L’anima di carta di Francesco Plastina

Recensione a cura di Paola Nevola

Ho tenuto in modo particolare a leggere questo libro perché spesso si è dimenticato il Genocidio degli Armeni, e bisogna ricordare, anzi per molti anni non è stato riconosciuto come tuttora da Turchia e altre nazioni. 

Non esistono religioni di odio, ogni Credo in questo mondo annuncia la via della luce lungo un sentiero di pace, ci sono uomini che seguono il cammino e uomini che lo distruggono… 

Van è una piccola cittadina armena, che è passata sotto il dominio ottomano e poi turco, ha una storia antichissima e ha visto re come Dario e Serse,  la vita si è sempre svolta ai piedi del castello e dell’omonimo lago. 

E’ un luogo di grande bellezza e ora immaginiamo di calarci nel 1913 e di essere due giovani fratelli, Saven ed Aleksandr coi loro sogni, mentre la sera ammirano il cielo stellato, con le montagne innevate che fanno da contorno al lago su cui si rispecchiano le luci. …Chissà di cosa sono fatte le stelle…Secondo me, prendono vita dalle anime di chi si vuol bene, di chi si ama. Per questo brillano così tanto, ne sono sicuro. Del resto, non esiste nulla che splenda più dell’amore. 

Saven sta per sposarsi con Zabel, e subito si viene affascinati da usanze e riti religiosi, per esempio: la madre di Saven che finge di scegliere la sposa (perché in effetti i ragazzi si erano già scelti), il sacerdote che si reca dalle famiglie, la cerimonia dalla forte simbologia con le coroncine posate sul capo degli sposi, la festa coi cibi tradizionali. E’ un mondo di serenità e pace in cui vive la comunità e all’improvviso tutto è spazzato via.  

… Fu in quel momento di spensieratezza che sentii il rumore che avrebbe cambiato per sempre la storia della nostra famiglia e soprattutto della nostra bella comunità. … Ho paura dei battiti di ciglia… di riaprire gli occhi dopo una frazione di secondo e non trovare più le cose che conosco… 

Il sultano Mehmet V, insieme al suo triumvirato composto da tre potenti pasha, decide di consolidare le frontiere per l’incombere delle truppe russe in appoggio agli armeni, l’impero ottomano si avvale dell’interessata alleanza tedesca. Pasha Unal invia a Van il figlio Benan, che non ama la carriera militare, a vigilare sul confine e sulle milizie che si sono insediate in riva al lago. 

Gli armeni muoiono così! Di stenti! Ci hanno ordinato di farli morire di stenti! 

Anoush e Hakob i genitori dei due ragazzi vengono obbligati dai militari ad ospitare Benan e il suo maestro efendi Jabril, Hakob che riveste un ruolo importante nella comunità, già intimorita dalla presenza militare, viene malvisto e accusato di collaborare col nemico. 

E quando le persone hanno paura purtroppo accettano tutto, anche di vedere nemici dove non ce ne sono. 

Hakob cerca di essere remissivo per non innescare un circuito di violenza, Sevan invece in disaccordo col padre decide di combattere la milizia ottomana, finché non vengono scoperte armi russe in casa e sua e arrestato.  Tutta la famiglia ora è in pericolo.  

Benan e jabril si fanno conoscere per le loro benevoli azioni e vengono considerati buoni dalla popolazione… Allora significa che la cattiveria non dimora, per nascita, in ogni ottomano, ma è indotta e trova fertilità nell’ignoranza come tutti i mali che vivono in questo nostro piccolo mondo… 

Solo l’intervento di Benan, la più alta carica, evita l’arresto di Zabel e di Aleksandr, mentre Anoush e Taline, l’amichetta di Aleksandr, vengono condotte in un campo di prigionia insieme agli altri abitanti. 

Benan, la cui aspirazione era studiare arte, è rimasto orfano da bambino, la madre gli ha donato un diario prima di morire e le scrive confidandosi come se lei fosse presente, le parla dei suoi dubbi esistenziali, delle sue paure, dei suoi sogni, svelando la sua anima… «Sì… ho il cuore pieno delle sue parole e mi illuminano l’anima ogni volta che fuori è buio». 

Jabril è cristiano e intrattiene rapporti col sacerdote, il quale si avvale dei famosi gatti di Van (una razza particolare della zona) per inviare dei messaggi tramite biglietti legati al collo delle bestiole alle truppe russe armene stanziate in una zona vicina al confine.  

Hakob che era riuscito a scappare nell’accampamento russo armeno decide con il loro appoggio di intervenire quando viene a scoprire, tramite i bigliettini, che si prepara la fucilazione di suo figlio Sevan e degli altri rivoltosi. Nel frattempo Benan e Jabril vengono accusati di alto tradimento. 

Benan Jabril Hackob Zabel e Aleksandr riescono a fuggire di nuovo nell’accampamento amico, mentre la madre Anoush e Taline sono costrette alla marcia insieme agli altri prigionieri. «Esistono azioni talmente efferate che trascendono il concetto di crimine, rientrando nella più assurda e desolante malvagità» 

Hakob con l’aiuto di Benan e Jabril si dà all’inseguimento della marcia nel tentativo di salvare la moglie, la piccola Taline e quante più persone possibili. 

Mappa del riconoscimento del genocidio nel mondo. In verde scuro gli Stati che riconoscono il genocidio, in verde chiaro gli Stati dove il genocidio è riconosciuto da divisioni amministrative, città o partiti politici, ma non dal governo centrale.

…circa un milione e duecentomila armeni furono costretti a una disumana marcia, supervisionata da ufficiali tedeschi, verso il deserto di Deir El-Zor, moltissimi persero la vita per fame, malattia o sfinimento. …Quelli che giunsero al deserto non ebbero alcuna possibilità di sopravvivere: alcuni furono scagliati in caverne e arsi vivi, altri annegati nel Mar Nero o nell’Eufrate. 

Queste marce organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco e turco, secondo le alleanze tra Germania e Impero ottomano, si possono considerare come un preludio delle marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la seconda guerra mondiale. 

Questo romanzo è denso di rapporti umani: come il confronto tra padri e figli, l’amore per la patria malgrado tutto.  Il coraggio di perseguire i buoni propositi per dare un senso giusto alla vita, il coraggio del sacrificio e della solidarietà per i valori dell’amicizia e dell’altruismo.  

…un figlio può anche non condividere i pensieri e le parole di un padre, ma lo amerà sempre e nonostante tutto. Così, come un uomo può non condividere le idee espresse e le azioni compiute in nome della sua Patria, ma la amerà sempre e sarebbe disposto a dare la propria vita per essa! 

L’autore è stato bravissimo, con grande sensibilità anche poetica, intensità e conoscenza dei luoghi e della storia, ha raccontato una vicenda drammatica e molto sofferta. Ho raccolto molte citazioni che avvalorano la profondità dei personaggi e della storia, che deve far riflettere. Un libro da leggere per ricordare. Nonostante l’odio, la violenza, la morte, alla fine la speranza, il bene, la vita, getta il suo seme, sempre. 

«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo». Anna Frank

Trama. Il 1913 fu l’anno che cambiò per sempre il destino della piccola comunità armena della città di Van. Una famiglia pronta a sacrificare tutto pur di restare unita, un ufficiale ottomano senza scrupoli e un giovane turco trovatosi soldato controvoglia, sono i protagonisti marginali di uno dei più grandi crimini del XX secolo: il genocidio armeno.

  • Editore : Independently published (21 novembre 2019)
  • Copertina flessibile : 238 pagine
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