La quarta Maria – Valerio Castelli

Anno 1076: un giovane monaco parte da Torino verso un monastero tra le Alpi con il compito di imparare l’arabo e l’ebraico. Giunto a destinazione il giovane scoprirà che nell’abbazia, sotto un’apparenza di pace, convivono la bramosia, la cupidigia, il fanatismo, l’errore e l’orrore. In breve tempo lo studio delle lingue lascerà il posto alla ricerca di una verità che pare volersi nascondere e mette in pericolo la fede e la volontà.
Negli stessi giorni Enrico IV di Franconia è in viaggio per Canossa dove incontrerà Gregorio VII. Le due storie non hanno punti in comune, ma il destino farà sì che i personaggi s’incontrino, e l’incontro contribuirà ad alimentare i misteri.

Sito casa editrice 

 

Copertina flessibile: 384 pagine
Editore: Arpeggio Libero (19 dicembre 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8833520455
ISBN-13: 978-8833520452

Recensione a cura di Sara Valentino

A conclusione della settimana dedicata a questo romanzo #bookblogadventure mi permetto di scrivere le mie impressioni.

“Ricordò a se stesso che viveva in un mondo dove troppi impugnavano le armi e pochi leggevano i libri”

Siamo in Val di Susa e ci troviamo a partire con Alessandro, un monaco addetto allo scrittorio, verso un ipotetico monastero. L’abate dell’Abbazia di san Lorenzo della Valle, Guidone da Anagni, ha una missione importante per lui: imparare l’arabo e l’ebraico per poter poi tradurre volumi scritti da infedeli e che possono contenere verità  importanti sulle scienze più disparate.

Seguiamo anche noi le ore dei benedettini e nel terminare l’ora nona, la luce del sole ancora forte, vediamo illuminare il pavimento della sala del capitolo

“Sette lame, come sette strade da percorrere, che gli indicavano quanto sarebbe stato arduo il cammino verso la santità e quanti ostacoli avrebbe dovuto superare”

Il romanzo è suddiviso in sei capitoli, sei mesi è la durata di questa missione che a poco meno di un mese dall’arrivo vedrà Alessandro già ambientarsi e farsi alcuni amici. La tranquilla vita dell’Abbazia verrà presto funestata con una morte! Tommaso da Caserta, il mastro costruttore che capeggiava i lavori di ampliamento atti a riunire i due blocchi preesistenti. Cosa sta accadendo? Serpeggia già tra i monaci l’idea che possa essere opera del Demonio.

Siamo nell’anno del signore 1076, ogni capitolo inizia proprio con alcuni versetti tratti dalla regola di San Benedetto. Tra silenzi, preghiere e visite in paese le giornate scorrono senza fretta e Alessandro impara in fretta, ma ci sono ombre sospette che si intravedono attraversare il chiostro sotto una leggera pioggia. Maffeo, il nuovo mastro costruttore pare preoccupato e di lì a poco anch’egli raggiungerà Dio.

Lo so vi state chiedendo se non sia simile a “Il nome della rosa” del grande Eco? Sì, le atmosfere e la struttura parzialmente lo ricordano e lo stesso Valerio Castelli ce ne parla nella sua intervista. Certamente è una delle atmosfere più affascinanti, la storia inizia a divenire intricata e Alessandro sarà una pedina fondamentale per scoprire quale grande mistero si nasconde dietro alle morti. Un ipogeo nascosto potrebbe essere la risposta, ma presto ogni reperto contenuto sparirà.

In parallelo alle strane morti all’Abbazia, ci sono le visite al villaggio, ci sono le domande di un giovane Alessandro che si chiede “dove voglio arrivare? che cosa cerco e perché? Sono davvero andato al villaggio per scoprire la verità o sono andato per vedere quella donna?”

Il ritmo non è serrato, è un thriller storico ma scandito dalle ore canoniche, quindi anche noi prendiamo quello stesso ritmo che però crescerà nel finale dove ogni tassello troverà il suo posto.

Sono atmosfere che da amante del medioevo e di vecchie abbazie, nonché ovviamente di misteri, non posso non apprezzare. Inoltre è sempre affascinante immaginare i monaci intenti nell’attività di trascrivere nello scrittorio.

 

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