LE CENTO NOVELLE CONTRO LA MORTE Leggendo Boccaccio: Epidemia, Catarsi, Amore – Francesco Cardini

RECENSIONE DI ALICE ORTEGA

Ricordo che il mio professore di psicologia sociale diceva sempre: se volete conoscere a fondo un autore o un’opera letteraria, dovete leggere le opere di quell’autore o l’opera stessa, e mi sono sempre trovata d’accordo con lui. Poi però ci sono certi libri di testo o certi saggi, come questo, che ci insegnano cose che noi comuni mortali non potremmo mai scoprire da soli, nemmeno in una vita intera; che sono così ricchi di intuizioni, di spunti di riflessione, di note che sembrano esse stesse un altro libro pieno di suggestioni… che anche se il libro in questione l’hai già letto, ti fanno venire voglia di andare a ripescarlo e rileggerlo alla luce di nuove, fantastiche scoperte.

All’inizio, l’autore prepara il terreno fornendoci un’interessantissima panoramica, anche se necessariamente sintetica, della storia della peste in Europa: ben al di là di quanto siamo abituati a pensare, questo flagello fece la sua comparsa molto spesso nel corso dei secoli. Certo la “Morte Nera”, insorta tra il 1346-52 in modo talmente repentino da essere paragonata a una catastrofe nucleare, fu uno dei momenti peggiori: lasciò strascichi spaventosi e circolò in forma endemica ripresentandosi a sprazzi fino alla pandemia del 1630, quella descritta dal Manzoni. In Occidente si riteneva che si diffondesse “a causa della corruzione dell’aria”, solo gli arabi intuirono l’importanza del contatto con i malati.

Poi l’autore ci illustra più da vicino la situazione in Toscana: l’importanza di una lettera, di autore ignoto ma sicuramente autentica, che ci descrive l’arrivo della peste nella regione – nonché la più che probabile origine del culto di San Sebastiano come taumaturgo e protettore contro la peste, oltre che degli arcieri e di chiunque abbia a che fare con oggetti appuntiti – e del semplice titolo della novella di un autore toscano andata perduta…

A questo punto Cardini si butta a capofitto nel romanzo vero e proprio: l’importanza della struttura costituita dalle cento novelle divise in tre gruppi, le sorprendenti analogie con la Divina Commedia, l’analisi straordinaria di alcune delle novelle e tuttavia l’accento messo non sulle novelle stesse prese una per una, ma sul ruolo ben preciso che ciascuna novella assume in funzione del momento esatto in cui viene raccontata e di chi la racconta. Molto interessante è anche l’analisi dei molteplici simboli di cui fa uso Boccaccio, come il falcone o lo sparviero, o il significato della testa, del volto ma anche del cranio, estendendo l’analisi anche al di fuori del Decamerone in sé.

La parte più interessante del libro è però la tesi dell’autore secondo la quale i dieci narratori sono i veri protagonisti dell’opera, protagonisti della propria salvezza fisica ma anche spirituale, raggiunta attraverso una sorta di cammino iniziatico che attraverso la narrazione eleva giorno per giorno le loro anime a un livello superiore, ciascuno secondo le proprie inclinazioni e le proprie esperienze e talenti. Il risultato é un recupero del messaggio cortese-cavalleresco: l’amore totalizzante e disinteressato, il disprezzo dei beni materiali, il valore dell’amicizia e della solidarietà…

È sempre una gioia leggere su Boccaccio e sul suo capolavoro, ma l’interpretazione di Cardini mi ha colpita in modo particolare: forse il fatto che si tratti di un messaggio così attuale – pandemia vs. corruzione dei costumi, crisi dei valori e via dicendo – mi ha fatto sentire piú da vicino la bellezza del messaggio che sembra di intravedere dopo la lettura di queste poche pagine (il saggio è davvero breve, anche se intensissimo) e che sembra concludere dicendo che, forse, la modernità non è poi sempre così desiderabile.

Trama

Le epidemie, come le carestie e le guerre, sono un ricorrente flagello del genere umano, eppure “non tutto il male viene per nuocere”. Sono antiche compagne e, per certi aspetti, anche e soprattutto efficaci maestre. Possono insegnarci il coraggio, la solidarietà, la prudenza, la prevenzione, l’igiene, e addirittura – paradossalmente – l’ottimismo. Possono stimolare l’arte, la musica, la fantasia. Perfino far nascere l’amore. Nella Firenze del 1348 un'”allegra brigata” di giovani, tre ragazzi e sette ragazze, decide, per sfuggire al contagio che sta devastando Firenze, di “far comunità” rifugiandosi in luoghi ameni e salubri; là, per non soccombere all’angoscia provocata dalla “moría”, viene stabilita tra loro la regola di raccontarsi a vicenda, in dieci diverse giornate, una novella ciascuno. Dieci protagonisti, dieci caratteri che emergono dalla narrazione, dieci forme di progressiva “catarsi”, di liberazione dalla paura. Una splendida psicoterapia di gruppo. Tale il messaggio del Decameron di Giovanni Boccaccio, che questo libro ripropone per i giorni nostri, secondo una particolare chiave di lettura. La lettura di un medievista per il dramma postmoderno iniziato nei primi mesi del 2020.

  • Copertina flessibile: 160 pagine
  • Editore: Salerno; 2 edizione (22 aprile 2020)
  • Collana: Piccoli saggi
  • Lingua: Italiano

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