L’ombra di Caterina – Marina Marazza

«Oggi è festa. Nella chiesetta del borgo battezzano il mio bambino. Io non ci potrò essere, ufficialmente: devo stare nascosta.» Comincia così il racconto di una donna che la Storia ha a lungo dimenticato: Caterina, la madre di Leonardo da Vinci. Giovane popolana, sedotta dal notaio ser Pietro da Vinci, Caterina rimane incinta di un figlio che non potrà allevare: lo allatta, ma le viene tolto dalle braccia per essere cresciuto nella casa paterna. Il suo bellissimo bambino potrà godere di molti più agi, certo, ma rimarrà sempre un bastardo: non erediterà né titoli né proprietà e dovrà vivere solo del suo ingegno. Anche la vita di Caterina non sarà facile: l’accusa di stregoneria, il matrimonio con un ex soldato di ventura, cinque figli da crescere, e sempre il rimpianto per quel primogenito perduto che può vedere solo da lontano. Leonardo si trasferisce a Firenze, entra nella bottega del Verrocchio, manifesta ingegno e talento al di là di ogni previsione, ma si trova macchiato da un’accusa di sodomia. Meglio partire per una città più grande, più libera, piena di opportunità, la Milano degli Sforza. Madre e figlio sono destinati a non rivedersi mai più? O Caterina potrà riunirsi a Leonardo, coronando il sogno di stargli vicino, che ha dato luce e senso alla sua intera vita?

Copertina flessibile: 432 pagine
Editore: Solferino (2 maggio 2019)
Collana: Narratori
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8828201851
ISBN-13: 978-8828201854

Recensione a cura di Sara Valentino

Marina Marazza è una scrittrice di romanzi storici davvero eccezionale, l’ho potuto constatare anche nei precedenti che ho avuto il piacere di leggere, ha il dono di trasporre il lettore all’interno della storia.

“L’ombra di Caterina” è un romanzo che, diversamente dai molti scritti quest’anno in onore di Leonardo e per commemorare il cinquecentenario della sua morte, ci parla di lui attraverso gli occhi di una madre, quella che potrebbe essere stata la sua.

Leonardo, si sa, è nato da Ser Piero da Vinci, notaio di Vinci, ma la madre è incerta. Presumibilmente potrebbe trattarsi proprio di Caterina Buti del Vacca, delle cui vicende ci narra l’autrice in questo romanzo.

Come la stessa autrice spiega nelle note, si tratta di una storia romanzata su basi storiche vere e salde, riempiendo solamente i buchi con un pizzico di fantasia. La Marazza ha una conoscenza storica vastissima e questo le permette, oltre alle sue doti indiscusse di narratrice, di rendere il libro reale ai nostri occhi. Chiudere gli occhi e riaprirli, trovarsi in una locanda nel 1500, sentire odori e sapori; percorrere le vie del borgo di Vinci, vivere la vita dei contadini del tempo. Questa è una particolarità che vorrei evidenziare, è interessante leggere non solo della vita nelle corti e nei castelli ma anche quella del popolo con le loro enormi difficoltà e la forza ogni volta di rialzarsi per tornare a lavorare, ricostruire.

“E’ sempre stato il destino delle donne, quello di aspettare: chi va in guerra, chi parte per comprare o vendere merci alle fiere e ai mercati, chi va lontano per studiare o per lavorare. Gli uomini in giro e noi a casa ad attenderli. Lo sapevo che prima o poi doveva succedere. ma cercavo di non pensarci. Adesso non ci sarebbe stato il suo abbraccio al vespro a rendere più lieve tutta la giornata. Dovevo farmene una ragione”

Caterina una ragazza del borgo, invaghitasi dai bei modi di Ser Piero si incontra di nascosto con lui in un capanno, è racchiuso lì il suo mondo, ci crede forse a questo amore, ma le restano solo un paio di zoccoletti nuovi e una vita da crescere nel suo giovane grembo.

Una peccatrice insomma, guardata di traverso dalla gente del borgo e dalla sua stessa famiglia. La sua delusione, lo spegnersi di un’illusione si scontra con gli sguardi ostili con cui ora viene guardata e commiserata.

La ricca famiglia del notaio di Vinci saprà “ripagarla” per aver fatto da balia al loro primo nipote. Questo le resterà come etichetta, la balia di Leonardo. Doni in denaro, un matrimonio con Tonio, detto “L’attaccabrighe”, per strapparle quel bambino, il suo bambino. Strazio e commozione si sono impadroniti di me, immedesimata in una giovane donna, innamorata, abbandonata e madre di un figlio che non sa se rivedrà, ma che seguirà sempre almeno con gli occhi del cuore. Neppure le sarà concesso di assistere al battesimo, lo farà nascosta dissimulandosi tra le colonne della chiesa.

“E comunque lui avrebbe saputo come farsi perdonare, magari pagandosi un’indulgenza: non ero preoccupata per la sua anima immortale. Immaginavo che anche in paradiso ci fosse una nuvola privilegiata per i signori, magari profumata di ambra grigia”

Le vicende di Caterina e della sua famiglia proseguono, vi lascio naturalmente la curiosità di leggere queste avventure, senza dubbio è stata dipinta una donna meravigliosa che mi ha insegnato molto. C’è un personaggio, Tea la fattucchiera, che mi è rimasto nel cuore più di altri per un insegnamento che dovremmo fare nostro sempre:

“E se anche mi privassi di tutti i miei averi per i poveri e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità non mi servirebbe a niente”  La carità voleva dire la capacità di amare gli altri.

Caterina amerà sempre e comunque, nonostante i dolori, le avversità, le cattiverie e le ingiurie. Intraprenderà un viaggio, lo stesso viaggio metaforicamente lo facciamo noi lettori all’interno di noi stessi. Alle volte si torna indietro per capire, ma bisogna intraprendere un viaggio per andare avanti.

Il racconto di una vita dura, di una vita come tante, ma sembra assurdo pensare che la madre di un grande genio come Leonardo abbia dovuto essere solo un’ombra.

“Cercavo la musica che stava nascosta dentro la parlata diversa di quelli che incontravamo o che ci ospitavano per la notte e ci davano da mangiare e imparavo ogni momento, bevendo le cose nuove come la terra secca beve l’acqua quando finalmente piove dopo la siccità”

 

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