L’incubo di Hill House – Shirley Jackson

Trama
Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice – e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l’esperimento paranormale in cui l’ha coinvolta l’inquietante professor Montague. È la Casa – con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole – a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.

Recensione

Se vi aspettate un romanzo horror classico non è il libro che fa per voi, troverete le atmosfere cupe e quelle tendenzialmente gotiche e sentirete la paura ma quella più sottile, che sa attraverso un vento gelido insinuarsi sotto la pelle.

Prima di parlare di “L’incubo di Hill House”, forse è bene capire chi è l’autrice. Shirley Jackson è stata una giornalista e scrittrice statunitense vissuta tra il 1916 e il 1965. La sua situazione familiare, il suo rapporto conflittuale con la madre che l’ha definita anche “aborto mancato” immaginate come possano aver influito sulla sua psiche. I suoi libri ne sono la “muta” testimonianza, “L’incubo di Hill House” è un romanzo psicologico.

E ora.. benvenuti a Hill House e ora che state per entrare sapete già che questa casa è stregata, abitata da oscure presenze.

“nessun organismo vivente potrebbe conservare a lungo la sanità mentale in condizioni di realtà assoluta”

Siete sicuri di voler entrare? un nero e pesante cancello chiuso da un pesante lucchetto vi separa da lei. L’oscurità  per ottant’anni è rimasta tale nel silenzio di alcune nere colline, discrete testimoni di chiunque abbia deciso, di sua spontanea volontà, di raggiungere Hill House.

La protagonista, se c’è una protagonista che non sia la casa, ma di questo vi lascio il dubbio, l’ho identificata in Eleanor. Una giovane problematica, dalla psicologia contorta. Nella sua sofferenza e nelle esperienze psichiche che ha vissuto in passato c’è la soluzione.
Mi piacerebbe porle questa domanda: “Eleanor, cosa ci diresti di Hill House?” e lei risponderebbe: “Io sono la casa, la casa mi ha chiamato, mi ha scelta.”

L’autrice credo che cerchi nelle pagine di descrivere i pensieri contorti di una mente, le paure di non essere all’altezza, di non essere accettati, di non essere nessuno. Eppure le donne che si avvicendano sulle scene hanno tutte, ognuna con caratteristiche differenti, una sorta di grande ego.

“Posso voltare di fronte a questo cancello e andarmene, e nessuno potrebbe darmi torto. Tutti hanno il diritto di scappare!”

Già, è un attimo, un solo infinitesimo attimo quello che porterà alla scelta!
Ora siete dentro la casa, ora dovrete avere paura. Credete ai fantasmi? Alla fine nessuno spirito ha mai fatto del male a un essere umano, siamo noi a farcelo.
Sentite le voci? Sono ritornelli nella vostra testa. Vorreste fuggire, ma non potete, dovete ancora sentire queste storie, sentire i brividi gelidi, aprire le porte e poi ritrovarle chiuse.
Il male lo sentite, è il luogo a raccontarvelo.

“Voglio stare in un posto dove possa sentire di appartenere a qualcuno”

La scrittura è particolare, a volte sembra di confondere i pensieri di un personaggio con quelli di un altro, sembra un incubo dal quale non si può uscire, si vorrebbe lasciar perdere questo viaggio, ma si vuol sapere chi sono, cosa vogliono, cos’è questa casa.
E’ un romanzo che sa di follia! Forse è proprio questo il terrore, ciò che abbiamo dentro e non sappiamo vedere.

non si sa mai cosa si desidera sino a quando non lo si vede chiaramente”


a cura di Sara Valentino

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