L’enigma da Vinci. Chi era Maria Maddalena? di Alessandro Giunti

Amboise, 2 maggio 1519: Leonardo Da Vinci muore al cospetto del re di Francia, lasciando ai posteri l’eredità di un segreto nascosto nelle sue più importanti opere, il Cenacolo e la Gioconda. Il libro racconta la storia di un enigma che affonda le radici nella religiosità egizia, per consolidarsi, nei primi secoli della cristianità, in una verità ritenuta scomoda e perciò da occultare; se riportata alla luce, però, cambierà per sempre il nostro modo di vedere il mondo, come già avvenne per il più grande personaggio del Rinascimento europeo. E voi siete pronti per un cambiamento di prospettiva?

Copertina flessibile: 70 pagine
Editore: Pluriversum (7 novembre 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8885751717
ISBN-13: 978-8885751712

 

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Recensione a cura di Claudia Renzi

L’enigma da Vinci di Alessandro Giunti è un libro snello, ben scritto, che ha l’intento di riassumere, elencandole brevemente, teorie più o meno note sull’identità e il ruolo di Maria di Magdala.
L’autore mostra di essere a conoscenza di alcuni dei più dibattuti misteri che ruotano attorno alla sua figura e non solo, e comincia il suo excursus dai Templari, il cui ordine fu soppresso da Filippo IV il Bello re di Francia – terra che sembra essere particolarmente legata al culto della Maddalena, che nei Vangeli apocrifi è presentata alla pari degli altri apostoli (tanto che il futuro San Pietro era geloso di questa “prediletta” di Gesù), in quanto una leggenda vuole che lei, assieme a Giuseppe d’Arimatea ed altri seguaci, vi sia approdata poco dopo la morte di Gesù. Secondo tale leggenda, Maria di Magdala sarebbe stata incinta al momento dello sbarco: da lei sarebbe discesa la stirpe dei Merovingi, e il Santo Graal sarebbe stato dunque in realtà non un oggetto – né la coppa in cui Gesù bevve il vino durante l’Ultima cena né il recipiente nella quale Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue sgorgato dal corpo di Cristo sulla croce – ma letteralmente un’eredità genetica.
Dunque la Francia al centro di un grande enigma: Francia la cui capitale è anch’essa ricettacolo di leggende, a cominciare dal suo attuale nome: la romana Lutezia sarebbe oggi “Parigi” in omaggio a Iside, la grande dea egizia, sorella e sposa di Osiride: Iside, par Isis. Il culto della Maddalena si sarebbe poi sovrapposto e intrecciato a quello della dea, a sua volta all’origine del culto delle cosiddette Madonne nere.
A Parigi trovò tragico esito la parabola dei Templari: infinita la bibliografia su di loro e sulla fine del loro ultimo gran maestro, Jaques de Molay, e sull’anatema che lanciò mentre bruciava sul rogo. Quel che sottolinea l’autore è che i Templari sarebbero stati custodi di uno scottante segreto, e questo, più che la loro favoleggiata ricchezza, avrebbe portato Filippo IV e Clemente V (francese anche lui) a sterminarli. Alcuni di loro però sarebbero riusciti a fuggire per mare per approdare dapprima in Inghilterra (e forse in America) e avrebbero continuato a esistere, sotto forme diverse fino ai nostri giorni portando avanti questa conoscenza proibita.
Alla Francia sono legate anche le vite di due artisti su cui pure molto si può speculare: Leonardo da Vinci e Nicolas Poussin.
