Le Beghine

Donne ed eresie, una questione complessa. Partiamo dal Medioevo e dalle Beghine.

I movimenti di religiosità popolare che si diffusero in Occidente non si caratterizzarono tanto per le dispute teologiche, quanto piuttosto per la ricerca di una vita più aderente ai dettami del Vangelo e all’esempio della mitica comunità delle origini descritta negli Atti degli apostoli.

Molte donne risposero alla domanda di come si dovesse vivere il cristianesimo nelle forme della povertà, della carità, e dell’apostolato e non poche si aggregarono in gruppi di riflessione meditando sulle pagine della Bibbia.

Bernardo di Costanza, intorno al 1091, già sottolineava come tanti laici, donne e uomini, volevano dare forma a un’esperienza religiosa che ricalcasse quella della cominità primitiva, e quasi due secoli dopo, Gilberto di Tournai descriveva ai vescovi riuniti nel concilio di Lione del 1274 il fenomeno delle mulierculae (“donnette”) chiamate “beghine”. Dall’antico sassone beggem, pregare. Nel nord della Francia e del Belgio, osavano leggere e commentare pubblicamente la Bibbia in volgare.

Non è facile ricostruire il complesso e variegato mondo delle beghine sia per le differenziate esperienze che si nascondono sotto un nome a volte generico o equivoco, sia per l’ampiezza temporale del fenomeno, sia per l’estensione geografica.

Apparsa nei Paesi Bassi alla fine del 1100 questa peculiare presenza femminile si diffuse rapidamente soprattutto in Renania, Provenza e centro-settentrionale, e fu subito percepita come una novità nel panorama dei movimenti religiosi dell’epoca, generando stupore e non poca apprensione nelle gerarchie ecclesiastiche. Queste donne, infatti, vollero sperimentare una vita di fede non chiusa nelle mura monastiche, ma, al contrario, aperta alle esigenze della società nella quale erano profondamente inserite: erano autonome economicamente, perchè svolgevano un lavoro manuale (sono famosi i merletti del beghinaggio di Bruges), si impegnavano in opere di assistenza caritatevole rivolte alle condizioni più povere ed emarginate, erano collegate al altre donne con le quali condividevano il bisogno di pregare e studiare testi sacri, accumunate da un’intensa esperienza mistica che alcune volte riuscivano a mettere per iscritto nella propria lingua madre.

Per le beghine appariva problematica la conciliabilità tra la prassi ecclesiastica, segnata da interessi economici e di potere soprattutto nelle sfere alte della gerarchia, e il messaggio di Gesù che chiamava a scelte di povertà e di partecipazione alla condizione delle classi più disagiate della società. la ricerca di alternative di vita più consone alle indicazioni evangeliche e l’esistenza di condurre un’esistenza semplice come quella della Chiesa primitiva divennero una norma di vita prioritaria rispetto all’obbedienza dovuta ai ministri del culto.

Condividere i beni era essenziale per le beghine, così come essere autonome nel lavoro, anche se il loro scopo ultimo era di trascendere se stesse e di fondersi con Dio in un’unione che escludesse qualsiasi intermediario.

L’anima ritrovata la sua nudità originale si annientava per diventare ciò che Dio è.

Furono proprio queste scelte a provocare l’intervento delle autorità ecclesiastiche che decisero di spingere queste donne verso la più controllata vita monastica.

Nel 1298 Bonifacio VIII con la Periculoso et detestabili instradava le donne verso la monacazione non tollerando alcuna attività esterna che non fosse sotto il controllo dell’autorità. La repressione era rafforzata dal tribunale dell’Inquisizione.

Nel 1311-1312 con il Concilio di Vienna giunge la condanna agli errori delle beghine.

Per approfondire l’argomento Donne e Eresia

Profetesse, mistiche, false sante, streghe, riformatrici, libere pensatrici animano il vasto popolo delle eretiche, di quante si sono ribellate in cerca di verità Le donne che hanno provocato scosse inaspettate e scardinato gli equilibri del loro tempo hanno pagato a caro prezzo le proprie scelte. Tante di loro sono state considerate eretiche e per questo condannate, perseguitate, ridotte al silenzio. L’eresia è stata studiata attraverso i protagonisti maschili, mentre poca attenzione è stata riservata alle provocatorie e alternative esperienze femminili. Per colmare questo vuoto e restituire al concetto di eresia il valore originario di scelta, Adriana Valerio ripercorre due millenni di storia raccontandoci le vite di donne – dalle montaniste a Margherita Porete, da Giovanna d’Arco a Marta Fiascaris fino alle donne dell’Anticoncilio del 1869 e alle moderniste – tutte decise a lottare, conoscere, predicare ed esercitare ministeri in nome di una nuova chiesa inclusiva e senza confini.

  • Editore ‏ : ‎ Il Mulino (7 aprile 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 168 pagine
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