Ipazia: La vera storia di Silvia Ronchey

Ipazia fu matematica e astronoma, sapiente filosofa, influente politica, sfrontata e carismatica maestra di pensiero e di comportamento. La sua femminile eminenza accese l’invidia del vescovo Cirillo, che ne provocò la morte, e la fantasia di poeti e scrittori di tutti i tempi, che la fecero rivivere. Fu celebrata e idealizzata, ma anche mistificata e fraintesa. Della sua vita si è detto di tutto, ma ancora di più della sua morte: aggredita, denudata, dilaniata, il suo corpo fu smembrato e bruciato sul rogo. A farlo furono fanatici esponenti di quella che da poco era diventata la religione di stato nell’impero romano-bizantino: il cristianesimo. Per la prima volta, con rigore filologico e storiografico e abilità narrativa, Silvia Ronchey ricostruisce l’avventura esistenziale e intellettuale di Ipazia, inserendola nella realtà culturale e sociale del mondo tardoantico, e ci restituisce la vera immagine di questa donna che mai dall’antichità ha smesso di far parlare di sé e di proiettare la luce del suo martirio sulle battaglie ideologiche, religiose e letterarie di ogni tempo.

Isabella Novelli Devo dire che sulle prime mi sono buttata a capofitto nella lettura pensando di affrontare una storia che non conoscevo su di una figura storica che mi ha sempre attirato parecchio.Dopo i primi capitoli ho subito capito che si trattava di un saggio e non di un romanzo e ho sperato che fosse di facile lettura, purtroppo così non è stato. Le tesi che argomenta sono tante ed interessanti ma alcune di difficile comprensione se non si hanno approfondite nozioni di storia antica. L’ho finito perché comunque quello della scrittrice è un modo per affrontare la storia di Ipazia, ma l’ho trovato pesante e ingarbugliato in mille congetture, alcune davvero ostiche. Una lettura difficile.

Alessandra Ottaviano Il breve saggio narra del brutale assassinio della giovane Ipazia di Alessandria D’Egitto, per opera del vescovo Cirillo che la fece stuprare, dilaniare e infine bruciare sul rogo da dei fanatici cristiani.Ipazia era figlia di Teone, un filosofo alessandrino che l’ha cresciuta a pane cultura, fuggendo dalle comuni occupazioni femminili, divenendo una donna colta, raffinata e “dall’eloquenza incantatrice”L’autrice ricostruisce rigorosamente il calvario subìto dalla libera pensatrice, in un certo qual modo, ella fu la prima strega a essere bruciata durante la prorompente avanzata del cristianesimo, e per questo divenne un’icona, alimentando tutta la variegata letteratura femminista che le è fiorita intorno nel corso dei secoli.Da questo saggio mi aspettavo di scoprire qualcosa di più sulla vita di Ipazia, di cui si sa poco o nulla, ma si concentra sulla disamina del suo martirio e di quello che è stato scritto a tal proposito, risultando un poco pesante nella lettura, complessi sono infatti gli argomenti trattati che presuppongono una conoscenza più approfondita per non perdere il filo del discorso.

Giordana Guadagnini Ho letto le prime 30 pagine , non sono riuscita a proseguire. Non mi è piaciuto il modo di scrivere : non è un saggio , non è un romanzo . Non è stato in grado di raccontarmi la storia di questa grande donna . Parere assolutamente personale eh

Eufemia Griffo Nonostante sia un libro molto conosciuto, non ne sono riuscita ad apprezzare il contenuto. Ho fatto fatica a terminarlo e non ha aggiunto molto rispetto alle notizie in mio possesso. A questo volume manca “l’anima”. È una trattazione troppo fredda per celebrare Ipazia, la sua cultura, la sua modernità. In ogni modo, sono contenta di aver fatto parte della condivisa di questo mese. Sono curiosa di leggere i parere delle altre lettrici.

Emilia Milucci Guido Delusa, non sono proprio riuscita a finirlo. Concordo pienamente con quanto ha scritto Eufemia Griffo: manca l’anima! Non ricostruisce l’atmosfera del tempo, i pensieri e le emozioni dei protagonisti, come fa un buon romanzo e neppure fornisce una trattazione chiara ed esaustiva, come un buon saggio.Lo definirei una passabile tesina da laurea triennale…nulla di più, anche se è apprezzabile lo sforzo di divulgare la conoscenza di una donna eccezionale, “cancellata” da una cultura che ha usato la religione per accentrare il sapere e il potere nelle mani degli uomini.

Jessica Pennini Ipazia è un personaggio che mi ha sempre affascinata molto e questa condivisa è stata l’occasione giusta per leggere il libro che avevo già da un pò. Anche se leggo spesso altri saggi, questo mi è risultato difficile, un po’ pesante, l’ho finito a fatica perché volevo conunque arrivarci in fondo ma non sono riuscita ad apprezzarlo in pieno.

