L’isola misteriosa di Jules Verne

Nel 1865, pochi mesi prima della fine della guerra civile americana, alcuni nordisti prigionieri dei Confederati riescono a fuggire: è loro intenzione raggiungere le linee dell’esercito unionista, ma una violenta tempesta li spinge fuori dai confini degli Stati Uniti, e dopo alcuni giorni in balia delle forze della natura approdano su un’isola sconosciuta e disabitata, lontana da ogni forma di civiltà. Imparano a sopravvivere e grazie alle conoscenze scientifiche di Cyrus Smith, uno dei membri del gruppetto, riescono a far fruttare la terra e a creare le condizioni più agevoli possibile, in attesa che una nave di passaggio li riporti nel loro Paese. Il loro soggiorno forzato sull’isola si protrae per tre anni, durante i quali devono affrontare molte difficoltà, e spesso in loro aiuto interviene una presenza invisibile, della quale si rendono conto ma che appare inafferrabile. Anche il messaggio in una bottiglia che trovano sulla spiaggia un giorno è opera della stessa presenza, e li porta a conoscere uno strano personaggio, che rivela di essere stato un pirata abbandonato per punizione su un’isola vicina alla loro. Questo individuo, un inglese di nome Ayrton, all’inizio selvaggio e schivo, in preda ai rimorsi per le sue malefatte, incontra comprensione e solidarietà soprattutto in Cyrus Smith, che gli concede fiducia e ne viene presto ripagato. Gli ex compagni di avventure di cui Ayrton era stato complice lo catturano e tentano inutilmente di costringerlo ad aiutarli nel loro piano di impadronirsi dell’isola ma Ayrton viene liberato ed essi vengono trovati morti sulla spiaggia. Davanti a questo episodio, la presenza di una persona ignota e potente appare ormai certa. Qualche tempo dopo i naufraghi vengono convocati in un luogo misterioso, e capiscono di trovarsi infine al cospetto di colui che li aveva sempre aiutati, e che ora sta per morire: un principe indiano, che anni addietro a bordo del suo sottomarino, Nautilus aveva seminato il terrore: Il capitano Nemo. Ora, invecchiato e solo, è profondamente cambiato, e negli ultimi anni di vita ha voluto fare del bene ai suoi simili. Al corrente di un terribile segreto che riguarda l’isola, li avverte di andarsene più rapidamente possibile, presto l’isola scomparirà. Il capitano Nemo muore poche ore dopo il colloquio, e i naufraghi sfuggono miracolosamente a una tragica fine quando una esplosione vulcanica fa inabissare l’intera isola.

Recensione a cura di Maria Cristina Cavallazzi

Fu l’esperienza realmente avvenuta, di Alexander Selkirk, il quale trascorse da solo ben quattro anni su un’isola deserta, a ispirare il mito del naufrago in grado di sopravvivere nonostante le avversità, ed è probabile che Daniel Defoe abbia tratto da questa vicenda molti degli elementi che gli consentirono di scrivere il suo famosissimo romanzo “Robinson Crusoe”. Defoe fu il primo, ma non il solo, ad attingere a questa inesauribile miniera di avventure, gesta eroiche, drammi, e talvolta anche qualche momento di serenità. Uno dei numerosi autori di romanzi appartenenti al medesimo filone fu Jules Verne che scrisse “L’isola misteriosa”, un’ avvincente storia d’avventure che pur essendo del tutto “autonoma” in realtà appartiene a una trilogia, comprendente “Ventimila leghe sotto i mari” e “I figli del Capitano Grant”. Da ognuno di questi due primi romanzi Verne trasse un personaggio di grande impatto emotivo, e affidò a entrambi il compito di svolgere in “L’ Isola misteriosa” una doppia funzione; da una parte, quella di arricchire lo svolgimento della vicenda e di aumentare il numero piuttosto esiguo dei protagonisti, dall’altra di costituire un aggancio con le storie precedenti. Abilissimo a dosare sapientemente i colpi di scena, Verne fa entrare il lettore in confidenza con Cyrus Smith e i suoi compagni, prigionieri nordisti durante la guerra di Secessione americana, e attraverso di loro gli fa vivere la loro esperienza, e il susseguirsi di emozioni che essi hanno sperimentato, dall’ardimentosa fuga a bordo di una mongolfiera fino al naufragio e alla temuta morte di Smith, salvato da una misteriosa figura che alla fine si scoprirà essere il capitano Nemo, il crudele protagonista di “Ventimila leghe sotto i mari”. Ora, scomparso dalla faccia della terra, ma vivo, solo, e invecchiato, ha cessato di odiare i suoi simili, e benché in incognito, starà vicino al gruppetto di americani venendo in loro aiuto quando necessario, e arriverà perfino a salvare in un paio di occasioni un altro personaggio chiave, questa volta appartenente a “I figli del capitano Grant”, ossia il pirata, Ayrton, che era destinato a espiare le sue colpe in attesa che la sua nave ripassasse a prenderlo dopo tanti anni. Ayrton è inglese, il Capitano Nemo odiava gli inglesi con tutto se stesso, ne ha uccisi a decine, ha fatto colare a picco una loro nave, nondimeno la sorte di Ayrton lo ha colpito e per la prima volta dimentica i suoi antichi rancori. Rappresenta il “mistero” dell’isola, e ancora poco prima di morire farà qualcosa di importante per coloro che ci vivono. Ciò che maggiormente colpisce in questi personaggi, e particolarmente in Cyrus Smith che rappresenta il capo del gruppo, è la loro natura. In qualsiasi vicenda c’è sempre la figura buona, sensibile, generosa, e c’è quella cinica, egoista, anche violenta, ciò che conta è il ruolo che queste figure hanno, la letteratura ci ha abituato a vedere spesso le figure più negative in ruoli da protagoniste, come se il loro essere ciniche o disoneste fosse un merito, e ciò avviene sempre più spesso. Nel romanzo “L’Isola misteriosa” non esiste tutto questo. I protagonisti sono figure rasserenanti, Cyrus Smith è autorevole ma comprensivo e aperto al dialogo, Ayrton, pentito e addolorato per il male fatto, è disposto a correre qualsiasi rischio per ricambiare la fiducia che gli altri gli dimostrano. E anche il capitano Nemo, quando finalmente l’autore ce lo fa incontrare, è un uomo anziano e malato, vive, sì, in mezzo ai lussi, ma questo non indispone, né appare sinistro, come se si avesse a che fare con una figura inquietante. Filtrata dalla commozione degli altri personaggi, che capiscono come siano sul punto di perdere l’unico amico che avevano, la figura del capitano risulta commovente, e anche chi ricorda le sue imprese a bordo del Nautilus è portato a “perdonarlo”. Eppure, nonostante tutte queste caratteristiche, “L’Isola misteriosa” non è un romanzo “sdolcinato”, è ricco di suspence, di avvenimenti, e anche di punte drammatiche. Ma, dove e quando è necessario, Verne sa trovare nei suoi protagonisti qualità umane che ce li fanno sentire “amici”.

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