Intervista Simona Bertocchi

Simona, grazie per essere qui con noi nel nostro salottino virtuale. Raccontaci di te e della tua passione e professione si scrittrice. Com’è nata e quando hai pubblicato la tua prima opera?

Prima fu la passione per la lettura scattata in giovane età, ricordo che mi regalarono “Piccole Donne” e dopo averlo letto giurai a me stessa che sarei diventata come Jo March.

Dalla lettura bulimica è arrivato di conseguenza anche l’amore per la parola scritta. 

Scrivevo favole incredibili. La mia maestra chiamò i miei genitori per fare notare come andassi sempre totalmente fuori tema  e come vivessi in un mondo tutto mio. 

La mia prima opera però l’ho scritta nel 2006, era un racconto lungo – o romanzo breve. Il titolo è LA FUGA, l’ho pubblicato con una piccola casa editrice dopo un’esperienza intensa di un mese in Messico terra che mi ha dato tanti spunti.

Da quel momento ho continuato a scrivere tra silloge di poesie, raccolta di racconti, romanzi e infine romanzi storici ( i miei ultimi testi sono tutti di ambientazione storica) ma soprattutto dal 2009 è iniziata la collaborazione con la Giovane Holden Edizioni per cui scrivo.

Dai tuoi lavori letterari si evince che sei appassionata di Storia, è una passione che coltivi sin dalla giovanissima età oppure è un “amore, diciamo così, più recente? 

E domanda di rito….qual è il tuo periodo storico preferito?

      Prima dell’amore per la Storia nasce la passione per la narrativa, il piacere di scrivere storie. Diciamo che è la Storia che mi ha cercata. I miei sono personaggi del passato che ho tolto dall’oblio pur avendo fatto la storia o di cui ho raccontato eventi meno noti se non sconosciuti.. Sì, io scrivo ciò che è meno noto. Pochi sanno chi era Ricciarda Malaspina e tanto mano si sa che occupava un posto importante tra le donne del Rinascimento; pochi sanno che Simonetta Vespucci, la Venere di Botticelli non è solo l’icona di un’epoca ma ha avuto una vita travagliata quanto breve; pochi sanno alcune passioni segrete di Leonardo.

Gli ultimi tre romanzi storici sono ambientati nel Rinascimento, mentre il mio prossimo lavoro si svolgerà nel Risorgimento. Amo le epoche che rappresentano una svolta verso il cambiamento, i periodi rivoluzionari.

Per ogni fatica letteraria di ambientazione storica ci sono ore e ore di studio negli archivi, consultazione di ricche bibliografie, incontri con studiosi o con antenati dei personaggi che conosco, visita nei “luoghi del delitto”. Ecco perchè oltre a essere una scrittrice sono una grande conoscitrice di certi periodi storici , tra tutti il Rinascimento.

Partiamo dall’ultimo pubblicato: “I pasticci di Leonardo”, che ti ha portato grandi soddisfazioni nazionali e internazionali e non solo per quanto riguarda il lato letterario.

Raccontaci di questo libro, un po’ di trama, qualche chicca e non in ultimo stuzzicaci il palato con qualche delizia.

Di Leonardo è stato detto di tutto: era eretico, falsario, esoterista, spia, pittore, scienziato, architetto, ma la sua biografia è costellata di enigmi non ancora risolti. Di certo sappiamo che fu eclettico, al limite della schizofrenia, estremamente curioso e che annotò qualunque cosa gli passasse per la testa. 

Il mio libro ha inizio con il ritrovamento di uno strano diario. 

Nel disporre le proprie volontà, il genio toscano indicò nel giovane Francesco Melzi l’erede del suo tesoro più prezioso: tutti et ciascheduno li libri che possiede, ossia decine di migliaia di fogli con appunti manoscritti e disegni sugli argomenti più disparati, accumulati nel corso di un’intera vita. Inizia così la storia dei codici di Leonardo che nel corso dei secoli si disperdono in tutto il mondo. Uno di questi, il più anomalo e anticonvenzionale, viene ritrovato, nel corso di un trasloco, da Ascanio Righi, pasticcere a Vinci, nei locali in cui secondo la leggenda sarebbe stato ubicato il forno e il mulino di famiglia di Leonardo. Si tratta di un taccuino ingiallito le cui pagine, seppur ridotte a un velo, sono ancora leggibili. All’interno sono annotati pensieri confusi, conteggi delle entrate e delle uscite, disegni e diverse ricette di dolci. Ricette ben strane! Secondo chi scrive infatti avevano poteri taumaturgici e forme originali. Sono l’occasione per Ascanio di rimettere in discussione tutta la sua vita fino ad aprire una linea di pasticceria rinascimentale: I pasticci di Leonardo. Coadiuvato da due storiche e dalla donna che gli ha ridato serenità affettiva, Ascanio deve anche rispondere a domande inquietanti: quale collegamento ha il taccuino di Leonardo con l’antico sultanato ottomano di Bayezid II? 

