La biblioteca segreta di Leonardo di Francesco Fioretti

Recensione di Claudia Renzi

Fioretti intriga sin dal titolo con questo suo recente breve romanzo. La biblioteca segreta di Leonardo, infatti, allude, per chi ama il maestro, alla sua profonda ricerca di “homo sanza lettere” e autodidatta. Leonardo possedeva un certo numero di volumi, discreto anzi rispetto alla media dell’epoca, di cui ci ha tenuto a lasciare degli elenchi (il più completo e ultimo è in Codice Madrid II, cc. 2v-3r).

Il romanzo inizia con Leonardo a Milano, impegnato nella commissione del mai realizzato colossale Cavallo Sforza e del Cenacolo. In mezzo, il ritratto di Cecilia Gallerani, già amante del Moro, eternata nel celebre dipinto noto oggi come Dama con l’ermellino. Nella Milano usurpata da Ludovico Sforza ai danni del nipote e legittimo erede Galeazzo un delitto incomprensibile getta sulla città una cappa di oppressione e Leonardo vi si trova coinvolto per una deprecabile mania del suo garzone, o meglio figlio adottivo, Giangiacomo Caprotti detto Salaì. 

Con l’occasione Leonardo farà la conoscenza, tramutata nel tempo in profonda amicizia, del frate toscano Luca Pacioli, grande matematico, e, con lui, troverà la chiave per risolvere il misterioso delitto che pare rimandare nientemeno che al Concilio tenutosi a Firenze molti anni prima con lo scopo, fallito, di riunire la chiesa d’Occidente con quella d’Oriente. Fra’ Luca era stato allievo del grande matematico e pittore di Borgo San Sepolcro, Piero della Francesca, e proprio una sua enigmatica tavoletta, la celebre Flagellazione, pare celare parte del mistero, così come la tavola di Jacopo de’ Barbari ritraente Fra’ Luca Pacioli stesso. 

“Anche se ciò che ho dipinto non è in fondo che la messa in scena dei miei infiniti interrogativi. La verità per me è un sasso che cade in uno stagno, e sprigiona onde concentriche di mistero.”

Nel corso delle indagini Leonardo dovrà lasciare Milano e Cecilia, divenuta sua cara amica, per tornare a Firenze e scontrarsi, pur non volendo, con il giovane astro nascente Michelangelo Buonarroti, incrociare il suo cammino con il giovane Nicolò Machiavelli e passare a servizio dell’irrequieto Cesare Borgia, figlio di quel papa che pure sembrava aderire, a giudicare dalle opere commissionate in Vaticano, ad un sincretismo molto vicino alla filosofia neoplatonica risvegliata da Cosimo de’ Medici, nonno del Magnifico, e dalla sua volontà di far tradurre i presunti scritti di Ermete Trismegisto. 

attr. a Jacopo de’Barbari ritratto di Luca Pacioli 1500 ca. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

Eν Πλατώνι άδελφοί… Leonardo ebbe un sussulto. Lo aveva già sospettato, ma adesso il sospetto era diventato quasi una certezza. I “fratelli in Platone”. Dunque anche frate Luca era iniziato alla pia philosophia di Marsilio Ficino.”

La pittura accompagnerà sempre la vita di Leonardo, che pure cerca lavoro a destra e manca presentandosi principalmente come ingegnere, ed è in tali vesti infatti che lo aveva assunto il Moro e che lo vorrà al suo fianco Borgia, e se i grandi uomini dell’Italia di fine Cinquecento se lo contendevano per le sue straordinarie e spesso irrealizzabili invenzioni, le grandi donne, più lungimiranti, gli chiederanno, direttamente o tramite i compagni, un ritratto: dalla marchesa di Mantova, la volitiva e coltissima Isabella d’Este, a Lisa Gherardini moglie di Francesco del Giocondo all’ultima amante del Moro, Lucrezia Crivelli ovvero La belle ferronnière

“Lavoriamo per i princìpi, e i princìpi lottano per acquisire e difendere il loro potere. Non ci pagano per rendere migliori le loro città. Forse per abbellire le loro dimore private, per immortalare le loro amanti, per rendere indimenticabili le loro feste. È su questo che si basa l’equivoco: noi artisti aspiriamo all’opera perfetta che, anche se eseguita per soddisfare l’orgoglio di un potente, risplenda però di luce propria, esprima il nostro mondo e la pienezza di una nostra concezione dell’arte, ma l’opera in sé ci è richiesta per tutt’altro, per lusingare una dama, per solleticare la vanità di un principe, per manifestare la sua potenza agli occhi dei sudditi.”

Firenze, in bilico tra la restaurazione della signoria dei Medici e la Repubblica gli chiederà di affrescare un significativo episodio delle guerre fiorentine: la battaglia di Anghiari, per via della quale rincontrerà quel giovane scorbutico di Michelangelo ma soprattutto, per mezzo di un misterioso condottiero, Firenze chiederà al suo più illustre figlio illegittimo di recuperare un prezioso tesoro: un volume scomparso molto tempo prima e, a sorpresa, indissolubilmente legato alla vittima del delitto milanese. 

L’ottima penna di Fioretti getta luce su un periodo relativamente breve della vita di Leonardo, ma grandemente significativo: ovvero il passaggio tra il crollo del sogno di Borgia di un’Italia, o parte di essa, unita seppure sotto l’egida del papato di suo padre, con la fine del Valentino tanto penosa quanto era stata grande la sua ascesa, e il periodo a Roma, ospite del fratello del papa Leone X (materia forse, chissà, di un altro romanzo), occasione per tante opere iniziate e mai finite. 

“Leonardo l’incompiuto, Leonardo l’inconcludente, ecco come l’avrebbero chiamato se gli fosse capitato di dover passare alla storia. Aveva troppe passioni per riuscir bene in una sola di esse. Aveva in mente troppi libri da scrivere per poterne portare a compimento uno solo.”

Milano, 1496. Leonardo da Vinci ha atteso con ansia quel primo incontro con frate Luca Pacioli, allievo di Piero della Francesca e illustre matematico. Entrato nella cella del frate nel monastero che lo ospita, nell’attesa che questi arrivi, Leonardo si sofferma su un dipinto che ritrae lo studioso. Un insieme di allegorie e di richiami alla geometria euclidea che lo colpisce infinitamente: di certo è stato il frate a scegliere ogni dettaglio. Per Leonardo, da sempre interessato a ogni branca del sapere, la matematica, il cui studio gli era stato precluso, rimane la regina di ogni scienza. Proprio per questo aveva chiesto all’ambasciatore milanese a Venezia di invitare il francescano a Milano. Da lui, potrà finalmente apprendere quel sapere. L’incontro tra i due uomini, però, viene funestato dalla morte del vicino di cella di Pacioli, un sedicente frate, in realtà un ladro, reo di aver trafugato degli antichi testi bizantini giunti in Italia in seguito alla rovinosa crociata in Morea condotta da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Quei volumi, scomparsi insieme all’assassino, sono di grandissimo interesse anche per Leonardo e per Pacioli. Insieme, da Milano a Venezia, da Firenze a Urbino, attraversando un’Italia ormai al tramonto della felice epoca pacifica e indipendente di Lorenzo dei Medici, degli Sforza e dei Montefeltro, i due si metteranno sulle tracce dell’assassino e dei testi rubati, e Leonardo scoprirà l’enigma nascosto nel quadro che raffigura Pacioli.

  • Editore : Piemme; 1° edizione (23 ottobre 2018)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 272 pagine
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