La violinista di Auschwitz di i Ellie Midwood

Trama. Ad Auschwitz ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza. Alma è la detenuta 50381, il numero tatuato sulla sua pelle. È rinchiusa con migliaia di altre donne, strappata ai suoi cari, intrappolata in un labirinto di filo spinato. Questa tragica realtà non potrebbe essere più lontana dalla sua vita precedente. Stimata violinista, si esibiva lasciando il pubblico incantato. Ma l’orrore dell’Olocausto ha stretto l’Europa in una morsa e niente ha potuto salvarla. Quando la responsabile del campo femminile nomina Alma direttrice dell’orchestra, lei è tentata di rifiutare. Non ha intenzione di compiacere i suoi aguzzini, ma ben presto si rende conto del potere che quella posizione potrebbe offrirle: riuscirebbe a fornire alle ragazze affamate razioni extra di cibo e potrebbe strapparne molte dalle grinfie della morte. E così Alma si lancia nell’impresa. Ad aiutarla c’è Miklos, un pianista di talento. Circondati dalla disperazione, Alma e Miklos trovano un’inaspettata felicità nelle prove congiunte, nelle note segrete e nei concerti. Ma ad Auschwitz l’aria stessa è pregna di dolore, e la tragedia è l’unica certezza… In un luogo così disperato, può sopravvivere il loro amore?

Recensione a cura di Stefania De Leonardis

Alma Rosé e suo padre Arnold furono esponenti di spicco del contesto musicale viennese degli anni ’30: erano, rispettivamente, cognato e nipote del grande musicista austriaco Gustav Mahler.

La loro carriera fu interrotta dopo l’annessione dell’Austria alla Germania di Hitler nel 1938.

I due riuscirono a fuggire a Londra. Ma lei preferì l’ Olanda dove pensava di poter riprendere la carriera musicale. Nemmeno l’aver combinato un matrimonio fittizio con un ingegnere che, peraltro, non la protesse e l’essersi convertita al Cristianesimo riuscì ad evitare la deportazione. Fuggì dapprima in Francia e poco dopo si rifugiò in Svizzera dove fu arrestata nel 1942 e deportata nel campo di Drancy e poi al campo di concentramento di Auschwitz.

L’arrivo ad Auschwitz

Alma arrivò ad Auschwitz nel luglio del 1943 identificata e marchiata col numero 50381.

Dopo aver passato la selezione, fu mandata al famigerato Blocco degli Esperimenti del dottor Clauberg.

Li si conduceva gli esperimenti sulla sterilizzazione… alle prigioniere veniva praticata quello che in gergo veniva chiamata la “procedura”; una massiccia dose di radiazioni alle ovaie e rimozione chirurgica senza anestesia delle stesse.

Pratica cruenta dalla quale Alma riuscì a sottrarsi quando le viene detto che tutto avveniva in ordine numerico e il desiderio della musica si fece vivo come un’ultima speranza prima di morire sotto i crudeli esperimenti del dottor Clauberg.

“ «Tutto avviene in perfetto ordine numerico. Sinora hanno completato dal 50204 al

50252».

Alma si era guardata il braccio sinistro, dove con inchiostro azzurro le avevano tatuato il suo numero: 50381.

L’aveva guardato anche Hellinger e i suoi lineamenti si erano addolciti appena.

D’un tratto Alma aveva rialzato la testa e la determinazione era tornata nei suoi occhi neri. «Potrei chiederle un favore?».

Hellinger si era stretta nelle spalle.

«È possibile procurarsi un violino qui dentro?»

«Un violino?».

A quanto pareva chiedere uno strumento musicale ad Auschwitz era inaudito quanto rispondere a un superiore.

«Sei una specie di violinista?»

«Una specie. Non lo suono da otto mesi e mi è chiaro che non mi rimane molto tempo. Mi piacerebbe suonare un’ultima volta, se possibile. Sempre che in un posto come questo si rispettino ancora le ultime volontà di un condannato a morte».

La sua reazione e il suo comportamento iniziali e le sue interazioni con la capoblocco Magda Hellinger, con l’infermiera Ima van Esso e con Helen “Zippy” Spitzer… Alma ebbe il violino.

Nel Blocco degli Esperimenti ci furono così i “ritrovi culturali” che divennero un tale successo tra prigioniere e infermiere, depennando Alma dalla lista del medico, salvandola dal tragico destino: la morte.

Finalmente tutto fu pronto e il silenzio calò sul Blocco degli Esperimenti.

Prendendo posto dinanzi al suo pubblico, Alma sollevò l’archetto, lo appoggiò alle corde e chiuse gli occhi. La prima nota fu lunga e incerta, per testare la quiete della notte in arrivo.

Si interruppe, esitante, e poi riprese forza, si sciolse in un crescendo di volate e, tutt’a un tratto, il nome stesso di Auschwitz smise di esistere per le sue vittime. Non si trovavano più lì; a occhi chiusi, con un sorriso trasognato sui visi esausti, le donne ondeggiavano piano a ritmo con la musica, ognuna immersa nel proprio mondo, dove la bellezza aveva riacquistato un senso, dove le coppie volteggiavano abbracciate e danzavano i passi di un valzer viennese, dove le persone che amavano erano ancora vive, nonostante tutto, perché la musica era eterna, così come i ricordi.