E soprattutto quali sono i veri poteri dei dolci del Maestro? 

Questa è la sinossi ma la cosa curiosa è che ogni capitolo ha il titolo di un dolce…. I dolci pasticci, in questo modo Leonardo racconta la sua vita attraverso un percorso sensoriale: dà un odore e un sapire ai momnenti salienti della sua vita. 

Il testo si divide in due parti: l’Italia del XVI secolo e il periodo dei nostri giorni che smuove tensione e mostra una storia in continuo mutamento, tra colpi di scena e personaggi carismatici. La risposta dell’enigmca che pongo al lettore  è scritto nelle ultime 50 pagine in cui il passato e il presente di uniscono fino a un finale inaspettato e sorpendente.

La rivoluzione di questo libro è che I dolci pasticci esistono veramente, si rifanno alle ricette di Leonardo e sono preparati da una casa dolciaria italiana molto nota che li ha messi in commercio nei migliori punti vendita. Andate sul sito www.ipasticcidileonardo.com per saperne di più.

Il book tour del libro uscito nel 2019 ha fatto il giro d’Italia ed è espatriato in America dove ho tenuto una lezione su Leonardo e il suo tempo nell’Istituto Percorso Italiano di Seattle. 

Sono stata invitata a molte manifestazioni e festival lettrari nazionali come il Salone del libro di Torino,   lo spazio letterario di Eurochocolate a Perugia; Calici sotto le stelle a Siena. 

In quelle occasioni alla presentazione del libro seguiva la degustazione dei dolci pasticci.

I Laurenziani del periodo fiorentino; il Vento del Moro; la Luna di Amboise, Salaì e molti altri sono dei gusti particolari ottenuti da alcuni esperimenti gastronomici di Leonardo che io uso per raccontare una storia e dare un sapore ben preciso. Non fateci spaventare dal gusto lavanda, melissa, gelso perchè se combinati con altri ingredienti ne escono dei gusti unici e persino taumaturgici.

“L’ultima rosa di aprile” pubblicato nel 2016 è sempre ambientato nel Rinascimento e ci racconta di una donna icona di bellezza del tempo, resa immortale da Botticelli, amata dal Medici. Come è nata la storia e perchè hai pensato di raccontare di lei? Cosa emerge nel tuo romanzo di questa bellezza senza tempo?

L’idea è nata dall’immagine della Venere che nasce dalle acque, capolavoro di Botticelli, mi sono chiesta cosa ci fosse dietro quello sguardo mesto, se quella creatura era realmente esistita o se rimaneva la modella iconica degli artisti dell’epoca. 

Ho fatto le miei ricerche è ho scoperto che Simonetta Cattaneo Vespucci ha avuto una vita tanto breve quanto incredibile. 

Simonetta Cattaneo, Musa di Botticelli che la immortalò nella sua Venere, fu il simbolo della bellezza rinascimentale. Se però tutti conoscono, grazie al genio del pittore fiorentino, le sue sembianze, poche sono le fonti storiche a cui attingere per tratteggiarne il profilo. Andò in sposa a sedici anni al nobile Marco Vespucci, che ben presto perse interesse verso di lei, segnò un’epoca e una corte, quella della prima signoria d’Italia: Firenze. La sua grazia, la sua volontà a ribellarsi a un matrimonio infelice, la sua natura anticonformista le conquistarono l’ammirazione di Lorenzo il Magnifico che la definì la sans par e l’amore di Giuliano de’ Medici ma le attirarono anche l’antipatia delle dame fiorentine sì come la sua personalità inquieta incantò poeti e artisti. Fu al centro di intrighi, scandali, alleanze strategiche; oggetto e soggetto di passioni divoranti e di espressioni d’amore cortese. Morì giovanissima a soli ventitré anni forse per tisi o forse vittima di avvelenamento. Ed entrò nel mito, lei che in vita non aveva mai cercato la fama. Simona Bertocchi, in perfetto equilibrio tra Storia e narrazione, ne traccia una sorta di biografia lirica in cui misteri e colpi di scena si susseguono al ritmo di una danza rinascimentale in cui si muovono le tre anime del racconto: la splendida Simonetta, il giovane e colto Giuliano, il genio artistico di Botticelli. 

