L’abbazia di Northanger di Jane Austen

Catherine Morland, la protagonista del romanzo, è invitata a trascorrere qualche giorno presso l’ex abbazia di Northanger, residenza della famiglia del giovane pastore anglicano con cui si è fidanzata, e che la crede una ricca ereditiera. Suggestionata dal luogo e ancor più dalle intense letture di romanzi dell’orrore all’epoca in gran voga, la giovane vive alterando banali eventi quotidiani alla luce di immaginarie atmosfere di terrore. Una serie di malintesi, frutto della sua fantasia sovreccitata, mette a repentaglio il rapporto sentimentale appena nato, pregiudicato anche dalla scoperta delle sue reali condizioni economiche. Celebrazione dei riti di iniziazione sociale della borghesia inglese di provincia a cavallo tra Sette e Ottocento, quest’opera della Austen non si esaurisce nella storia di una contrastata passione, ma rappresenta una sottile parodia del romanzo sentimentale, e soprattutto del romanzo gotico, che resta di grande attualità ancora oggi.

«La sua passione per gli edifici antichi era seconda in grado solo alla passione per Henry Tilney, e castelli e abbazie riempivano generalmente di attrattive quei sogni a occhi aperti che ancora non erano riempiti dall’immagine di lui.»

Jane Austen

nacque a Steventon (Hampshire) nel 1775. Condusse una vita tranquilla, tra gli affetti familiari, a Bath e poi a Chawton, sempre nell’Hampshire. Si spense nel 1817 a Winchester. Di Jane Austen la Newton Compton ha pubblicato: Mansfield Park, Ragione e sentimento, Persuasione, Orgoglio e pregiudizio, L’abbazia di Northanger, Emma e Lady Susan – I Watson – Sanditon. Le opere della Austen sono disponibili anche nel volume unico Tutti i romanzi.

  • Editore ‏ : ‎ Newton Compton Editori (20 gennaio 2011)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Dimensioni file ‏ : ‎ 494 KB

Recensione a cura di Alice Croce Ortega

Non ho mai letto nulla di Jane Austen, e vi confesso che questa lacuna cominciava a pesarmi: soprattutto dopo aver letto una sua breve biografia, grazie alla quale ho cominciato ad interessarmi a questa scrittrice così celebre e amata da una schiera di affezionatissime lettrici.

Non avendo molti elementi per decidere da quale delle sue opere iniziare, ho pensato di scegliere – tra i suoi romanzi – quello che mi sembraba maggiormente affine ai miei gusti, ovvero L’Abbazia di Northanger. Ho più di una volta ho trovato descritto questo libro come un romanzo gotico, o almeno come “il più gotico dei romanzi della Austen”; inoltre si tratta del suo primo romanzo (anche se poi fu pubblicato postumo) e io amo leggere le opere prime di qualunque scrittore.

Ebbene, altro che romanzo gotico! Ho trovato un romanzo divertente e arguto, una vera e propria parodia del romanzo gotico ma anche un ritratto ironico e intelligente della borghesia inglese, assidua frequentatrice delle terme di Bath.

A partire dalla descrizione dei personaggi della storia e soprattutto della protagonista, Catherine Moreland, accanita lettrice come molte e molti di noi, sebbene a certe condizioni: 

“Non c’era dunque nulla da stupirsi se Catherine che non possedeva per natura nulla di eroico, preferiva il cricket, il baseball, l’equitazione e, a quattordici anni, il girovagare per la campagna, ai libri – o, almeno, ai libri d’informazione – perché a patto che nessuna utile conoscenza potesse scaturirne, a patto che fossero soltanto storie senza riflessioni, ai libri non aveva nulla da eccepire. Tuttavia dai quindici ai diciassette anni ecco che cominciò il suo apprendistato da eroina: lesse tutte quelle opere che un’eroina deve leggere per arricchire la sua memoria di quelle citazioni che sono così utili e confortanti nelle vicissitudini della sua vita futura”.

Ai tempi in cui la nostra Autrice scriveva, i romanzi non erano ancora molto diffusi ed erano spesso considerati letture un po’ frivole: di conseguenza la nostra Catherine, che ama i romanzi gotici (sta leggendo “I misteri di Udolpho” di Ann Radcliffe, come del resto fece Jane Austen intorno ai 17 anni, quando era appena uscito), viene considerata un’originale. Ma quanti di noi con la passione della lettura, ancora oggi, ci siamo sentiti rimproverare perché vi dedichiamo troppo tempo? O criticare per le nostre letture “troppo leggere”? Si può dire che i tempi non siano poi molto cambiati.

Nella seconda parte del romanzo, quando viene invitata a trascorrere un periodo di tempo presso un’amica che abita all’abbazia di Northanger, non vi dico la delusione quando la nostra peculiare eroina scopre un edificio ristrutturato di recente e ammobiliato secondo i criteri più moderni invece delle atmosfere tetre, le stanze segrete e i sinistri abitanti che si aspettava, e che invece compaiono – a parte nei romanzi che ama – solo nei suoi sogni: anche in questo caso possiamo confermare a buon diritto che in effetti certe suggestioni rimangono confinate nei sogni, ma non per questo smetteremo di leggere bellissime storie di fantasmi o di vampiri!

Certo è un classico d’altri tempi, scritto con tempi narrativi tipici dell’epoca e il paragone va preso con le pinze, ma sono troppo ardita se dico che mi ha ricordato certe atmosfere della tanto chiacchierata serie “Bridgerton”? Sono entrambe parodie, divertenti e piene di garbo, e si ispirano alle amatissime atmosfere che probabilmente Austen fu forse la prima a mettere sullo sfondo delle sue opere, quelle vittoriane che ancora oggi ispirano moltissime scrittrici e hanno affascinato intere generazioni di lettrici. Sia detto per inciso, la precisazione di genere (poiché bisogna ammettere che questa autrice incontra soprattutto il favore del pubblico femminile) è voluta. 

E così, sullo sfondo della meravigliosa Bath, tra amiche improvvisate che poi si rivelano false come Giuda, corteggiatori interessati solo ai cavalli invece che alla damigella corteggiata, pomeriggi piovosi imprevisti e manoscritti misteriosi che si rivelano essere banali liste della spesa, devo dire di essermi sinceramente divertita nel leggere questo romanzo che, tuttavia, pare essere molto diverso da tutte le altre opere dell’autrice. Sembrerebbe, tenendo conto anche del fatto che siamo davanti all’opera prima di una giovane donna, che il tono spiritoso e leggero della narrazione sia dovuto al fatto che l’opera era destinata ad essere letta nelle riunioni familiari, nei momenti di intimità, come un piacevole divertimento: caspita, niente male!

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