Lo stendardo di Giove di Emanuele Rizzardi

Recensione di Alice Ortega

Il IV secolo è un periodo storico molto movimentato e affascinante. L’Impero Romano dopo essere arrivato allo zenit nel II secolo, sta lottando per la sua stessa sopravvivenza in una fase nella quale il pericolo rappresentato dalle minacce esterne risulta essere non meno insidioso degli aspri confronti interni: il principale di questi elementi di tensione interna è sicuramente rappresentato dal confronto scontro tra il cristianesimo e le religioni tradizionali, nel percorso che dall’editto di Milano, nel 313 d.C., porta a quello di Tessalonica, nel 380 d.C.

Ne “Lo stendardo di Giove” incontriamo subito Brigantia, somma sacerdotessa gallo-romana, ormai anziana, forse una delle ultime devote agli antichi dei, celebrare un rituale mentre attende il figlio Dagomaro di ritorno dalla battaglia. È proprio lei che ci narra, attraverso i diari di Arbogaste e di Nicomaco Flaviano, le vicende di cui è stata spettatrice, dalla morte di Valentiniano al trionfo definitivo del cristianesimo manu militari.

La narrazione è vivace grazie all’alternarsi di due coppie di amici: Nicomaco Flaviano e Simmaco, che ci riportano il punto di vista dei romani, da una parte, e dall’altra Eugenio e Arbogaste che si muovono dal cuore dell’Impero d’Occidente e ci raccontano le vicissitudini dei fedeli agli antichi dei, che approfittando della mancanza di un imperatore, cercano di ritrovare il loro posto nel mondo e di porre un freno al dilagare dei cristiani. 

L’autore dà corpo e anima a questi personaggi storici di cui si sa pochissimo, e riesce a presentarceli come uomini veri, con le loro passioni, i loro entusiasmi, ma anche la loro confusione in quei tempi incerti e le loro illusioni, che purtroppo verranno presto frustrate dalla storia e da un imperatore come Teodosio, poco incline al dialogo né tantomeno alla mediazione, deciso a fare piazza pulita dei suoi avversari; anche a costo di indebolire l’impero per via delle lotte intestine, mentre sarebbe servita la massima coesione delle forze e menti migliori, per fare fronte alle minacce esterne: in primo luogo sul confine renano e poi tracio-danubiano, a maggior ragione dopo il disastro di Adrianopoli. 

D’altra parte, bisogna dire che è doloroso leggere dell’intolleranza dei cristiani del tempo; viene da chiedersi come mai non abbiano trovato spazio figure più moderate, come fu ad esempio l’imperatore Flavio Claudio Giuliano, che fino a pochi anni prima aveva saputo mantenere l’equilibrio tra le varie fazioni esercitando la tolleranza verso le diverse religioni dell’Impero, una delle caratteristiche grazie alle quali questa grande potenza del passato era riuscita ad unire tanti popoli sotto una stessa bandiera; tale orientamento, che si era esplicitato formalmente con l’Editto di Milano promulgato da Costantino, a dire il vero avrebbe dovuto essere l’atteggiamento più consono anche ai cristiani. Persino la figura di Sant’Ambrogio ne esce penalizzata rispetto all’idea corrente di questo personaggio; d’altra parte, non bisogna dimenticare che fu innanzitutto un soldato.

Detto questo, il romanzo è molto interessante per chi volesse conoscere questo periodo storico, con tutte le sue contraddizioni e i suoi lati oscuri; è bella l’idea di rappresentare i personaggi in modo così umano e senza filtri, anche se a volte si sconfina un po’ nella banalità; specialmente nel personaggio di Brigantia, mi sarebbe piaciuto vedere un tocco di mistero in più, un respiro epico maggiore. 

Concludendo, un romanzo interessante che ci mostra alcuni aspetti della nostra storia da un punto di vista diverso, contribuendo così a costruire un quadro più completo di questo periodo storico che sarebbe importante conoscere meglio, anche per i suoi richiami all’epoca che stiamo vivendo. Pungente.

Anno 392: l’Impero Romano è funestato dalla pressione dei barbari oltre il confine e da terribili lotte interne tra le forze pagane e l’astro nascente del potere cristiano. I conflitti religiosi sembrano essere il centro di un’importante svolta quando l’imperatore Teodosio dichiara la messa al bando di tutti gli antichi culti, ponendo il cristianesimo come l’unica religione ammissibile.
Mentre i templi e i luoghi di potere dei pagani vengono chiusi, un gruppo di senatori decide di opporre resistenza.
Approfittando dell’improvvisa morte di Valentiniano, il sovrano d’Occidente fantoccio di Costantinopoli, i congiurati prendono il potere a Roma ed ottengono il supporto del magister Arbogaste, che comanda le legioni della Gallia; al suo fianco c’è Flavio Eugenio, uomo di palazzo di fede cristiana, ma dalle posizioni tolleranti, che rappresenta l’ultima speranza nell’imminente guerra contro Teodosio, in un crescendo di intrighi che porterà i pagani a dare un’ultima battaglia per la libertà nella gelida valle del fiume Frigido.

  • Editore ‏ : ‎ Assobyz; 1° edizione (30 maggio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 422 pagine
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