L’ultima notte di Antonio Canova di Gabriele Dadati

Trama. Venezia, ottobre 1822. Al secondo piano di Palazzo Francesconi, un uomo è steso nel suo letto di morte. Si chiama Antonio Canova ed è il più grande artista del mondo. Al suo fianco è seduto il fratellastro Giovan Battista Sartori, che prova per lui un immenso amore. Ma ora ad Antonio non importa più essere confortato. Vuole rendere un’ultima confessione prima di andarsene. È così che torniamo al 1810, quando lo scultore è a corte dell’altro uomo del secolo, Napoleone Bonaparte. Diversissimi, eppure accomunati dal destino di essere rimasti ben presto orfani di padre e di non aver saputo essere padri a loro volta. Tra di loro, nucleo incandescente, Maria Luisa: imperatrice poco più che bambina, pendolo segreto in movimento tra la seduzione del potere e la difesa di una purezza impossibile. Nel suo lungo e appassionato racconto, Canova rivela al fratello la miccia che ha incendiato e distrutto le loro vite. E trova, nella compassione dell’ascolto e nel conforto del sogno, il vero seme della sua discendenza.

Recensione a cura di Cinzia Cogni

Ho iniziato a leggere ” L’ultima notte di Antonio Canova” scritto dall’autore Gabriele Dadati, pensando di immergermi in un classico romanzo ideato per celebrare uno dei migliori artisti italiani conosciuti al mondo; invece, mi sono ritrovata in una storia assolutamente inedita e originale, dove il protagonista divide “il palcoscenico” con altri due personaggi storici, anche se poco hanno a che fare col mondo dell’arte: Napoleone Bonaparte e la sua  seconda  moglie, Maria Luisa D’Austria.

Io sono Antonio Canova. E sono malato. Entrambe cose che sai e che vedi da te.”
“Sì, signore”
“Quindi ti chiedo questo: tieni maggior conto della malattia che del nome. Stando in questo letto non ha più importanza.”

Come  presagisce il titolo, il romanzo ci presenta lo scultore negli ultimi giorni della sua vita,  quando, da tempo malato e consapevole che gli rimane poco tempo su questa terra, manda a chiamare al suo capezzale il fratellastro ed ecclesiastico, Giovan Battista Sartori, con cui da sempre ha un rapporto confidenziale e speciale.
Antonio Canova sente il bisogno di confessare al fratello i peccati e i turbamenti del passato, che non hanno mai smesso di tormentarlo; nella sua vita ci sono segreti e zona d’ombra che non riguardano solo lui, taciuti per tutta la vita, forse anche a sé stesso .

“Sartori voleva impiegare il tempo per sperare. Canova voleva invece sgombrarlo dalla speranza per poterne disporre.”

Inizia così un viaggio a ritroso nell’infanzia dello scultore, che ci aiuta a comprendere chi è il vero Antonio Canova, non l’artista ma l’uomo, coi  suoi pregi e i suoi difetti; e com’è diventato poi, il “mito” che conosciamo.
La storia  si concentra soprattutto durante il suo soggiorno in Francia, quando nel 1810 Napoleone Bonaparte gli commissiona un ritratto della  moglie, ospitandolo al castello di Fontainebleau per tutta la durata del lavoro. Canova accetta, anche se l’idea di vivere a contatto con l’imperatore non lo metto certo a suo agio, senza immaginare che,  se gli eventi prenderanno per lui una piega drammatica, sarà a causa dell’imperatrice.
Il linguaggio della scultura è il nudo. Pretendere di farci scolpire con i vestiti di oggi… è come pretendere che il poeta che scrive tragedie utilizzi le chiacchere che sente per strada.”

Maria Luisa,  costretta a sposare Napoleone Bonaparte per suggellare la pace tra Francia e Austria, si ritrova sola in una corte che le è ostile e ha bisogno di qualcuno con cui parlare, di cui fidarsi, assolutamente estraneo a quel mondo.Canova, uomo colto, gentile e già maturo, come lei in quel momento straniero in Francia,  è l’unico che può esserle amico e comprenderla, per questo motivo l’imperatrice lo sceglie come confidente. Lo scultore si ritrova così, in una spirale di eventi che lasceranno in lui un segno profondo e che custodirà fino agli ultimi giorni della sua vita.

“…io sono sola e prigioniera tra pavimenti e soffitti di marmo, d’oro e di velluto, in verità circondati da sbarre invisibili. Ho accettato il mio sacrificio per l’amore che porto all’Austria. Ma dentro questo sacrificio,  devo trovare una mia salvezza. “

Con uno stile raffinato, un linguaggio colto e consono al contesto storico raccontato,  Dadati riesce a creare una storia unica nel suo genere, dove al lettore sembra quasi di spiare dal “buco della serratura” i protagonisti, rendendoli umani, fragili, in una veste nuova e molto lontana dal mito di cui sono intrisi.
È un romanzo dove l’arte e la letteratura si fondono, dove la passione nelle sue diverse sfumature emerge, che non si limita a considerare un solo punto di vista, ogni personaggio infatti, si racconta, ha una sua visione dei fatti, una sua verità.
Quando un romanzo storico è scritto con grande passione, è ricco di suspense, trasuda amore verso l’arte e la letteratura… quando oltre a trattare tematiche delicate, racchiude bellezza, storia e intrighi …credo, sia sempre doveroso consigliarlo e complimentarsi con l’autore per la sua bravura e sensibilità.

“Pianse. Per l’ennesima volta da quando s’era fatta francese, da quando s’era fatta imperatrice.  E formulò un’unica domanda. Chi sono dunque io? Non seppe rispondere. “

  • Editore ‏ : ‎ Baldini + Castoldi (15 febbraio 2018)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 341 pagine
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