Le necessità del bene di Massimo Trifirò

Recensione di Jessica Pennini

Il periodo della Rivoluzione francese è ormai ben noto e si trovano molti libri a riguardo, ma questo fa luce su un episodio di cui non ero a conoscenza, quello del massacro delle suore di Compiègne, avvenuto durante la fase del Terrore. 

Questo libro si articola in tre parti, caratterizzate dal dialogo tra la Madre Therese, priora di Compiègne e Antoine Fouquier – Tinville, il Pubblico Accusatore del Tribunale rivoluzionario, e in ogni riga si percepisce quel sentimento di fanatismo religioso che opera il male mascherandolo come una sorta di bene, necessario per la società. 

Nella prima parte inizia l’incontro tra Tinville e la Priora, in cui lui non solo la obbliga ad assistere alla decapitazione delle sue consorelle ma, con grande freddezza, inizia a raccontare come tutto quello spargimento di sangue sia necessario alla causa dei rivoluzionari. 

“Una punizione cruenta è la sola che possa soddisfare appieno il desiderio di perfezione”. Una frase, questa, che, per quanto drammatica, sintetizza il pensiero dell’uomo. Tuttavia Tinville è ben cosciente del fatto che le religiose non potessero rappresentare alcun pericolo, ma è per lui l’unica soluzione firmare la loro condanna a morte perché esse non hanno accettato di rinunciare alla fede. 

“I capi di imputazione che stanno per condurre le vostre consorelle, e tra poco anche voi, alla ghigliottina, signora, sono il frutto della demonizzazione dei tempi, della perversione della ragione. Ma innanzitutto della follia della legge.” 

Una legge perversa, diabolica, che lascia ampio spettro per lanciare accuse contro chiunque faccia o anche solo pensi qualcosa di ” sbagliato”, un modo quindi per condizionare il popolo a non alzare la testa, se volevano conservarla sul collo. 

Dunque agivano “assassinando, non solo il corpo, ma anche l’influenza della mente dei potenziali avversari ideologici.” 

Durante questo dialogo, Madre Therese rimane sempre ferma sulle sue convinzione, ribatte do con dignità e sostenendo la superiorità della fede su qualsiasi altra azione, tuttavia l’Accusatore, nonostante in certi momenti dia ragione alla donna, rimane anch’esso fermo sulle sue motivazioni, asserendo che “una fede si può sempre sostituire con un’altra, molto più malleabile per i dominatori”. Anche questa è una frase decisamente attuale, a conferma che la Storia continua sempre a ripetersi, seppur in altri modi e in luoghi diversi. Personalmente ho trovato questo dialogo straziante, soprattutto in alcuni passi, ma ho ammirato la forza e l’umiltà della madre superiora, rimasta a testa alta nonostante le umiliazioni subite. 

Nella seconda parte, l’autore traccia in modo breve e conciso i caratteri generali di quegli anni così particolari per la Storia di Francia, lasciando anche spazio alla descrizione della morte di Re Luigi XVI, a cui il sovrano andò incontro con dignità. 

“Colui che ormai non era più un re, che tra poco non sarebbe più nemmeno stato un essere umano, ma soltanto una carcassa sanguinolenta esposta impudicamente agli sguardi di migliaia di persone, venne condotto in Piazza della Rivoluzione in carrozza, scortato da millecinquecento uomini della Guardia Nazionale”. 

Questo è un passo che mi ha colpita molto, ho provato a immaginare cosa stesse pensando Luigi in quel momento, a come potesse sentirsi ritrovandosi a vivere un momento storico che ne aveva decisamente stravolto il destino. 

L’ultima parte è invece dedicata alla “legge dei sospetti”, quella secondo cui chiunque abbia idee differenti debba essere condannato a morte per non minacciare l’autorità di coloro che hanno il potere.

“È questo il destino dell’uomo, l’eterna missione del Potere che incarna l’idea in maniera assolutistica e che quindi non può tollerare che esistano teste che macinino in libertà differenti opinioni…. Giacché le superiori necessità del Bene assoluto giustificano anche l’uso disinvolto e impietoso degli strumenti del Male.” Un modo di pensare che giustifica qualsiasi azione, se compiuta per un certo ideale, un modo di agire per cui conta solo il fine da raggiungere, ma non le atrocità compiute per arrivare ad esso. 

È stata una lettura molto interessante, che mi ha permesso di approfondire l’argomento della Rivoluzione Francese da un altro punto di vista, ma che lascia, a mio avviso, spunti di riflessioni che sono ancora oggi attuali.

La decapitazione delle suore del monastero di Compiègne durante il periodo del Terrore della Rivoluzione Francese e il dialogo tra la Priora e il Grande Inquisitore Fouquier-Tinville. Un esempio del fanatismo ideologico che ha imperversato e imperversa nel mondo, del Male che transita attraverso l’ambiguo esercizio del Bene, con la consolazione dell’insegnamento di Cristo.

  • Editore : Nepturanus (6 agosto 2020)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 48 pagine
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