La setta di Caino di Raymond Polinelli

Un uomo come altri ma con un’acuta sensibilità segreta e a lui stesso poco conosciuta, Piero Cromani, milanese di mezza età, si trova a vivere, negli anni ’70, in una grande vallata fra le Alpi. Egli tira a campare alla meno peggio quale investigatore privato finché accetta d’indagare sull’assassinio di un misterioso prete ucciso, in una notte di tarda estate, su una maleodorante scalinata nella parte più tetra e antica del capoluogo. Costui era l’ultimo discendente di una nobile famiglia il cui capostipite e suo omonimo fu giustiziato dai Grigioni nel Cinquecento, durante le contese per il possesso della Vallata. Come inizia a indagare, Cromani si accorge che qualcosa d’inquietante, che già sentiva alitare nascosto nell’ambiente nel quale era immerso, si va sempre più manifestando. È la memoria occulta dei luoghi, l’anima più oscura dei paesaggi densa di tante buie vicende: dalle guerre lontane ai massacri di religione e alla caccia alle streghe, sino alla presenza attiva di un’antica setta gnostica, quella dei Cainiti, di fatto praticante ancestrali riti diabolici

  • Editore ‏ : ‎ Press & Archeos (10 novembre 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 248 pagine

Recensione a cura di Claudia Renzi

L’efferato delitto di un religioso, don Scipione Gambara, viene a scuotere la routine di una tranquilla località dei Grigioni e l’investigatore Cromani, che abita proprio nei pressi del luogo del delitto, si ritrova coinvolto, suo malgrado nelle indagini. 

Don Scipione Gambara, religioso esponente di una nobile famiglia del posto, era stato trovato brutalmente assassinato in un vicolo; accanto, la sua borsa vuota.

È la sorella del defunto, l’altera contessa Gambara, a chiedere a Cromani di indagare su cosa sia davvero accaduto a suo fratello, ma la polizia deve restarne fuori: soltanto a lui infatti, la parente consegnerà un taccuino con dei nomi vergato da don Gambara nel quale, forse, c’è anche il nome dell’assassino. Nonostante le lecite perplessità, l’investigatore accetta. 

Riteneva che l’investigazione fosse anzitutto inventiva che fioriva 

dall’intuito: un’abilità che risiedeva nella parte più occulta

della mente e della memoria, una sensibilità particolare che lo 

guidava oltre le semplici apparenze, oltre le matasse aggrovigliate

dei ragionamenti, lenti e pesanti, che impantanavano, così come 

avrebbero imbrogliato un manovale rispetto a un buon architetto.

L’indagine che conduce Cromani è vecchio stampo: interrogatori, pedinamenti, deduzioni, ricerca e raccolta delle prove. Per cominciare, interrogherà tutti i nomi presenti nel taccuino della vittima, cercando di smascherare il colpevole, qualora si trovasse in mezzo a loro. Ma, prima ancora, chiederà consiglio al suo amico e mentore, anche lui prete come il defunto, don Michele.

Don Michele è un prete particolare, esperto della storia del posto e di tradizioni antiche, che non fa mistero di credere a forze superiori sempre in azione, nel bene e nel male. La sua ricchissima biblioteca sembra avere una risposta per tutto. 

Don Michele sosteneva che qualcosa di pericoloso e velenoso

oltre al resto della Vallata aveva posto radici anche non lontano 

da lì sin dall’epoca di Sant’Ambrogio, prima ancora che venissero 

i Longobardi convertiti al cristianesimo e poi i Franchia compiere 

una certa opera di pulizia. Esistevano vestigia delle chiesette. Ciò

dimostrava che le cose combattute infiniti anni prima anche dai Franchi, 

non erano mai morte nelle loro malsane radici e avevano proseguito 

ad agire in segreto, sotto altri travestimenti.

È don Michele a raccontare a Cromani, e al lettore, dell’esistenza in zona, da tempi immemorabili

di una Setta che operava per il male coinvolta, forse, anche nella morte di don Gambara. 

La Setta in questione è quella dei Cainiti, che adora Caino il demonio. 

In Lombardia, ai tempi di Sant’Ambrogio, si erano nasco sti per sfuggire 

alla persecuzione dell’Imperatore Teodosio che li aveva sconfitti assieme 

all’usurpatore Eugenio e al barbaro Arbogaste in una famosa battaglia 

presso il fiume Frigido, oggi chiamato Vipacco, nel 394 d.C., ultimo 

rigurgito dei pagani contro il cristianesimo.

Le rivelazioni di Don Michele aprono un mondo all’ispettore, che vede sotto una nuova luce anche la figura della vittima: se Don Gambara stava a sua volta entrando in contatto con i Cainiti, quanto, e a che livello, ne era coinvolto? In cosa era rimasto invischiato? Alla vittima è stato forse sottratto un prezioso libro, nientemeno che un testo perduto di Giordano Bruno, contenente annotazioni del nolano circa forze superiori: Cromani decide di scoprire che fine ha fatto il libro, il cui possesso è forse movente del delitto. 

Dopo una serie di depistaggi, omissioni e misteri tra culti (forse) dimenticati, Cromani è costretto a rivedere le sue prime impressioni: chi era davvero don Gambara? Era dalla parte del male, oppure…? Solo una cosa è certa, fino alla fine del romanzo: l’apparenza inganna.

L’incontro fortuito con l’ebreo cabbalista Taitazak porterà un insperato e provvidenziale aiuto all’ispettore, guidandolo per sentieri di autoconsapevolezza. 

Forze sconosciute agli uomini agitano il mondo, è una lotta senza requie. 

Contro di esse altre forze si muovono discendendo dai livelli superiori invisibili. 

Le forze demoniache hanno mosso esseri umani loro succubi a sterminarne altri, 

chiunque fosse riuscito a essere cosciente delle dimore angeliche. Per tale 

motivo in molte società si avviano persecuzioni contro singoli o gruppi: 

perché si punta ai sapienti fra loro che raggiungono gli Angeli. Per questo 

hanno ucciso anche i profeti.  Ma poi arriva la risposta e la difesa angelica. 

In poche parole a loro volta gli Angeli guidano e ispirano gli uomini alla difesa 

E alla lotta. Allora la storia registra il crollo di queste forze malvagie,

impersonate da uomini e ideologie perverse, contrarie ai mondi superiori.

In un crescendo di colpi di scena e rivelazioni, Cromani arriverà alla risoluzione del caso e alla consapevolezza finale che: 

Il segreto sta nel “saper amare”. È un’energia buona, 

e appare solo nel silenzio di noi stessi. Di questa energia 

che tutto pervade, una caratteristica è la comunione mistica 

con la natura, vero segreto della conoscenza.

Un’indagine su un delitto, ma anche una ricerca di sé stessi tra le pagine di La setta di Caino.

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