La SS Maria Mandl aveva iniziato a frequentare i “ritrovi culturali” del Blocco degli Esperimenti. Incantata dal virtuosismo musicale di Alma, la SS la nominò Kapo del neonato Blocco Musicale di Birkenau, organizzato dalla Mandl a pochi mesi prima dell’arrivo di Alma nella primavera del 1943.

All’epoca della nomina di Alma l’Orchestra era formata solamente da una ventina di donne tutte musiciste amatoriali che sapevano eseguire solo la cosiddetta marcia Katzenmusik.

Per Alma suonare davanti alle SS e non per le prigioniere era un supplizio: odiava le SS con tale forza tanto da mostrarsi risoluta alla proposta di suonare con l’orchestra in occasione del compleanno di una guardia delle SS.

Con parole giuste pronunciate da una sua compagna di Blocco, Alma accettò.

“ «Quello che stiamo cercando di dire è che

quando suoniamo bene, ci danno più pane e qualche volta persino

una salsiccia. E ci servirebbero davvero sia l’uno che l’altra».

Il viso di Alma si addolcì e sulle labbra le spuntò un tenue sorriso.”

«Nessun direttore al mondo si era mai trovato davanti un compito

più arduo. Alma fu incaricata di creare qualcosa dalla nuda pietra» (Helen “Zippy”

Spitzer).”

E Alma riuscì in tutto questo in quel mondo infernale che era Auschwitz-Birkenau con tutte le sue forze e tutto il suo affetto che provava per le sue sottoposte.

Oltre ad essere una bravissima direttice d’Orchestra, preparò le ragazze a raggiungere i massimi livelli, apportando pure dei grandi cambiamenti alla vita dell’intero Blocco Musicale: le ragazze ebbero davvero il privilegio di poter riposare un’oretta dopo i pasti, di farsi la doccia alla Sauna del campo e di farsi lavare gli abiti una volta a settimana e buona razione di pasti; la SS Maria Mandl rispettava le mascotte del Blocco Musicale, arrivando a procurare loro nuove uniformi ed ad assecondare a tutte le richieste di Alma, persino a quella di avere in prestito alcuni degli insegnanti del Blocco Musicale maschile.

Salvò da morte certa molte altre prigioniere; alcune facendole entrare nell’orchestra, altre assunte come copiste, messaggere o inservienti.

Alma riuscì a formare una forte coesione tra le donne di diverse nazionalità senza favorire nessun gruppo in particolare facendo l’impossibile per tenere unite le ragazze.

Aveva instaurato buone e significative amicizie e scelse di instaurare una partnership con l’ex Kapo Sofia.

Al Campo dilagava il contrabbando e la corruzione per un po di zuppa e Alma spesso andava a trovare KItty (Kitty Hart, nella realtà) al famoso Kanada per avere tutto ciò di cui aveva bisogno per se e per le sue ragazze.

Alma sopravvisse al campo meno di un anno.

Sulla sua morte… svariate ipotesi e la più credibile resta quella del suicidio.

Ad Auschwitz-Birkenau, nessun prigioniero fu trattato con rispetto dopo la morte!

Il talento e l’integrità di Alma toccarono molti cuori!,

Sia le SS che i prigionieri poterono andare a porgere omaggio alla violinista deceduta.

E l’amministrazione del campo ordinò anche di appendere la sua bacchetta, insieme a un fiocco nero in crêpe, alla parete del Blocco Musicale, in ricordo della violinista.

La sua amica Zippy la consegna al mondo con queste sue meravigliose parole:

«Stava ottenendo qualcosa che non avrebbe mai potuto conseguire nella vita

normale. Se passava per le sue mani, il niente prendeva forma. Il genio di Alma

era tale che riuscì a portare un gruppo di dilettanti al livello di poter suonare in

modo accettabile. Per lei fu il trionfo della sua carriera, non l’avrebbe mai creduto

possibile. Riuscì inoltre a conseguire qualcosa che nessun altro direttore

d’orchestra che conoscesse avrebbe mai tentato. Mi disse che non sarebbe mai

più potuta tornare alle proprie origini, che la società viennese nella quale era

cresciuta era completamente distrutta. A Birkenau stava dando vita a qualcosa di

cui poteva essere orgogliosa. Un gruppetto di persone la detestava, ma ce n’erano

molte di più che l’amavano allora e la amano ancora oggi. Alcuni non sono mai

riusciti a capire che poteva esserci una sola direttrice per l’orchestra».”

Ad oggi Alma Rosè è conosciutissima tant’è che, a Milano, addirittura,c’è una compagnia teatrale intitolata a suo nome. Riporto a tergo il sito https://www.almarose.it/.

Di lettura semplice e scorrevole questo romanzo. Piacevole, si, però a mio parere un pò edulcorato.

Infatti l’autrice lo ha volutamente reso un opera di finzione per renderlo più “leggero” al lettore.

Avrei preferito una lettura più “storica” con una concreta descrizione della realtà della vita del Blocco Musicale e di come vissero realmente la protagonista e le ragazze.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (22 luglio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 352 pagine
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