KAMASUTRA – Mallanaga Vatsyayana

Trama

Compendio delle tecniche amorose e preziosa fonte di informazioni sulla società e le usanze indiane del III sec. d.C., il Kamasutra È senza dubbio il più celebre trattato orientale sull’ars amatoria. Scritto in un linguaggio semplice e piano, questo testo rappresenta una chiave preziosa per avvicinarsi a una cultura nella quale il piacere sessuale È considerato non solo normale e necessario, ma addirittura sacro.

 

Link d’acquisto: Kamasutra

Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 513 KB
Lunghezza stampa: 211
Editore: MONDADORI (3 ottobre 2017)
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano

a cura di Cristina Costa

Il Kamasutra è il più antico trattato indù sull’erotismo che si conosca. Contrariamente all’opinione diffusa non è un libro sulle posizioni nel rapporto sessuale, bensì un trattato sull’arte di vivere. Deve essere stato scritto dopo il 225 d.C. nell’India settentrionale. Dell’autore, Vatsyayana Mallanaga, s’ignora praticamente ogni cosa. Il testo è un distillato delle opere di svariati autori che l’hanno preceduto, autori i cui testi sono andati perduti.
L’opera si apre con una dissertazione sui tre fini dell’esistenza umana noti anche come il triplice sentiero (trivarga):
_ dharma la religione
_artha il potere
_kama il piacere, il desiderio non solo sessuale ma più genericamente sensuale, come il piacere per la musica, il buon vino, i profumi etc.
Questa triade fondamentale è una delle tantissime triadi dell’induismo. Le triadi simboleggiano la natura polivalente, poliedrica, polimorfa, la varietà di ogni aspetto del mondo fenomenico reale. Il mondo delle triadi è l’India favolosa degli elefanti tempestati di gemme, dei templi le cui pareti sono ricoperte di coppie avvinghiate in mille amplessi. In opposizione a questo testo furono scritte le Upanishad dagli yogin che intendevano opporsi al mondo sensuale, non distruggerlo o sovvertirlo, ma solo affiancarlo poiché le due mete ultime dell’uomo sono l’appagamento e la salvezza. Le raffigurazioni scultoree di coppie allacciate in amplessi nei templi rappresentano il primo fine. La salvezza è il secondo ed è rappresentato dal Dio nella cella del tempio. Le sculture erotiche sulle porte e sulle pareti esterne del tempio ricordano a colui che è impegnato nella ricerca spirituale che chi non ha varcato la porta della soddisfazione sessuale non ha diritto di fare il secondo passo verso Dio e la salvezza a dire che il dharma e il kama sono inscindibili l’uno dall’altro secondo l’antica tradizione induista dove la dimensione devozionale, metafisica e sessuale sono intimamente connesse. I due poli, quello della sessualità (kama) e quello del controllo della sessualità (ascetismo) dialogano continuamente nel Kamasutra poiché molto hanno in comune: per esempio entrambe si fondano sulla tecnica del controllo del corpo nota come yoga. Nel Kamasutra appare chiaro come le monache (ascetismo, rinuncia) e le cortigiane (kama) dall’altro siano le sole donne che nell’India antica potessero muoversi liberamente in qualsiasi ambiente sociale, di là delle inibizioni di casta.
Il testo ha un carattere sia scientifico che religioso.
Viene associato alla religione perché in molti punti il libro risulta criptico, molto ambiguo, per nulla chiaro. S’impone dunque la necessità di un commento che aiuti a sbrogliare la matassa così come la natura criptica dei Veda, i primi testi sacri, richiedeva l’assistenza di un guru. Yasodhara nel XIII secolo e Shastri nel novecento hanno assolto tale compito. Grazie a questa modalità di trasmissione il Kamasutra si è ammantato di autorità religiosa.
Il trattato diviso in sette sezioni prende in considerazione il rapporto uomo-donna nella sua totalità, soffermandosi sull’aspetto erotico del rapporto di coppia. Il rapporto sessuale, come il bere e il mangiare, non necessitano di nessuna spinta poiché gli uomini hanno un’inclinazione naturale verso di essi. Dunque queste inclinazioni non possono essere distrutte, bensì regolate attraverso la moderazione e la ragione agganciando così il kama al più vasto ambito degli ideali morali e sociali.
I numeri sono un altro aspetto molto interessante. Sono, infatti, fortemente presenti nel testo conferendogli un carattere scientifico e mistico. Il Kamasutra inizia con un mito che ruota intorno ai numeri. Si afferma che la sua forma attuale consiste di “ 36 capitoli, in 64 sezioni, in 7 libri consistenti di 1250 unità testuali.” Il 64 in India è un numero sacro, 64 posizioni, 64 arti etc.
Il Kamasutra, da un lato, è anche una miniera d’informazioni sulla vita nell’India antica, di dettagli sui cibi, sui cibi, sui vestiti, sui giochi, le droghe e gli aspetti più banali dell’organizzazione domestica. Dall’altro immagina un mondo in cui non solo possa vigere un’assoluta libertà sessuale, ma anche un’assoluta libertà sociale. Il protagonista potrebbe appartenere a qualsiasi classe sociale perché l’uomo di mondo non ha casta.
