Mangiare nelle taverne medievali tra cibo, vino e giochi – Rosella Omicciolo Valentini

Si sa, per vivere l’uomo ha bisogno di mangiare. Ma si sa anche che ancor più forte è il suo bisogno di bere. Acqua, naturalmente, l’acqua «utile et humile et pretiosa et casta» di San Francesco, l’acqua da cui il nostro corpo è composto in altissima percentuale, l’acqua senza la quale tutto si dissecca e muore, l’acqua che delle bevande è quella più naturale e indispensabile. E tuttavia il bisogno di bere può trasformarsi in piacere, un piacere che non dipende solo dal liquido ingerito ma, oltre che dal modo o dal luogo, anche dalle persone con cui lo si beve.
Nell’Occidente, grecizzato prima e romanizzato poi, infatti, il vino era considerato la componente principale non solo del symposium, il rito del bere insieme, ma anche del banchetto aristocratico, della cui ritualità costituiva un indispensabile elemento. Uso passato poi al Medioevo, quando il vino entrò a far parte anche dell’alimentazione degli strati più bassi della popolazione di cui, per quanto infima fosse la sua qualità, costituiva un importante integratore alimentare. Le sue riconosciute virtù igieniche e terapeutiche, poi, ne estendevano il consumo anche alle donne -partorienti incluse- agli adolescenti, agli ammalati. A tale scopo quindi, rientrava a buon diritto anche nelle diete ospedaliere e persino -e la Regola di San Benedetto ne è buona dimostrazione- in quelle monastiche di cui costituiva anche elemento essenziale di nutrimento e ristoro. dalla prefazione di Maria Salemi

Recensione a cura di Sara Valentino

Copertina flessibile: 72 pagine
Editore: Penne & Papiri edizione aggiornata luglio 2008
Collana: Media aetas

Questo piccolo volume edito dalla casa editrice Penne & Papiri è una finestra sul Medioevo. Il “mangiare” è uno degli aspetti più complessi di questo periodo storico che ricordiamo comprende un lasso di tempo di mille anni. Non è quindi semplice trattarlo in poche pagine per questioni temporali, ma anche territoriali, in quanto ovviamente tra l’estremo nord e l’impero bizantino la differenza di gusti e possibilità sull’alimentazione erano estremamente lontani. Inoltre il ceto sociale pone un nuovo diversificare sull’alimentazione che tra ricchi e popolo non era certamente la stessa cosa.

Questo testo però pone l’attenzione sulle taverne, che in un certo senso surclassa l’argomento principe di alimentazione medievale che sarebbe molto più complesso da trattare in un piccolo volume. La taverna è stata luogo d’incontro sia tra la diversità delle diete che tra le differenze di  ceto. Parzialmente dunque in una taverna tipo dell’Europa settentrionale è possibile superare alcune distinzioni dinanzi a un buon bicchier di vino o a un boccale di birra.

“Era la taverna, frequentata dal popolo e non disdegnata dai signori, luogo di ritrovo e tappa obbligata nei viaggi, incontro dei goliardi di ogni strato sociale e locale per donne dai facili costumi.”

Ma vediamo l’origine il termine “taverna”. Deriva dal latino taberna e indica locali, botteghe e locande, trattorie e rivendite di generi alimentari: taberna è anche il tugurio, la capanna e deriva in questo caso da travi.

L’uomo medievale era l’uomo pellegrino, viaggiatore homo viator: mercante, crociato che si spostava appunto da una regione all’altra percorrendo chilometri a piedi o a cavallo. I viaggi essendo lunghi e spesso non agevoli richiedevano proprio un luogo ove riposare e rifocillarsi. Ecco che parecchie taverne furono aperte lungo i corsi d’acqua o vicino ai porti ma anche in luoghi in cui fosse necessario avere un posto per acquistare prodotti o alloggiare.

In questo saggio troviamo molte chicche interessanti: sulle contravvenzioni verso i tavernieri avidi o sulla possibilità per il viandante di pagarsi vitto e alloggio con piccoli lavori di pulizia o aiuto in cucina.

Racconti significativi e curiosi costellano il libro, come anche leggende tra cui quella dell“Est, Est, Est”.

Le bevande maggiormente servite erano vino e birra. L’acqua meno o addirittura solo con aggiunta di aceto in quanto nel Medioevo non era sicuro bere l’acqua dei pozzi. Il vino non era naturalmente così gradevole come lo assaporiamo oggi visti i metodi di conservazione differenti da quelli più moderni.

Non mancano curiosità circa i vari giochi che esistevano allora ed erano praticati in considerazione del fatto che le taverne avessero carattere laico. Il taverniere si occupava di garantire l’onestà dei giocatori ed eventualmente di dirimere liti e controversie. Troviamo cornici in cui vengono raccontati aneddoti circa i vari giochi.

In ultimo, non per importanza ovviamente, troverete delle curiosità sul cibo e ricette tipiche. I piatti erano per lo più semplici e preparati con ingredienti poco costosi.

Alcune curiosità che vi lascio riguardano l’utilizzo di spezie come il pepe, pur non essendo economico era molto diffuso. Il miele come egregio e più facilmente reperibile rispetto allo zucchero. La zuppa che non poteva mai mancare con verdure, legumi o anche carne.

Ora magari vi farebbe piacere preparare una gustosa minestra di fave per chierici e pellegrini? Nel libro trovate la ricetta, semplice e gustosa

Nota che voglio assolutamente far notare è  la qualità della carta con cui è stato confezionato il libro: una carta patinata lucida la definirei.

Link d’acquisto: QUI 

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