L’orizzonte di Aton – Francesco Grimandi

Romanzo breve – Akhenaton, il più singolare faraone che l’Antico Egitto abbia conosciuto, è morto. La regina Nefertiti incarica il generale Horemheb e il suo fido scriba Bes di indagare.

Valle del Nilo, XVIII Dinastia. Akhenaton, figlio di Amenothep III e della regina Tyi, il faraone che ha imposto in Egitto il culto di un unico dio, è morto. La sposa reale, Nefertiti, dallo sguardo ammaliatore e dal corpo conturbante, è convinta che non si tratti di un fatto naturale. Il generale dell’esercito Horemheb, assieme al fido scriba Bes, vengono incaricati di indagare. Sullo sfondo dell’inquietante capitale del regno, fatta erigere nel deserto dal faraone e battezzata l’Orizzonte di Aton in onore del nuovo dio, Horemheb dovrà dipanare il complesso intreccio che affonda le radici nelle tradizioni e nella sapienza segreta del suo popolo se vorrà scoprire il colpevole.

Francesco Grimandi, appassionato di storie e di misteri, appare con alcuni racconti nelle antologie Delos. Il suo primo romanzo storico, “Affresco Veneziano”, è presente su Amazon assieme a “Il soffio della morte”, un giallo ambientato nella Bologna del ‘300. Un suo breve noir sullo sfondo della Venezia del XVI secolo, “La riva di Biasio”, è stato pubblicato nel numero 1323 de “Il Giallo Mondadori”. Finalista al premio “GRAN GIALLO CITTÀ DI CATTOLICA” MYSTFEST 2017.

Copertina flessibile: 104 pagine
Editore: Independently published (21 dicembre 2018)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 1791771297
ISBN-13: 978-1791771294

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Recensione a cura di Sara Valentino

Akhenaton, il faraone eretico, al secolo Amenofi IV, colui che spezzò con coraggio una tradizione millenaria! Inutile dirvi che è il mio faraone preferito e proprio per via della sua eresia che portò avanti con grande passione. L’antico Egitto fu una civiltà con una religione politeista e va da sé che la classe sacerdotale, per l’innumerevole quantità di riti propiziatori e non, ebbe un notevole potere anche dal punto di vista governativo sulle masse ignoranti della popolazione.

Akhenaton con la sua idea di accentrare tutta la divinazione sul dio Aton (il sole) fece qualcosa di straordinario, forse anche una manovra politica dal momento che la reazione sacerdotale non fu favorevole. L’Egitto stava attraversando un momento di difficoltà a causa delle pressioni ai suoi confini da parte di Ittiti e Mitanni, questi ultimi particolarmente bellicosi e occorreva coesione all’interno e così fu per gli anni della sua reggenza. Vi sono anche alcune correnti per studi del XX secolo che sembrano in qualche modo ricondurre la scelta di Amenofi a problemi legati alla sua vista, ma è ben chiaro che sarebbe contro la tradizionale cultura egizia. Forse è più plausibile pensare che egli volesse accentrare il potere su di sé o comunque dare al popolo un unico riferimento.

Egli cambiò il proprio nome da Amenofi IV ad Akhenaton (piace ad Aton) che era la città di Amarna, divenuta capitale al posto di Tebe. Le notizie giunte a noi si trovano principalmente nelle “Lettere di Amarna”, un insieme di circa 380 tavolette d’argilla scritte in babilonese rinvenute, per caso, nel Medio Egitto nel 1887. Furono valorizzate da William Finders Petrie, archeologo ed egittologo inglese, nel 1891. Alla sua morte tutte le tracce furono cancellate, subì  la damnation memoriae, semplicemente sparì e fino all’ascesa al trono di Tutankhamon. Non si sa nulla della sua morte, il sarcofago è danneggiato, non si conosce il motivo, la causa, né l’anno in cui accadde.

Anche la sua successione appare velata e oscura, dunque trova il terreno fertile per il sorgere di storie e romanzi come questo di cui vi parlo: L’orizzonte di Aton.

“Akhenaton era un ingenuo. I sognatori sono pericolosi alla guida di una nazione. Si illudeva di cambiare il mondo. Ma il mondo, come è stato creato dagli dei., è fatto per rimanere costante, fino alla fine dei giorni. Che follie predicava! Aton, dio di tutti, dei poveri e dei potenti, della terra dei Due Regni…. Per la sua eresia gli ho tolto la vita e ne sono felice”

Nefertiti, l’amata regina, chiede al generale Horemheb e allo scriba Bes di far luce sulla inspiegabile morte di Akhenaton. Grimandi in una bellissima giostra ci conduce quindi ad analizzare, sondare e scrutare sin nei segreti più nascosti della corte, nessuno sarà escluso. Il ministro Ay, la regina, la concubina saranno coinvolti nelle indagini e vorranno essi stessi far luce sulla misteriosa morte del sovrano. Akhenaton amava farsi chiamare “Vivente nella verità”, si chiede dunque Horemheb se lo stesso defunto avrebbe la capacità di aiutarlo a chiarire le cause del suo trapasso. Occhi nervosi, un anello scomparso sono solo alcuni degli enigmatici segni su cui far luce.

“Come sostenevano le antiche tradizioni, le forze del bene e del male si dovevano ricomporre in un unico schema affinchè l’universo ritrovasse l’armonia”

 

 

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