Sara Valentino Purtroppo non l’ho finito… Non ci sono riuscita.Mi aspettavo moltissimo da questo libro e per questa donna. Un’occasione mancata per uno scrittore, un saggista ..Che poi non è un saggio e nemmeno di quelli pesanti, è uno scritto arzigogolato e troppo ripetitivo che non mi ha lasciato veramente nulla

Cinzia Cogni Avendo già letto un romanzo su Ipazia e un saggio che le dedicava diversi capitoli, che mi sono piaciuti molto, questo di Silvia Ronchey sinceramente, non fa bella figura. Oltre ad usare uno stile prolisso e accademico, che annoia e appesantisce la lettura, la vita di Ipazia viene spiegata in modo superficiale, qui l’unico argomento che esamina è quello della sua morte, com’è avvenuta e le varie motivazioni che spinsero il vescovo Cirillo ad ordinarne l’uccisione.Ma Ipazia fu molto di più e credo che questa autrice abbia perso una grande occasione per parlare di una donna intelligente e coraggiosa come poche, che pur sapendo di rischiare la vita, non si piegò alla chiesa e soprattutto al mondo maschilista.Volendo poi, c’era da analizzare tutto ciò che avvenne dopo la sua morte, dalla damnatio memoriae al mistero che la legherebbe a Santa Caterina, ricordando anche quegli artisti e scrittori del passato che hanno cercato di mantenere viva la sua memoria e se il suo nome ancora oggi è un simbolo di indipendenza femminile e fa discutere, forse un breve saggio non basta per aiutare il lettore a comprendere chi fu veramente Ipazia.Sarò severa, ma aggiungo che bastava studiare di più e metterci il cuore, perché non si può raccontare una vita( e che vita) solo in parte e come fosse un trattato scientifico.

Cristina Pozzi Avete già detto tutto voi! Sono riuscita a finirlo, ma non mi è proprio piaciuto: non è un romanzo, non è un saggio, non è interessante.

Anna Ferrari Condivido tutto quanto già scritto. Mi aspettavo di leggere una biografia sulla vita di Ipazia, ma ho trovato un testo (per me) di difficile comprensione; ho faticato molto a leggerlo, l’ho trovato molto noioso, forse un giorno ci riproverò.

Roberto Salsi Buonasera, mi mancano una cinquantina di pagine per terminare la lettura, che porterò comunque a termine. Come per altri lettori, le aspettative su questo testo erano altissime, e ad onor del vero solo alcuni capitoli iniziali dove si è approfondito il contesto greco alessandrino nel quale è maturata la vicenda, mi hanno coinvolto. Troppo ripetitivo e addirittura inutile in certi passaggi

Giancarla Erba Anche io sono rimasta profondamente delusa. Il testo non è strettamente attinente a ciò che viene promesso nel titolo, il linguaggio è davvero poco scorrevole e manca totalmente di phatos.

Fabiola Màdaro Purtroppo non l’ho ancora finito, un po’ per il pochissimo tempo a disposizione ultimamente, un po’ perché come detto dagli altri, il libro si presenta con un linguaggio è una forma poco scorrevoli, non è coinvolgente e non mantiene le promesse fatte in titolo e trama. Continuerò a leggerlo per portarlo a termine, ma non mi sta entusiasmando. Non riesco a identificare nemmeno il genere, non sembra un saggio o se lo è non è comunque comprensibile appieno! Sembra spiegare determinati argomenti dando per scontato altri, come se fosse assodato che chi legge già conosce i presupposti. Mi è piaciuto comunque seguire i vostri approfondimenti, ma è una lettura non li ha coinvolto!

Paola Nevola Con molto rammarico ho abbandonato la lettura dopo una cinquantina di pagine, il testo non fa per me. Speravo in una ricostruzione biografica della vita di Ipazia, anche sapendo che poco si conosce. Mi dispiace perchè ci tenevo a leggere qualcosa sulla sua vita, accorgendomi che si trattava di un saggio l’ho trovato però difficile, pieno di concetti, nozioni e termini specifici di una conoscenza storica e religiosa molto approfondita e settoriale, adatto più alle competenze di uno studioso. Mi sono resa conto che porta a capire i motivi che hanno fatto di Ipazia una martire della scienza e all’atteggiamento della Chiesa, e sempre più mi rendo conto di quanto è assurdo il fanatismo religioso. Però l’autrice avrebbe dovuto creare qualcosa di fruibile a tutti i lettori, sarebbe stato un bell’omaggio alla sua memoria.

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