Julie di Ida Amlesù

Francia, 1686. Sulla scalinata di rue de la Grosse-Margot, nei quartieri popolari di Parigi, vengono rinvenuti i cadaveri di due guardie del Re. Il luogotenente La Reynie non ha dubbi su chi sia il colpevole: la sedicenne Julie d’Aubigny. Spadaccina infallibile e orecchio assoluto, viene educata come un ragazzo dal padre e come una ragazza dal potente Conte d’Armagnac, che ne fa prima il suo giullare e poi la sua amante. Ma Julie non è creatura da farsi mettere in gabbia, e si ribella agli obblighi di un matrimonio di convenienza fuggendo nella notte, per vivere alla giornata con il complice Séranne, ex maestro d’armi e noto libertino. Braccata da La Reynie, perseguitata dal Conte e respinta dall’alta società – a cui pure appartiene per nascita –, Julie intraprende un tortuoso viaggio verso la libertà, durante il quale vestirà i panni del cavaliere e quelli della dama, conoscendo le imprevedibili sfumature dell’amore e la sua grande vocazione: la musica lirica. Prendendo spunto dalla figura realmente esistita di Julie d’Aubigny, virtuosa della spada e prima diva dell’opera francese, Ida Amlesù mette in scena un personaggio travolgente, spregiudicato e al tempo stesso fragile. Tra le pagine di questo magnetico romanzo, racconta una vita che è un inno all’anticonformismo, al coraggio di trovare la propria voce e di vivere senza compromessi, anche fra i dogmi e l’ipocrisia di una società di soli uomini.

  • Editore ‏ : ‎ Sonzogno (8 novembre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 328 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

“Julie” mi tenuto compagnia per molti giorni, mi ha innamorata con le sue tante avventure e peripezie. “Julie” è un personaggio realmente esistito, si tratta di Julie d’Aubigny.

L’autrice ha ricamato una trama credibile non è solo un romanzo storico ma lo è abbastanza per me. Gli eventi di quegli anni, siamo alla corte di Re Sole nella Versailles del 1686, sono ben descritti, tra i quali ad esempio la congiura dei veleni. Sono raccontati gli sfarzi della corte del Re, le sue favorite, il fango della nobiltà, le parrucche, gli abiti, gli amori, gli inganni.

Certo di questa donna non si conosce molto e insieme a lei c’è l’abate de Choisy oltre a parecchi dei personaggi che più spesso vengono ricordati nei romanzi: madame Montespan, il conte d’Armagnac, il Re e suo fratello.

Le avventure sono incredibili e le ritenevo inventate, invece l’autrice nelle note a fine romanzo fuga molti dubbi. Davvero una storia che era giusto riportare in vita. Doveroso quindi il ringraziamento verso l’autrice, Ida Amlesù. La ricerca storica deve essere stata poderosa e lo sforzo di rendere il tutto in un romanzo, allettante e avvincente, immane.

Un grande lavoro che vede una narrazione fluida, seppure forse a tratti un po’ più allungata che con qualche taglio avrebbe potuto essere maggiormente dinamica e coinvolgente. Credo sia l’unica pecca. Lo stile però mi è piaciuto parecchio. Uno stile poetico che fa grande uso di metafore così da rendere le pagine e gli eventi tridimensionali se non addirittura quadridimensionali, andando a stimolare i sensi del lettore.

“Pensai a Louis, a suo fratello Philippe. Vivevano vite di vetro, fredde e fragili”

Julie mi ha, alla lontana, un po’ ricordato Lady Oscar. Cresciuta con il padre impara presto l’arte della spada e la padroneggia molto meglio di tante guardie. Impara anche, suo malgrado, cosa significa vivere nell’ombra degli uomini e cercarvi un posto, pur piccolo dove poter brillare.

“Mi sono lasciata ammaestrare come un pappagallo domestico, avrei voluto dirle. Mi sono allenata fino allo sfinimento per rendere fiero un padre che non mi vedeva, e che non sapeva proteggermi da quello che avveniva intorno a me”

Immedesimarsi in Julie non è facile perchè lei stessa stenta a riconoscersi in qualcuno. Addirittura si crede una bestia. E non lo è, ve lo assicuro.

“Ho sfogliato centinaia di bestiari, mi sono cercata a lungo, disperatamente. Io non esisto. Sono inchiodata in questo corpo che non è più mio dell’abito che indosso. Che cosa sono, chi sono? Sono una donna, un uomo, o qualcos’altro ancora?”

Chi è Julie? E’ un essere umano come tutti noi. Anela all’amore, come in fondo tutti noi. Un amore negato forse in giovanissima età, perchè la vita sa essere spietata. Un amore che cerca e per il quale combatte senza remore, anche dimenticandosi della sua vita. Ecco forse avrebbe dovuto amarsi un po’ di più. Ma non è forse questo lo scopo ultimo di ogni essere? Imparare ad amarsi.

Questa Versailles così luminosa ma così terribile. Gli animi semplici vi perivano… Questa nobiltà dannata, avvezza solo a scannarsi durante il gioco della vita. Julie deve fuggire, nella fuga cambia la pelle come un serpente, è una ribelle, indomita e incline all’indipendenza, direi un’eroina per me. Mi piace, è un simbolo. E’ il coraggio di non demordere, non arrendersi alle avversità, ai soprusi, agli ingrati, ai tranelli. Al gioco vero che è la vita.

Il cielo mi riempì gli occhi di un azzurro crudele, solcato da nuvole indifferenti”

Ho sottolineato molte frasi. vi invito a leggere la storia che è stupenda e a soffermarvi ogni tanto. Non è solo un romanzo storico, è qualcosa che ti parla di dove stai andando, di cosa stai facendo per essere felice. E’ una storia di maschere, che tutti ne abbiamo, e ne abbiamo per le disparate occasioni. Ma perchè? A cosa ci servono? Ci nascondiamo? Ci proteggono? Ci danno coraggio?

E poi c’è il male. Una frase su tutte l’ho scritta a caratteri indelebili. Julie è una perseguitata alla fine…

“La gente ha bisogno di un mostro da incolpare. Se ti perseguiteranno, si sentiranno meglio. Penseranno: abbiamo sconfitto il male. E non si accorgeranno che il male è dentro di loro”

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