Ho voluto raccontare la parte umana di questo personaggio, in modo molto empatico ho pensato a cosa potesse provare una crratura che da un piccolo borgo marinaro si è trovato protagonista nella prima Signori d’Italia. Ho evidenziato la rivoluzione silenziosa di questa giovane donna, perchè Simonetta tutto voleva tranne che essere un mito.

L’ultimo romanzo oggetto di questa intervista è “Nel nome del figlio” edito nel 2015 sempre per la Giovane Holden Edizioni. Racconti la storia della Marchesa Ricciarda di Malaspina attraverso gli occhi e le parole della sua dama di compagnia. Cosa ci puoi raccontare, senza troppo svelare, della trama che hai tessuto in questo romanzo?

Anche in questo caso è stato il personaggio a cercarmi. Abito da molti anni in Toscana, vicino a Massa Carrara, poco lontano da me si impone il Castello dei Malaspina. Mi sono chiesta perchè, pur essendo stata la dimora della marchesa Ricciarda Malaspina, tutti però ricordano e celebrano il suo figlio preferito Alberico II. 

“Con tutto quello che ha combinato quella diabolica marchesa… meglio ricordare Alberico II che, almeno, ha fatto del bene a Massa”. Mi è bastata la frase di un custode del Castello per dire “Io scriverò di Ricciarda Malaspina” e così l’ho tolta dall’oblio e per molti mesi mi sono chiusa nell’archivio storico di Massa con bravi collaboratori e questa è la sinossi del libro:

Ricciarda Malaspina, marchesa di Massa e signora sovrana di Carrara è una donna gelida, calcolatrice, avida di potere e di denaro, dotata di una crudele ironia ma anche colta, intelligente e amante della frivola vita di corte. Nel 1520, giovane, vedova, orfana, con diritti opinabili sul marchesato, grazie a un’abile politica matrimoniale consolida la sua posizione sposando Lorenzo Cibo, nipote di Lorenzo il Magnifico. Pronta a ordire intrighi, gelosa del suo feudo è disposta a tutto pur di difenderlo anche a sacrificare il figlio Giulio, legittimo erede al titolo. La voce narrante è Beatrice Pardi, dama di compagnia della marchesa, che in una sorta di diario trascrive impressioni, riporta avvenimenti sia di carattere politico che non. Donna di umili natali, indipendente e di buona cultura, Beatrice ha un solo punto debole ovvero la bellissima figlia Angelica legata a Giulio Cibo Malaspina da un forte sentimento che indispone la sua padrona. 

Questo libro è stato presentato, come gli altri del resto, a Palazzo del Pegaso della Regione Toscana ma è stato emozionante anche portarlo all’isola del cinema di Roma e al piccolo festival del romanzo storico a Ischia. 

Ho fatto giustizia alla perfida Ricciarda .

I personaggi comprimari delle tue storie li costruisci prendendo spunto da amici e conoscenze oppure sono frutto di pura immaginazione?

Entrambe le cose; poichè la scrittura coinvolge  l’esperienza e l’immaginazione, succede così che creo personaggi di fantasia e man mano che prendono vita li animo ispirandomi a persone dalla  personalità  particolare che conosco e  questo facilita il mio lavoro di narratrice; è un po’ come quando il pittore ha di fronte una modella o un modello.

In questo spazio libero puoi parlarci di progetti futuri oppure di messaggi che celi tra le pagine delle tue opere ai lettori

Vi invito a visitare il mio sito www.simonabertocchi.it che cerco, nel limite, di tenere aggiornato.       

Desidero comunicare la collaborazione con alcune scuole per cui tengo dei webinar per fare conoscere la Storia attraverso le storie dei mie libri. 

Sto scrivendo la mia prossima fatica, si tratta di una saga familiare la cui storia è ambientata nel periodo del Risorgimento . Non vedo l’ora che si possa tornare a incontrarci perchè le presentazioni virtuali non hanno la stessa valenza. Io di solito dopo la presentazione mi fermo a chiacchiera e brindo col pubblico e tutto ciò mi manca tantissimo.

Grazie infinite Simona per aver risposto alle nostre domande svelandoci e facendoci scoprire un po’ di te delle tue opere e della tua grande passione.

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