L’autore non si addentra in descrizioni dettagliate di alcune loro enigmatiche opere, ma getta le basi per dei vivaci dibattiti: nell’Ultima cena, sulla falsa riga di teorie postulate anni fa, egli insinua ci sarebbe rappresentata Maddalena al posto di Giovanni. In verità, uno storico dell’arte può spiegare che San Giovanni è SEMPRE rappresentato glabro, quindi nessun mistero né messaggio eretico targato Leonardo, in questo caso: Leonardo si basò per il Cenacolo proprio sul Vangelo di Giovanni (tra l’altro si è dimostrato molto più ligio alle Scritture di molti suoi colleghi: ad esempio non disegnò le aureole per il semplice fatto che in quel momento i commensali NON erano ancora santi!) e il coltello in mano a Pietro (sulla sx) allude all’orecchio che l’apostolo mozzerà a Malco poco dopo, durante la cattura di Gesù nell’orto del Getsemani; secondo Giunti il coltello non si vedrebbe, e non sarebbe possibile quindi definire bene di che oggetto si tratti, essendo l’affresco di non facile lettura, ma basta osservare le copie fatte da vari allievi e seguaci (uno per tutti, Giampietrino) quando ancora il dipinto era in perfette condizioni, e il presunto mistero è presto risolto: Pietro tiene in mano proprio nient’altro che un coltello.
Parlando di Leonardo non si può non citare il più enigmatico dei suoi quadri: Giunti ipotizza che l’effigiata a tutti nota come la Gioconda non sia Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, ma rappresenti un cripto ritratto di donna ideale, ovvero – il passo è breve – Maddalena… tanto che nel Cenacolo il giovane Giovanni presenta, a suo giudizio, somiglianza con la Gioconda (p. 58).
Francia terra di misteri: non si può non parlare di Rennes le Château. Anche qui tutto ruota intorno ad un presunto, inconfessabile segreto scoperto per caso dal curato di campagna Berengere Sauniere divenuto, da quel momento, incredibilmente ricco: si narra che avrebbe rinvenuto in una colonnina visigota della sua bizzarra chiesa dei documenti antichissimi che rivelavano non si sa bene cosa. E tuttavia, doveva essere qualcosa di tanto clamoroso e imbarazzante per la chiesa da pagarne il silenzio…. Molte stranezze a Rennes in effetti, a cominciare dal messaggio di benvenuto: Terribilis est locus iste (Genesi, 28; 17), frase che in realtà compare spesso sugli ingressi delle chiese (decine in Italia), poiché allude alla Casa di Dio… Forse il parroco di Rennes aveva scoperto l’ubicazione di una tomba, e qui entra in ballo Poussin: nel suo quadro Et in Arcadio ego (In Arcadia io….) del 1639 le figure in raccoglimento attorno proprio ad una tomba stanno forse indicando, per chi sappia decifrare i loro gesti, l’ubicazione di qualcosa di speciale: magari l’esatto luogo di sepoltura di qualcuno di estremamente importante?
E se il pittore avesse voluto indicare che, in realtà, colui che vi è sepolto appartenesse a un altro mondo, a un mondo celeste? (p.46) Addirittura, il sepolcro di Cristo? (p.47). La donna sarebbe allora una vedova: vedova come Iside e, secondo alcuni, come Maddalena.
L’autore non cita il precedente (1630) quadro, sempre di Poussin, di analogo tema e certamente legato all’altro, ma solo la versione di Guercino ma, in conclusione, Giunti ci offre alcune di queste Ipotesi peregrine (p. 62) come spunto di riflessione, per approfondimenti e dibattiti, con uno stile pulito, che si legge con grande facilità.

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2 Risposte a “L’enigma da Vinci. Chi era Maria Maddalena? di Alessandro Giunti”

  1. La Regola dei Templari fu approvata e riconosciuta da Papa Onorio al Concilio di Troyes (1128). Non fu quindi “creata” dalla Chiesa, in quanto già preesistente.
    Papa Clemente V, con la bolla “Vox in excelso”, nel 1312 dichiarò sciolto l’Ordine, ma in realtà non poteva decretarne l’estinzione ma solo, appunto, la revoca del riconoscimento. Tanto meno poteva “sopprimerlo” Filippo il Bello!

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