per l’evento più famoso del mondo bizantino, che è appunto la sua fine, con il grande assedio del 1453. Inizialmente lo scritto doveva terminare in quel contesto, che è a noi molto conosciuto e ricco di fonti. Ho poi deciso di estendere la narrazione relativamente alla parte della Georgia, dove invece mi sono
barcamenato con fatica per trovare i documenti necessari o costruire una storia durante l’oscuro periodo della guerra civile.
Ora passiamo al tuo romanzo appena uscito “L’usurpatore”, ambientato nel ‘200. Raccontaci qualche aneddoto accaduto durante lo studio e la stesura e raccontaci qualcosa sui personaggi inventati e reali che troveremo tra le sue pagine.
“L’usurpatore” è un romanzo molto diverso dal precedente, sia nella narrazione che nei
suoi messaggi. Si tratta di uno scritto molto intimo e riflessivo, fatto in prima persona dal
protagonista, che ripercorre gli eventi accaduti decenni prima dove era protagonista di una
campagna militare in Asia Minore, il giovanissimo generale Alessio Filantropeno. Siamo
alla fine del ‘200, quindi nel momento della nascita del famoso impero Ottomano e delle
colonie italiane in tutto il Mediterraneo. Anche in questo romanzo ho voluto dare voce a
degli eventi grandiosi e terribili, spaziando all’interno di un territorio martoriato dalla guerra,
dalla superstizione e pronto ad aggrapparsi alla prima speranza concreta. È una
narrazione molto formativa, dove Alessio è un narratore parziale e influenzato dalla sua
visione del mondo.
Un aneddoto? Beh, il libro è stato scritto quasi tutti in pausa pranzo nel mio vecchio lavoro
ed era già pronto un anno fa, ma ho dovuto aspettare per questioni editoriali.

“L’usurpatore” racconta delle gesta del generale bizantino Alessio Filantropeno, cosa ti ha indotto a voler scrivere un romanzo su di lui?
Alessio è stato un comandante e un soggetto umano eccezionale e fuori tempo, uno di quelli che potremmo paragonare, nel suo piccolo, a Federico II. La sua storia era
assolutamente da raccontare poiché ricca di interesse su ogni fronte, ma totalmente sconosciuta al di fuori di una ristretta parte del mondo accademico.
Ogni autore cela sempre un messaggio più o meno celato tra le righe della sua creatura.
Anche per te è così?
L’autore, in quanto tale, dovrebbe usare le sue opere per mandare messaggi e far riflettere
sul mondo di oggi e io non faccio eccezione. In particolare, “L’usurpatore” ci butta in un
mondo sconvolto dalle grande migrazioni, dai profughi, dai dubbi e dall’intolleranza
religiosa, dalle lotte interiori sul senso del dovere e sull’affermazione personale…
insomma, è molto vicino a noi!
Abbina un vino ai tuoi due romanzi.
Ah, ammetto di non essere un grande intenditore di vini. Per me basta che sia rosso e poi
va bene tutto.
Una domanda che non ti ho fatto e a cui invece avresti voluto rispondere?
SI! Mi piace essere in contatto con i miei lettori, perciò vorrei metterli a conoscenza dei
miei recapiti!
la mia pagina Facebook
https://www.facebook.com/UltimoPaleologo/ nella quale parlo delle mie attività, ma anche
di storia bizantina in generale, dei saggi maggiormente importanti e di eventi correlati alla materia.
Ho anche un canale Youtube, dove posto alcune interviste che
mi sono state fatte, video di storia bizantina e qualche curiosità, ma non sono molto
costante. Ultimamente ho caricato anche i video dell’Associazione culturale Byzantion, per
fare in modo che avessero una maggiore visibilità rispetto ad un canale nuovo. Ho anche
un account instagram che non ho quasi mai usato e un sito personale in costruzione che
vorrei usare come backup di tutto il materiale.

Grazie per la tua coinvolgente e genuina passione, un grande in bocca al lupo, a presto!

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