La leggenda del misterioso e magico cimitero degli elefanti

Bentrovati amici alla nostra puntata con il mistero. Oggi andiamo insieme alla scoperta di un luogo mitico e misterioso: il cimitero degli elefanti.

La fotografia madrina di questa puntata è stata scattata da Edvige Marotta per il contest #scattaloradelmistero sul gruppo facebook.

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Da secoli in Africa si tramanda di un luogo misterioso e magico in cui gli elefanti, una volta che avvertono la fine incombere su di loro, si recano per poter morire. Si tratterebbe di un gigantesco cimitero collettivo, dove gli elefanti da millenni si ritroverebbero per unirsi ai propri congiunti ed esalare l’ultimo respiro in tranquillità.

Questo luogo leggendario, descritto come una sorta di santuario segreto, sarebbe nascosto nei più profondi recessi dell’Africa Nera; le prime voci della sua esistenza sin dagli inizi del 1800 hanno convinto molti avventurieri ad addentrarsi nella giungla alla sua ricerca.

Molti ancora oggi lo reputano una specie di Eldorado perché assieme agli scheletri degli elefanti ci sarebbe una tale quantità di avorio da rendere ricco chiunque lo scopra. Molti in passato hanno affermato di esserci stati, ma nessuno è stato in grado di fornire la sua posizione esatta: tutti coloro che lo avrebbero visto o non sono più tornati indietro oppure, quando hanno riprovato a cercarlo, si sono smarriti.

Secondo la versione degli indigeni il fantomatico ossario sarebbe un luogo sacro e, sebbene gli anziani conoscano la sua ubicazione, nessuno di loro vuole fornire indicazioni agli esploratori bianchi.

Quando vengono poste loro domande a riguardo sono soliti affermare che il cimitero degli elefanti è un luogo a metà tra la nostra dimensione e quella dei morti e che solo alcuni prescelti hanno il permesso di avvicinarsi; chiunque altro si avvicini, anche casualmente, deve fare i conti con i guardiani del cimitero, terribili creature che da generazioni sono poste a protezione dell’entrata al santuario.

Il cimitero degli elefanti oggi è considerato una leggenda, tuttavia di tanto intanto alcuni ritrovamenti lasciano pensare che qualcosa di simile esista effettivamente.

In alcuni luoghi sono state rinvenute alte concentrazioni di ossa di elefanti, come se diversi animali si fossero recati in un unico, preciso punto per morire.

Secondo gli scienziati la conferma di questi luoghi è nelle dentature ritrovate in alcuni siti: gli elefanti hanno soltanto due tipi di denti, i molari e gli incisivi; le zanne non sono altro che due incisivi modificati che crescono incessantemente; al contrario, i molari sono sostituiti circa cinque o sei volte nel corso della vita dell’animale. Se un esemplare vive abbastanza a lungo non vi è più alcuna sostituzione e la sua dentatura con il tempo cessa di essere funzionale. La stanchezza dell’età li porta anche a preferire aree in cui la vegetazione è più densa, e in cui fanno meno fatica a procacciarsi il cibo; questa ipotesi spiegherebbe il ritrovamento di accumuli di ossa in aree relativamente circoscritte.

La scienza è anche incuriosita da alcuni comportamenti degli elefanti di fronte alla morte di un loro simile: quando un loro simile muore, specialmente se si tratta della matriarca, gli altri componenti del branco restano in silenzio attorno alla carcassa, a volte per giorni interi; lo toccano gentilmente con le proboscidi, come se stessero inscenando un vero e proprio rituale di lutto e si allontanano per cercare cibo e acqua soltanto a turno, ritornando sul posto poco dopo e mantenendo comunque una “guardia” continua al corpo.

Talvolta eseguono una sorta di rudimentale sepoltura, coprendo e nascondendo la carcassa con sterpi e rami spezzati appositamente; perfino incontrando le ossa di un elefante sconosciuto possono rimanere per ore o giorni a toccare e spargere i resti. È assodato che gli elefanti, assieme ad alcune specie di primati, siano gli unici animali oltre all’uomo a mostrare questa partecipazione di fronte alla morte, perciò le tribù africane associano loro sentimenti umani.

La leggenda del cimitero nascosto, oltre ad essere evidentemente suggestiva, è anche una potente allegoria: quella della morte volontaria, del cammino che l’anziano della tribù intraprende per morire in solitudine e in dignità. Il membro debole, quindi, solleva la comunità dal fardello della vecchiaia e si avvia nel luogo sacro in cui potrà mettersi in contatto con gli spiriti degli antenati, pronti finalmente ad accoglierlo con onore.

tratto da “Leggende dal mondo” di Francesco Accardo

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