La lunga attesa dell’angelo di Melania G. Mazzucco

A cura di Sara Valentino

“La lunga attesa dell’angelo” di Melania Mazzucco è un romanzo intenso che racconta la storia del Tintoretto ma la racconta attraverso gli ultimi suoi giorni, attraverso il pentimento che scaturisce nella sofferenza della malattia.

E’ un romanzo che avevo in libreria da diverso tempo, soltanto che in questi ultimi giorni, prima di iniziarlo, ogni volta, passandoci dinanzi, mi chiamava…

Credo fermamente che i libri, alcuni più di altri naturalmente, vengano a noi in un momento propizio, proprio come se il nostro angelo volesse, attraverso di essi, parlarci. Attraversavo un periodo di pensieri, situazioni che non volute si affacciano alla vita, situazioni che hanno sempre una motivazione che scavando a fondo nell’animo possiamo trovare.

Venezia, anno 1594. Venezia è descritta con maestria, con i suoi pregi e i suoi difetti, io la amo moltissimo ha un fascino straordinario. Ne viene menzionato l’incendio di Palazzo Ducale nel 1577 e la perdita di un’enorme quantità di opere d’arte.

Della trama non vi racconto molto, è un romanzo che attraversa la vita di Jacomo Robusti, che è stato chiamato Tintoretto, per le origini che però non ha seguito. Come uomo, per come è stato raccontato ma io non ne conoscevo la vita e lo spirito, non l’ho apprezzato molto.

Una famiglia numerosa, una moglie giovanissima e sette figli, e Marietta la sua passione e ossessione come racconta la Mazzucco, divenne celebre ritrattista, molto richiesta nelle corti. Pittrice donna, un fatto inconsueto e forse per questo molti suoi lavori furono attribuiti al padre o al fratello.

Le emozioni, le sensazioni, che mi sono rimaste come polveri colorate tra le mani, sono moltissime. Soprattutto devo ringraziare l’autrice Melania Mazzucco che ha lasciato un po’ di sè in queste pagine attraverso una ricostruzione storica impeccabile, ha dipinto scene di vita che forse rimirando le opere del Tintoretto non potremmo immaginare. La vita di tutti noi è fatta di desideri, di orgoglio, di diavolerie, di passione, di addii, di ferite e di pentimenti.

Ho sottolineato talmente tanti passaggi che non potrò riportarli tutti, certamente ho assaporato ogni pagina, ogni parola, ogni stato d’animo di questa storia e alla fine sono metaforicamente uscita di scena insieme a Marietta e Jacomo.

“Parlerò della vanità, dell’ambizione, dell’egoismo, della tentazione, della degradazione, del risentimento. Ma il mio peccato più grande è un altro. Non pretendo di essere capito, ognuno di noi è un enigma di se stesso. Mi ritengo il mistero delle mie azioni, dei miei vizi, delle mie doti”

In questa citazione, una delle prime, il cappello introduttivo, c’è tutto quello che dovremmo evitare, il senso di colpa, una volta risvegliati o nel momento in cui la paura di morire ci bussa alla porta, può distruggere un’anima. E’ pur vero che siamo enigmi anche per noi stessi, forse solo perchè dimentichiamo di guardarci allo specchio. Temiamo di vedere chi siamo… allora meglio una bugia.

Tintoretto, La crocifissione, Sala dell’albergo, Scuola di San Rocco, Venezia

“Dicono che la faccia che ci crea il tempo assomiglia alla nostra vita, che nelle pieghe delle labbra, in ogni chiazza della pelle possiamo leggere ciò che ci è accaduto. Ma io non volevo leggermi”

L’egoismo, la pretesa di sentirsi superiori, crea un abisso tra noi e gli altri, chiudere chi pensiamo di amare in un bacino senza libertà è possessione, non è amore; a volte il confine è così labile.

Jacomo vorrebbe poter semplicemente separare il bene dal male, quello che ha fatto e quello che ha ricevuto, non sa più cosa è giusto e cosa è profondamente sbagliato. Io ho imparato che in questi momenti invece che correre bisogna fermarsi. Prendere anche noi un calcedonio e metterlo al collo, vince i desideri e scaccia le illusioni.

Bisogna liberarsi e lasciare andare per vivere, tornare a vivere. Una forza emerge dalle pagine, quelle dei lottatori, che anche allontanati dai più grandi si ritrovano a essere pellegrini combattenti.

“Mi liberavo di tutto ciò che avevo appreso, del desiderio di stupire, della paura di dispiacere, della necessità di dimostrare ciò di cui ero capace” “Oggi sono il figlio e l’allievo di me stesso. Mi sono messo al mondo da me”

C’è un passaggio straordinario, un colloquio tra padre e figlia, quella figlia che si fingeva maschio per inseguire il sogno di dipingere, frasi dette e non dette ma alla fine l’uomo cede perchè: “Non c’è peccato più vergognoso che ingannare chi crede in te”. 

Verità che condivido, gli esseri umani nella loro vita trascorsa sono unici e irripetibili, fatti di esperienza, di dolore, di perdite e gioie, sono preziosi. Grandi insegnamenti possiamo fare nostri, quelli di un padre alla figlia. Non rimpiangere ciò che si perde o di cui la vita ci priva ma mantenere la passione, la passione per la vita. Dimenticare il dolore e lasciarlo andare… non facile.  “Se un’arancia era troppo amara doveva sputarla, e se una persona aveva fiele in bocca o nel cuore doveva evitarla”

Ogni giorno di febbre, fino all’ultimo, è una lezione di vita, è brividi di pentimento, è sprazzi della storia di una famiglia. Un romanzo che consiglio, uno scritto che è un viaggio a ritroso in noi stessi, ovviamente un testo scritto in maniera sublime che racconta in maniera inusuale la vita più intima di un grande artista. L’ho visto come un viaggio nell’Ade, forse proprio perchè avevo bisogno di questo viaggio, ho pianto.. sì perchè ho sentito le emozioni, ho vissuto i dolori e le perdite a livello umano e da quelle si fa fatica a riprendersi.. guardare l’abisso, sentirsi risucchiati.

“Quando si diventa vecchi, il passato lasciato indietro diventa un paese nel quale non si può più tornare, dal quale ci hanno bandito per sempre”

Straordinario, coinvolgente, uno dei migliori che abbia letto in assoluto!

 

Trama. Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, pittore vulcanico, ambizioso e anticonformista, pronto a sacrificare tutto e tutti al suo talento. Venezia alla fine del Cinquecento, ricca e fragile, minacciata dalle guerre coi Turchi e dall’epidemia di peste. Le mille invenzioni di una carriera controversa. Una famiglia sempre più numerosa: i figli maschi ribelli, le femmine destinate al monastero. E al centro di questa vita creativa e febbrile, l’amatissima figlia illegittima Marietta, educata alla musica e alla pittura per restare accanto al padre. Bambina vestita da maschio, ragazzina e infine donna, Marietta diventa il sogno e la creazione più riuscita del Tintoretto. Ma sarà proprio l’allieva a insegnare al Maestro che cosa da significato alla vita.

  • Copertina flessibile : 411 pagine
  • ISBN-10 : 8817038830
  • ISBN-13 : 978-8817038836
  • Dimensioni : 13 x 2.7 x 19.8 cm
  • Editore : BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (17 febbraio 2010)
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