La congiura del doppio inganno di Tiziana Silvestrin 

Il duca Vincenzo I Gonzaga deve prendere una decisione difficile: congedare Biagio dell’Orso e nominare un altro capitano di giustizia e questo proprio quando nel ducato sono stati rinvenuti i corpi di due giovani donne sui quali l’assassino si è accanito con ferocia. Tutti gli elementi delle indagini, fino ad allora condotte dal capitano dell’Orso, portano a due sospettati, uno dei quali è l’ex podestà di Mantova con cui Biagio ha un conto in sospeso: è a causa sua se ora lui si accinge a lasciare Mantova per proteggere la sua amata Rosa. Nel mentre, a Venezia un efferato sicario sta seminando morte nella laguna dando filo da torcere al Signore della Notte, Antonio Mocenigo: vicino a ogni cadavere è stata ritrovata una berretta gialla, segno inconfutabile che l’assassino viene dal ghetto ebraico. La neve che cade copiosa su Mantova e la nebbia tra le calli della Serenissima ammantano di freddo questo nuovo episodio della saga gonzaghesca che sta tenendo avvinti i lettori con le vicende del capitano di giustizia più affascinante della storia italiana del Cinquecento.

  • Editore ‏ : ‎ Scrittura & Scritture (10 giugno 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 384 pagine

Recensione a cura di Sara Valentino

1597, Palazzo Ducale

“Vincenzo I Gonzaga, IV duca di Mantova, non prese affatto bene la richiesta del capitano di giustizia Biagio dell’Orso di lasciare la sua corte”

Inizia così la nuova avventura di Tiziana Silvestrin e già noi affezionati lettori siamo in balia degli eventi e un po’ timorosi per il destino del Capitano.

Una storia nera è quella accaduta alcuni anni prima di questo che l’autrice ci racconta. Biagio desidera proteggere Rosa dai banditi che non era riuscito ad assicurare alla giustizia a suo tempo. La scelta è dunque quella di tornare a Venezia alla locanda il Tridente della sua donna.

Negli anni Biagio dell’Orso ha cambiato un po’ il suo essere, rimanendo sempre fedele alla giustizia e alla causa, nonchè ai Gonzaga, l’ho percepito da un lato più amabile.

Accade però, poco prima della partenza per Venezia, che due giovanissime e stupende ragazze vengano ritrovate cadaveri. Gli elementi sono parecchi da analizzare, così come i personaggi, alcuni tanto ambigui e melliflui da trarre in inganno.

“Gli occhi sbarrati di una ragazza sorpresa dalla morte, la bocca semiaperta contratta in una smorfia di dolore, una ciocca insanguinata le copriva parte del viso”

L’autrice, Tiziana Silvestrin, si riconferma bravissima nell’incasellare nella Storia del Cinquecento i crimini che danno luogo al giallo da svelare. Amo il suo stile chiaro e fluido, scorrevole e brillante che accompagna i lettori tra le pieghe dell’ambientazione storica impeccabile, nelle stanze antiche di podestà e duchi, nelle bettole e nelle locande accompagnando il tutto con una dose di passione e una di cucina da acquolina assicurata.

Se quest’anno sono andata a visitare Mantova lo devo in maniera particolare a questa serie di gialli storici imperdibili. Se questo libro l’ho vissuto in ogni singolo passaggio e passo è perchè ho ritrovato i luoghi della mia visita così vivi tra le pagine.

Ma… mi sono allontanata dai nostri! Mi scuserete, mi sono lasciata trascinare dalle emozioni che solo i libri sanno regalarci.

Mentre le indagini a Mantova proseguono, uno degli indiziati è proprio Timoteo Crotta, podestà di Mantova di anni addietro, il peggiore che la città abbia mai avuto. Tutto viene lasciato nelle mani del consigliere Marcello Donati mentre si indaga sul testamento del padre delle vittime.

Si fa strada un’ipotesi preoccupante… un complotto contro il ducato.

In scena ecco tornare due “vecchi amici” che chi ha letto la serie conosce molto bene, Colorni e sua figlia che si trovano proprio a Praga, dove di pensa il complotto sia stato studiato.

Intanto a Venezia….

“Ho saputo che si è trasferito a Venezia un uomo molto abile, che ha fama di essere sempre riuscito a catturare i criminali a cui dava la caccia e voglio incontrarlo per chiedere il suo aiuto”

Già perchè la sua fama lo precede, al buon capitano… non può certo prendersi una vacanza.

Infatti a Venezia le acque si tingono di giallo, quattro uomini sono già stati assassinati e pare che l’assassino voglia far ricadere la colpa sugli ebrei. Sul luogo del ritrovamento viene rinvenuta una berretta gialla. Quando a Venezia fu istituito il ghetto ebraico, venne imposto come segno distintivo una berretta gialla per gli uomini e una fascia gialla per le donne.

La caccia al tesoro ha inizio, nel vero senso della parola perchè ci sono tre mappe misteriose e una data sinistra, il 4 maggio 1597.

Mi sono immersa nelle indagini e il romanzo è volato alla fine, avrei voluto centellinarlo ma non ci sono riuscita. Spero quindi in un ritorno prossimo. Perchè le promesse… eh le promesse…

Era una promessa difficile da fare e soprattutto da mantenere”

“La congiura del doppio inganno” giungerà alla fine e il groviglio si dipanerà ma a sta a voi scoprire come.

In fondo al libro trovate alcune ricette di cibi che vengono gustati all’interno del romanzo.

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