Lo Stradivari perduto di John Meade Falkner

Nel 1842, come ogni giovane di belle speranze proveniente da Eton, John Maltravers frequenta l’Università di Oxford, iscritto a uno dei più antichi college inglesi, il Magdalen Hall. Nelle ore libere dagli studi coltiva la sua grande passione: la musica. Valente violinista, si esercita spesso nel suo appartamento, accompagnato al pianoforte da William Gaskell, studente al New College ed eccellente pianista. In una notte insolitamente calda, quando Gaskell ha appena lasciato il Magdalen Hall, sfogliando gli spartiti lasciati sul tavolo dall’amico, John è attratto da una copia manoscritta di alcune suite, redatta a Napoli nel 1744. Seguendo uno di quei misteriosi impulsi che sfuggono al controllo della ragione, posa lo spartito sul leggio, toglie il violino dalla custodia e comincia a suonare l’Areopagita, l’unica suite del libro che ha il pregio di un titolo. Alle battute iniziali di un’aria piena di brio, sente dietro di sé un cigolio proveniente da una vecchia poltrona di vimini. Un po’ divertito, un po’ seccato, senza volgere lo sguardo, conclude l’aria, chiude lo spartito e va a dormire. Qualche tempo dopo, alle prime luci dell’alba di una notte insonne – sotto l’effetto esaltante dell’incontro serale con la bella Constance Temple – dopo aver suonato con incomparabile slancio l’inizio della suite, attaccando di nuovo quell’aria, John riavverte quel rumore sinistro, seguito stavolta da una sensazione inconsueta e sconvolgente…

Link d’acquisto

Copertina flessibile: 153 pagine
Editore: Neri Pozza (15 settembre 2016)
Collana: I Neri
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8854513091
ISBN-13: 978-8854513099

Recensione a cura di Sara Valentino

Mi capita spesso di segnare libri che potrebbero essere di mio interesse, è il caso proprio di questo romanzo che avevo in nota da tempo, ma in questo periodo ho deciso che era giunta la sua ora.. detto così sembra quasi demoniaco, in effetti scoprirete che c’è qualcosa di raggelante e sinistro in questo libro.

Prima di raccontarvi un po’ la storia e gli approfondimenti che mi ha spinto a fare, vorrei dirvi delle sensazioni che ho provato leggendolo. Potrei in qualche modo dire che si avvicinano a due romanzi, capolavori della letteratura, che ho apprezzato molto nel corso della mia vita di lettrice: Dracula, il celebre gotico del terrore di Bram Stoker e l’altrettanto inarrivabile Ritratto di Dorian Gray del grande Oscar Wilde. Parlo di sensazioni simili che rilascia la lettura, di atmosfere gotiche che tanto mi appassionano, di quel velato terrore strisciante che si annida ai lati della psiche, che alcuni sentono più di altri.

Iniziamo con il fare un passo indietro e scoprire cos’è uno Stradivari, che per me non era così scontato. Antonio Stradivari, Antonius Stradivarius, noto liutaio italiano vissuto tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento che fu uno dei migliori costruttori di strumenti a corde, tra cui il violino. Strumento che è uno dei protagonisti, anche dai risvolti sinistri, di questa bella storia.

Siamo nel 1842, in piena epoca Vittoriana, che è protagonista indiscussa tra le pagine, partendo proprio dalla stupenda copertina. L’autore è stato un poeta e romanziere vissuto tra il 1858 e il 1932. La vicenda si svolge principalmente in Inghilterra, nella prestigiosissima università di Oxford dove, John Maltravers studia.

“Mentre lo faceva avvertì di nuovo un cigolo della poltrona di vimini, e sentì distintamente i rumori che farebbe una persona seduta nell’alzarsi in piedi”

La storia è una storia familiare, il vissuto di una famiglia intorno a eventi del tutto inspiegabili. Il ritrovamento di un manoscritto e di una musica dal titolo “Areopagita”, è il cardine da cui poi prende avvio la narrazione di inquietanti eventi, dallo scricchiolio di una sedia durante l’esecuzione della musica a ben più importanti manifestazioni surreali.

“Dapprima fu quel sentimento vago, che tutti spesso abbiamo avvertito, di non essere soli. Non smise di suonare, e nel giro di pochi secondi l’impressione che nella stanza fosse presente qualcun altro divenne così forte che ebbe realmente paura di voltarsi a guardare”

Quale sarà la ragione e il legame che attrae questa presenza? La musica ha un influsso sulle persone e questo a volte non è positivo, a volte porta a trascendere l’essere umani e a farsi trasportare da sensazioni animalesche o voluttuose, possibile che questa vibrazione delle corde di violino abbia risvegliato il male? Alcuni simboli sono ricorrenti, nella galleria dei musicanti vi era  lo stesso blasone trovato sul manoscritto ritrovato.

“Domandiamoci piuttosto che cosa può significare questa figura, e chi sia l’uomo che mi appare in questo modo. Non posso spiegarti perché la sua figura mi ispiri tanto ribrezzo. So solo che in sua presenza avverto la sensazione di trovarmi faccia a faccia con una malvagità abissale, ripugnante”

Gli eventi porteranno John a Napoli, saremo con lui testimoni di una città meravigliosa che non nasconde alcuni culti e atmosfere pagane. Una maledizione forse, una possessione, presenze che consumano John, lo rendono dimentico della famiglia, degli affetti. Sulle tracce di un uomo vissuto a tra Londra e L’Italia, precisamente Napoli, un uomo che pare essere l’artefice dei manoscritti musicali, scomparso nel 1752, John si inabissa nell’oblio e scoprirà una realtà sconvolgente. Le meravigliose Celle di Iside, la stupenda Posillipo fanno riemergere pezzo per pezzo il senso delle vicende che hanno resto talmente uniti John e la presenza da avere un rapporto esclusivo.

“Secondo i filosofi e i teologi medievali il male è, nella sua essenza, talmente orrendo che, se la mente umana riuscisse ad averne piena coscienza, nel contemplarlo morirebbe”

 

 

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