Nel Kamasutra molto spesso il sesso è immaginario. Alcune posizioni sono tecniche acrobatiche, impossibili da realizzare. La fantasia sessuale nel Kamasutra rappresenta secoli e secoli di meditazioni erotiche di complessità in tutto e per tutto paragonabile a quella delle parallele meditazioni ascetiche.
E’ importante notare come nel Kamasutra sia gli uomini che le DONNE sono oggetto di desiderio ma anche soggetti desideranti.
Nella civiltà occidentale il comportamento della donna doveva essere improntato alla pudicizia. L’unico compito della donna era di soddisfare il desiderio sessuale dell’uomo senza pensare al proprio. Era solo oggetto di desiderio mai soggetto. Non doveva essere esperta nella sessualità. L’arte di amare era cosa da prostitute, provare piacere era cosa da sgualdrine. Nel Kamasutra la donna è soggetto attivo e pienamente partecipe della vita sessuale, una vera protagonista sulla scena dell’erotismo, non un semplice ricettacolo passivo della libido maschile. Le donne non sono più “riso cotto” anche se la promozione della soggettività sessuale delle donne è in definitiva al servizio del piacere maschile. Le donne sono quindi presentate non solo come soggetti erotici, ma come esseri sessuati provvisti di sentimenti ed emozioni che un uomo deve conoscere per poter conseguire il pieno godimento erotico. Il Kamasutra può essere quindi letto come il resoconto di una guerra d’indipendenza psicologica il cui primo obiettivo è il riscatto del piacere erotico dal crudo finalismo della riproduzione. Il secondo obiettivo di liberazione è trovare un porto sicuro per l’erotismo al riparo dalla ferocia del desiderio sessuale incontrollato. Il desiderio forte, impulsivo e incontrollato, porta alla ricerca del piacere usando anche violenza, forza, dominio. Il Kamasutra non poteva certo sorvolare sulla violenza possessiva del desiderio sessuale. Nei capitoli che trattano di morsi, graffi e percosse s’incontrano gli aspetti più oscuri del desiderio sessuale che per sua natura è bellicoso. Lo sforzo dell’autore consiste nel civilizzare la violenza del sesso, nel ritualizzare la crudeltà dell’amplesso. Dunque il secondo progetto del Kamasutra è il riscatto dell’erotismo dalla cruda sessualità. Nel mondo postmorale di oggi il piacere erotico è minacciato non tanto dal gelo della moralità, quanto dal calore feroce del desiderio istintuale.
L’intuizione più preziosa del Kamasutra è, quindi, che il piacere ha bisogno di essere coltivato, che nel regno del sesso la natura richiede la cultura.
L’autore segna inoltre una svolta epocale nella storia della sessualità indiana introducendo la nozione dell’amore nel sesso nel raccomandare che un uomo non si accosti sessualmente alla donna nelle prime tre notti dopo il matrimonio, ma impieghi questo tempo per capire i suoi sentimenti, conquistarne la fiducia e suscitare l’amore. Addirittura propone l’idea rivoluzionaria che lo scopo ultimo del matrimonio sia quello di sviluppare l’amore nella coppia e di conseguenza considera il matrimonio d’amore la forma prima di matrimonio.
L’amore del Kamasutra è ben lontano da qualsiasi forma di amore appartenente alla cultura occidentale.
Nel cosiddetto” amore classico “ la donna è vista come madre: una moglie ha tanto più pregio quanti più figli. E’ questo il compito affidatole, questo il suo ruolo. Da questo punto di vista il sesso era cosa importante e fondamentale. Già nel 1300 con “l’amore cortese” si ha un’idealizzazione della donna che da procreatrice di figli diventa espressione della bellezza, della nobiltà, anche tramite tra Dio e l’uomo, dispensatrice di salvezza. Dante non pensa minimamente di sfiorare la sua Beatrice e nemmeno “gli occhi ardiscono di guardare”. Invece nell’ottocento, in età romantica, nasce l’idea di amore inteso come sentimento profondo, infinito, eterno. La sessualità diviene un aspetto del tutto secondario, volgarizzazione e materializzazione di un qualcosa di ben più profondo e assoluto. Non si fa più riferimento al sesso, come se non esistesse.
L’ideale dell’amore romantico non è mai stato conosciuto dai popoli dell’oriente. Ogni amore tra uomo e donna è stato visto sempre come concretizzato nell’atto sessuale. La persona amata altro non è che un partner sessuale fonte di eccitazione e delizia che fa fremere i sensi. Amore come stato di voluttà spersonalizzata: amore e sesso coincidono.
L’amore erotico del Kamasutra è dunque un precario equilibrio fra il disordine dell’istintualità e le forze dell’ordine della moralità, fra gli imperativi della natura e i tentativi civilizzatori della cultura. E’ una ricerca di armonia fra tutte le spinte contrastanti che costituiscono la sessualità umana. Una ricerca che per sua natura è destinata a rimanere vana.
Perché leggere ancora oggi il Kamasutra? Perché il Kamasutra con la sua concezione dell’amore così distante dalla nostra è diventato un classico?
Sicuramente perché tratta di aspetti essenziali e immutabili della natura umana: desiderio, amore, timidezza, rifiuto, seduzione, manipolazione.
Ed è affascinante per noi vederci riflessi nelle sue pagine e al tempo stesso imparare a conoscere nelle sue pieghe più intime una cultura distante anni luce da noi.

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