La donna orso di Karolina Ramqvist

Recensione a cura di Alice Ortega

«A sentirvi parlare» disse Simontault «sembra che gli uomini traggano piacere a udir parlare male delle donne; e sono sicuro che voi mi riteniate tra quelli. Perciò io provo una gran voglia di parlar bene d’una donna, al fine di non essere preso da tutti per un maldicente.»                 «Vi cedo il mio posto» disse Ennasuitte «pregandovi di forzare la vostra natura, per fare il vostro dovere in nostro onore.»                                                                                           

Allora Simontault cominciò: «Non è una novità, mie signore, sentire da voi di qualche atto virtuoso; e se ne capita qualcuno, non mi sembra debba esser celato, ma piuttosto scritto in lettere d’oro, affinché serva d’esempio alle donne e d’ammirazione agli uomini, i quali vedono nel sesso debole ciò che la debolezza rifiuta. È per me l’occasione di raccontare ciò che ho sentito dire…».

MARGHERITA DI NAVARRA

LA SESSANTASEIESIMA NOVELLA, Heptaméron

L’Heptaméron (alla lettera, “sette giorni”), per chi non lo conoscesse, è una raccolta di novelle, uno dei tanti epigoni del Decamerone di Boccaccio: e proprio da un episodio raccontato nella sessantaquattresima novella, un episodio reale su cui peró si sa pochissimo, prende le mosse questo romanzo storico davvero atipico. L’episodio storicamente documentato che interessa l’Autrice è molto semplice, una storia di violenza e abbandono di cui é vittima una donna, una vicenda come ce ne sono tante nella storia dell’umanità, ma con cui Ramqvist si identifica fino a voler conoscere tutto quello che è possibile sapere su quella storia così esile e piena di lacune; così, durante il complesso lavoro di ricerca, compie un suo percorso di ricerca interiore in cui va a toccare tantissimi temi che la riguardano nell’intimo, quasi una catarsi.

Katerina Ramqvist è una scrittrice e giornalista svedese, una delle più interessanti e influenti della sua generazione. 

“La donna orso” si presenta come un flusso di pensiero in cui l’Autrice ci mostra in qualche modo il «dietro le quinte» del suo romanzo: dal momento in cui viene a sapere dell’esistenza della sua protagonista, da un’amica che ne ha appreso l’esistenza da un libro sulle donne superstiti di tutti i tempi, fino alla sua conclusione, in qualche modo. E lo fa raccontandoci tutte le speranze, le paure, i tormenti che ne accompagnano la genesi, che poi sono gli stessi che accompagnano la vita stessa: nel caso dell’autrice, la maternità, la condizione femminile, il suo rapporto con la scrittura, ma anche il suo rapporto con le fonti, il timore di farsi condizionare, di non scrivere il libro che davvero vorrebbe scrivere…  In questo caso, anche la fascinazione che esercita su di lei Marguerite de la Roque, la protagonista realmente esistita della storia che vuole scrivere, e le ragioni di ciò. Una nobildonna rimasta orfana prima della maggiore età, un tutore crudele, una storia forse d’amore, forse di violenza ma che comunque esita in un abbandono su un’isola deserta, una sopravvivenza quasi miracolosa, il ritrovamento fortuito ad opera di marinai di passaggio…

È un libro fatto di suggestioni potenti, denso di riflessioni sul modo di intendere il femminismo oggi, e sul modo in cui un romanzo storico nasce, si sviluppa nella mente dello scrittore, prende forma… o non la prende, perchè l’Autrice ci offre appena qualche pennellata in cui racconta la storia di Marguerite come la vede lei, con un meticoloso lavoro di sintesi tra le fonti e di deduzione psicologica; ma anche di intuizione, perché le notizie sono davvero poche ed è grande il timore di interpretare erroneamente i pochi indizi, cadendo nelle insidie del presentismo. Sembra di toccare con mano il lavorio nella mente della scrittrice che esamina i dati in suo possesso, li mette a confronto tra loro, studia le fonti, formula ipotesi: cercando di vagliarle alla luce della fede di Marguerite, dei pregiudizi dell’epoca, del suo status sociale…   Status che per quanto elevato, non ha mai protetto le donne dalla violenza degli uomini. L’Autrice dà forma alla storia, e allo stesso tempo anche la storia cambia l’atteggiamento dell’Autrice, che alla fine si scoprirà diversa e più in pace con se stessa.

Molto interessante anche la riscoperta di Margherita d’Angoulême o Marguerite de Navarre, sorella di Francesco I, l’autrice della novella a cui si ispira “La donna orso” – e sua omonima, incredibilmente – che fu mecenate alla corte di Francia sotto l’egida del fratello e protettrice della nostra protagonista, al suo ritorno dall’isola in cui era stata abbandonata. Donna di straordinaria cultura e che precorse i tempi, sia dal punto di vista religioso – tentó di riunire cattolici e protestanti prima della rottura definitiva, in un tentativo di ecumenismo – che sul tema dell’emancipazione femminile: nelle sue novelle, le donne riescono a sfuggire agli aggressori, si difendono: tutto ciò, in tempi in cui lo stupro era ancora considerato uno strumento di seduzione.Concludendo, un libro intensissimo che mi ha sorpreso, in cui l’Autrice è protagonista tanto quanto la sua «alter ego» Marguerite de la Roque; che offre una visione moderna e rinnovata dell’essere donna nel terzo millennio; e nel quale si comincia a intravedere una possibile pacificazione nel rapporto con il maschile.

Il 16 aprile 1542, una giovane nobildonna francese di nome Marguerite de la Rocque si imbarca assieme al suo tutore Jean-François Roberval su una delle prime spedizioni coloniali nel Nuovo Mondo. A causa di uno scandalo sessuale a bordo della nave, viene abbandonata per punizione insieme al suo amante e a una domestica su un’isola desolata e deserta al largo della costa canadese. Marguerite è incinta e si trova all’improvviso in balia di animali selvaggi e di una natura inclemente.

Incredibilmente, contro ogni previsione, a costo di prove durissime, Marguerite riuscirà a sopravvivere a questa esperienza terribile.

Secoli dopo, un’autrice contemporanea – madre di tre bambini, a sua volta alle prese con un inverno rigidissimo e un clima culturale ancor più gelido – si imbatte in alcuni testi che raccontano questa storia. In breve, la “donna orso” diventa per lei un’ossessione e, a poco a poco, la sua vita finisce per intrecciarsi con quella di Marguerite.

Karolina Ramqvist ha saputo creare un delicato equilibrio tra saggistico, autobiografico e immaginario, dando vita a un romanzo storico che non è come gli altri romanzi storici, e nel quale la protagonista centrale è l’autrice stessa e il suo rapporto appassionato con l’inafferrabile e straordinaria Marguerite de la Rocque.

La donna orso non è solo una storia di sopravvivenza, ma anche una potente meditazione sulla femminilità e sull’atto di scrivere che trascende i secoli, una narrazione affascinante e complessa sulla vita, la morte, il corpo, l’anima, la femminilità, il potere, il denaro, il passato e il presente, la genitorialità, la verità, le bugie e il modo in cui la scrittura si lega al racconto della verità.

Un romanzo sorprendente che prende le mosse dalla morte e dall’oscurità, ma che in realtà finisce per raccontarci la vita nei suoi momenti più brucianti.

  • Editore : Mondadori (2 marzo 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina rigida : 264 pagine
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