L’uomo che spostava le nuvole. Mio nonno, il curanderodi Ingrid Rojas Contreras

Tra realtà e magia, un viaggio alla scoperta dei misteri profondi delle radici e dell’identità. Nessuno vuole la verità, ma tutti vogliono una storia. Che cosa sogni? È questa la domanda che Ingrid si sente fare da sempre dai membri della sua grande famiglia. Non «Come stai?». Che cosa sogni. Perché è nei sogni che si rivela la vita autentica, quella invisibile nel mondo reale. Ed è proprio un sogno a riportare Ingrid in Colombia, il paese in cui è cresciuta e da cui è dovuta fuggire negli anni del terrore, quando i guerriglieri e i narcotrafficanti di Pablo Escobar seminavano paura e morte per le strade di Bogotá. Nel sogno, è il fantasma del nonno a chiamarla, a chiederle di tornare per compiere una missione. Nono, il curandero che sapeva spostare le nuvole, parlare con gli spettri, guarire i malati, vedere il futuro. Conosceva i “segreti”, poi ereditati dalla figlia: nonostante fosse “solo” una femmina, era l’unica degna di possederli. E ora Ingrid ne è la depositaria. Quello che l’aspetta sarà un viaggio fisico e spirituale tra passato e presente, tra sogno e realtà, intriso di magia, di dolore, ma anche di pura gioia. Un cammino nello spazio e nel tempo alla riscoperta delle proprie origini, nel tentativo di guarire traumi mai affrontati, ritrovando quella Mami così simile eppure così distante e, alla fine, se stessa. Con echi del realismo magico di García Márquez e Isabel Allende, un memoir duro e poetico, una storia famigliare che si intreccia a quella universale di una Colombia misteriosa e affascinante, sconvolta dai conquistadores, lacerata tra la lotta per salvare le proprie tradizioni e quella per sopravvivere, in un ciclo infinito di inizio, fine e rinascita.

  • Editore ‏ : ‎ Piemme (25 ottobre 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano

Recensione a cura di Lia Angy Fiore

Ingrid è originaria della Colombia e appartiene ad una famiglia di “mestizos”, di etnia mista. Sa che i suoi antenati furono il frutto della violenza dei conquistadores sulle donne indigene ai tempi del colonialismo. Sa anche che essi furono tra coloro che si aggrapparono alla propria identità culturale e che, pur di non rinunciare ad essa, scelsero di vivere clandestinamente sulle montagne, continuando a tramandare i loro saperi e le loro tradizioni segretamente, di generazione in generazione. Anche la segretezza fa parte dell’eredità.

“Meglio essere nascosti che fraintesi. Perché consegnare armi ai tuoi nemici?”

I “segreti” possono essere tramandati solo attraverso una linea maschile; alle figlie femmine è tradizionalmente precluso l’accesso ad essi. Infrangere questa regola significa andare incontro a conseguenze spiacevoli, ed è proprio ciò che scoprirà la famiglia di Ingrid.

Suo nonno era un curandero, aveva la capacità di comunicare con i morti, di predire il futuro, di guarire i malati e di spostare le nuvole. Nessuno dei suoi figli maschi sembra avere questa predisposizione, ma il destino farà in modo che i suoi segreti non vadano perduti… Un’amnesia temporanea sarà per Mami, la madre di Ingrid, la porta di accesso a quei saperi e a quelle capacità non comuni. 

L’autrice ci racconta la sua vita e la storia della sua famiglia, in un continuo intrecciarsi di passato e presente, che rende la narrazione frammentata e non lineare. 

Ripercorre le sue origini, il passato dei suoi nonni materni. Ci racconta del loro primo incontro, dei continui viaggi del nonno di villaggio in villaggio, delle sofferenze della nonna per quel marito spesso assente e poco fedele. Condivide con noi i ricordi della sua infanzia in Colombia, negli anni in cui i guerriglieri e i narcotrafficanti di Pablo Escobar seminavano paura e morte, disseminando bombe ovunque. Un’infanzia segnata dalla paura di essere rapita o di vedere scomparire i propri cari non può non lasciare il segno, ma di questo Ingrid ci parlerà più avanti. 

Prima ci parla di quando Mami leggeva i tarocchi nel solaio di casa, davanti ad un tavolino rotondo coperto da un telo azzurro, decorato da lune e pianeti. Ingrid non ha il permesso di assistere a quei rituali, ma origlia le conversazioni tra Mami e i suoi clienti, e anche quelle con le sue amiche che si rivolgono a lei in cerca di aiuto e di consigli. Dalle storie di queste donne, impara molto presto di quali brutalità è capace l’uomo…

“E mentre lei ascoltava le confidenze delle amiche, leggeva i tarocchi e le mani, io imparai che certi uomini sono irreparabilmente violenti. Uomini che si ubriacano e ti picchiano, che ti tradiscono e poi dicono che è stata colpa tua, che ti stuprano chiamandolo sesso coniugale”.

Da quella madre di indole ribelle e insofferente ai limiti, che ha sempre riso in faccia alle crisi e che balla mentre piange, Ingrid eredita degli insegnamenti preziosi, che condivide con noi lettori. Sono troppi per riportarli tutti; mi limito a condividerne un paio e a lasciare a voi il piacere di scoprire gli altri racchiusi tra le pagine.

“C’è una violenza insita nella verità. Una volta pronunciata, non puoi più rimangiartela. Se anche vogliamo dimenticare ciò che ci è stato rivelato, lasciarcelo alle spalle, ormai è troppo tardi.”

“Tutti soffrono. Credere alle maledizioni significa credersi al di sopra della sofferenza. Ma nessuno è immune.”

Ingrid imparerà a sue spese quanto sia difficile ascoltare il dolore degli altri e dare conforto, riuscendo al contempo a non caricarsi sulle proprie spalle quel fardello che non ci appartiene.

 “Quando qualcuno ti affida un dolore interiore, sta condividendo un fardello. Una brava curandera sa fare spazio a quel fardello, ma sa anche che non spetta a lei raccoglierlo.” 

E capisce anche che solo chi ha conosciuto il dolore può aiutare un’altra persona ad attraversare quel tunnel…

“Doveva essere per questo che tanti curanderos erano persone sopravvissute a una malattia, a un incidente potenzialmente fatale, a una perdita. Dovevi aver toccato il fondo dell’abisso ed essere tornato a galla per sapere come si apre una strada tra le macerie”.

È un libro molto ricco, con diversi piani di lettura, e non facile da riassumere in una recensione. Tra queste pagine c’è il racconto di una famiglia di curanderos; c’è la storia della Colombia dall’epoca coloniale fino ai primi anni del 2000; c’è un itinerario magico e misterioso che conduce il lettore tra le usanze, le credenze e le leggende di questa terra. Ciò che ho apprezzato maggiormente di questo romanzo è proprio la scoperta di questa cultura così diversa da quella europea, e per me molto affascinante. 

“A dispetto dei tanti fardelli, bastava un niente perché mettessero un disco e cominciassero a ballare, scrollandosi l’angoscia al ritmo dei tamburi, delle maracas e delle gaitas, spremendo alla vita ogni goccia residua di gioia.” 

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