Le acque domate. la trasformazione delle campagne milanesi nel Duecento

Cari lettori di Septem, vorrei raccontarvi della mia esperienza di sabato 08/06/2019. Ho partecipato all’evento organizzato da “Italia Medievale”: Medioevo in archivio, l’ultimo appuntamento di questa seconda edizione.

Vi lascio il sito internet dell’associazione: http://www.italiamedievale.org/portale/.

L’appuntamento di questo sabato è stato appunto presso l’archivio di Stato di Milano ed è stato condotto da Paolo Grillo docente di storia medievale dell’università di Milano.

E’ stata presentata ed esposta una pergamena datata 5 maggio 1233 nella quale gli esponenti di tre famiglie milanesi (Gambari, Curti e Palazzi) concludono un accordo per scavare a spese comuni una roggia per irrigare i loro pascoli.

Cercherò di riportare quanto ho appreso durante questa interessante conferenza.

La questione subito esposta, e lampante, è stata capire che effettivamente nessuno di questi personaggi, che hanno preso parte all’accordo, è divenuto famoso o ha lasciato importanti lasciti. Il documento stesso è un documento normale, non importante come i diversi che sono normalmente giunti a noi e di cui più spesso si parla, è un semplice accordo per scavare una roggia. Questo però vuole ricordarci che la Storia non è fatta solamente dai grandi, la Storia per la maggior parte è fatta da persone comunissime.

Il professor Grillo spiega che lo storico, di professione, ha il compito anche di capire come viveva la gente e di scoprire il ruolo che hanno avuto nel corso del tempo le persone comuni.

In questo caso specifico parliamo di sei persone che tra il XII e il XV secolo hanno contribuito a una importante trasformazione perché hanno cambiato la conformazione del reticolo di canali di una zona di Milano.

Milano significa letteralmente “Medio” “Lano” in mezzo alla pianura. Le più grandi città dell’epoca erano affacciate sull’acqua: mare o fiume che siano. Milano no, si trova tra l’Adda e il Ticino ma non è affacciata su nessun mare, lago o fiume. Per questa sua caratteristica, la zona sud era coltivata sporadicamente e ci si dedicava maggiormente ad allevamento o caccia.

Nel 1178 si comincia a scavare il Naviglio, che poi sarà il Naviglio Grande.

Alcuni storici ritengono che le origini del Naviglio Grande si collegano a un canale scavato da Abbiategrasso a Landriano (sul Lambro Meridionale, al confine col territorio di Pavia) a difesa dalle incursioni dei Pavesi, alleati del Barbarossa.

Fino al 1400 la Lombardia scava per domare le acque e per redistribuirle togliendole da una zona per utilizzarle per irrigare.

Il fossato.

Inizialmente lo scopo del Naviglio era quello di irrigare i campi alle porte di Milano e, sicuramente, di essere utilizzato come fossato difensivo. L’unica difesa di Milano era inizialmente proprio il fossato insieme naturalmente al grande esercito. Veniva gestito come un fiume, vi confluivano i fiumi Lambro, Seveso e una vecchia roggia di età romana.

Il professore ha sottolineato questo interessante, apparentemente scontato passaggio: per l’uomo medievale l’idea, molto simile alla nostra, era che l’acqua ferma era cattiva, malsana e portatrice di malattie mentre l’acqua in movimento è pura e può essere utilizzata per far funzionare macchinari e irrigare. I Milanesi decidono dunque che devono far muovere l’acqua ferma di cui la Milano medievale è ricca.

Il Naviglio Grande, scavato come via di comunicazione e sicuramente considerati i rapporti conflittuali con Como e Pavia per motivi di tipo militare.

Tornando al discorso di cui sopra, il Naviglio mette in movimento l’acqua: tanta ne esce e altrettanta ne entra.

Si trattò di una grande opera di rinnovamento del paesaggio, rendendolo coltivabile e produttivo.

Torniamo ora alla pergamena. Sei persone si ritrovano per discutere e accordarsi, persone importanti ma non nobili e rimaste in memoria ai posteri, persone laiche.

Questo è un fatto curioso perché la pergamena era conservata a Chiaravalle, ma di solito gli ecclesiastici conservano i documenti che li riguardano in quanto protagonisti.

L’accordo di cui si parla nella pergamena è molto semplice: Benno compra un prato e lo vuole irrigare, compra il terreno da Gambaro per scavare la roggia. L’operazione è ingente e coinvolge anche gli altri. Negli accordi troviamo le notizie su come sarà utilizzata l’acqua tra i contraenti.

Il documento, da una lettura e analisi più attenta, ci fornisce anche altre importanti notizie e informazioni collaterali. Ad esempio il paesaggio, capiamo dalla  scritta “vigna novella” che è nuova e quindi il paesaggio è in trasformazione. Località “Laguneto” ci indica che si trattava di terre paluduose.

L’irrigazione ha prodotto foraggio, l’allevamento di conseguenza ha prodotto letame per la coltivazione e pergamene come quella che dal lontano 1233 è giunta fino a noi!

Complimenti a Italia Medievale e al professor Paolo Grillo.

 

 

 

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