Le chiavi dell’Egitto di Lesley Adkins e Roy Adkins 

A cura di Cinzia Cogni

“Le chiavi dell’Egitto” è un saggio pubblicato nel 2000, scritto da Lesley e Roy Adkins, entrambi archeologi e membri della Society of Antiquaries di Londra; è incentrato sulla vita di Jean-François Champollion, considerato il padre dell’egittologia per aver decifrato per primo, nel 1822, i geroglifici.

“…e lasciando cadere le sue carte su di un tavolo gridò:” je tiens l’affaire!” (Ce l’ho fatta!).
Cominciò a descrivere …come avesse improvvisamente colto il principio che stava alla base dei geroglifici e confermava l’esattezza di tutte le sue teorie – ma riuscì soltanto a pronunciare alcune parole prima di crollare a terra privo di sensi, e Jacques-Joseph pensò che fosse morto”.

Mi sono immersa in questa lettura pensando: “chissà che vita avventurosa avrà avuto quest’uomo!” ed invece è stato un po’ deludente scoprire che Champollion in realtà non era affatto un uomo temerario, la sua fortuna è stata la sua genialità che gli ha permesso di studiare da autodidatta e di imparare con naturalezza le lingue antiche tra cui il copto, l’ultima lingua egizia, fondamentale per i suoi studi visto che gli permetterà di giungere per primo, alla conclusione, che i geroglifici sono una combinazione di fonetica, ideogrammi e pittogrammi.
Cagionevole di salute fin da ragazzo e non certamente portato alla vita militare (una carenza pesante per quel periodo storico), ha sempre avuto bisogno di aiuto, soprattutto economico,  e l’unico ad averlo aiutato e sostenuto per tutta la vita è stato Jacques-Joseph, il fratello maggiore, a cui va riconosciuto anche il merito di aver pubblicato le opere che Jean-François non riuscì a completare a causa della sua morte prematura.

Durante la sua vita troppo breve Champollion vide la Rivoluzione Francese, l’ascesa e la caduta di Napoleone e il regno di ben tre re di Francia. Ebbe modo di viaggiare in Italia e in Egitto, di insegnare in scuole e università,  di organizzare le collezioni egiziane del Museo del Louvre e di portare a termine una tale mole di ricerche su svariati aspetti dell’antico Egitto…prima di morire realizzò il sogno che per tanto tempo lo aveva ossessionato…la decifrazione dei geroglifici. “

La vita di Champollion è un alternarsi di piccole vittorie e grandi sconfitte, non solo a causa della sua indigenza economica, ma anche per colpa dell’invidia dei suoi colleghi, i quali troppo spesso fingono di apprezzarlo per poi “pugnalarlo” alle spalle, sostenendo che molte delle sue scoperte non sono credibili…in fondo fu davvero una gara senza esclusione di colpi quella che si scatenò in quegli anni in Europa tra gli studiosi, tutti speranzosi di tradurre per primi i geroglifici.

“…noi europei siamo soltanto dei Lillipuziani, e nessun popolo antico o moderno ha concepito l’arte dell’architettura in una scala tanto sublime, vasta e grandiosa quanto gli antichi egizi…”

Parlando di questo periodo storico, naturalmente emerge la politica francese e in particolare la figura di Napoleone, la cui vita di Champollion è strettamente legata…inanzitutto va ricordato che senza la campagna d’Egitto del 1799 fortemente voluta da Bonaparte, i francesi non avrebbero mai scoperto la famosa “Stele di Rosetta” una stele di granito datata 196 a.c ,
dove per la prima volta si legge un’iscrizione suddivisa in tre parti: geroglifico, demotico (la lingua egizia usata prima del copto) e greco antico… sarà proprio questa stele ad aiutare  Champollion nella sua ricerca per la comprensione dei geroglifici.

“Non mi stanco di ripeterlo: l’arte egiziana deve soltanto a se stessa quanto ha prodotto di grande, puro e bello…”

Se la prima parte è particolarmente accademica, piatta e un po’ noiosa; al contrario, nel momento in cui Champollion inizia a comprendere e decifrare i geroglifici e decide di verificare personalmente se la sua scoperta sia attendibile, partendo per l’Egitto…ecco che finalmente emerge l’avventuriero nascosto in lui!
Trovarsi davanti a quelle meraviglie dopo aver passato anni a studiarle sui libri, scoprire che le sue teorie sono esatte e vedere coi propri occhi ciò che fino a quel momento ha solo sognato… gli danno una carica inesauribile e così decide di visitare tutti i siti archeologici più importanti dell’Egitto:Dendera, Tebe, Luxor, Karnak… traducendo, trascrivendo dati e cercando di raccogliere più informazioni possibili, con la speranza di continuare e completare le sue ricerche, una volta tornato in patria.
Tutto questo, però, a discapito della sua salute.

“...infine mi recai nel palazzo o meglio nella città  dei monumenti, a Karnak. Qui apparve davanti ai miei occhi tutta la magnificenza dei faraoni, quanto di più grande e di più splendido gli uomini hanno immaginato e realizzato. Tutto quello che avevo visto a Tebe, tutto quello che avevo ammirato con entusiasmo sulla riva sinistra, mi sembrò miserevole se messo a confronto con le concezioni gigantesche che mi circondavano…”

Sono davvero tante le curiosità e gli insegnamenti che ho appreso grazie a questo saggio, merito anche delle foto e dei simboli disegnati nel libro, che vengono spiegati in modo molto preciso e che per un attimo illudono il lettore di poter leggere i geroglifici.
“Le chiavi dell’Egitto” è una lettura per veri appassionati di egittologia e archeologia
e per chi come me è affascinato dalla biografia di personaggi come Champollion, le cui azioni hanno davvero cambiato la storia, lasciando anche un messaggio di speranza per coloro che non smettono mai di credere e di lottare per i propri sogni.

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