Matanza: Storia dell’indicibile massacro di Torreòn di Giampaolo Galli

Recensione a cura di Paola Nevola

Questo è un romanzo di forte impatto perché racconta di un popolo oppresso e della lotta per riprendersi ciò che gli spetta di diritto: terra e libertà. 

Siamo nei primi anni del ‘900 in Messico, i ricchi latifondisti sfruttano i poveri contadini i cosiddetti peones che vivono in condizioni di estrema povertà in una sorta di apatica rassegnazione. Ma soffia il vento della rivoluzione e questo libro ne narra una vicenda significativa, una storia purtroppo violenta e intrisa di sangue. 

Il romanzo inizia con una famiglia di contadini come tante che vive nella miseria, costretta a cedere per denaro la loro figlia per poter sopravvivere, una figlia di cui non sapranno più nulla e che come un oggetto avrà un padrone. 

La storia è quella di Juana una nativa giovane e bella, dopo aver subito ogni sopruso dal padrone viene venduta ad un crudele sfruttatore senza scrupoli, il quale con un carrozzone di zingari e qualche altra ragazza attraversa il deserto per raggiungere Torreòn dove si trovano le milizie e quindi dove può trovare clienti.   «Questa è la prima e ultima volta che qualcuno mi rovina la merce in quella maniera. Qui siete tutte roba mia, tienilo bene a mente, bambina!» 

Quando vi giungono la città è già in assetto di guerra e si sta preparando alla battaglia contro le truppe rivoluzionarie di Francisco Madero. Dopo due giorni di battaglia, le truppe federali di Porfirio Diaz, consce della sconfitta, abbandonano la città lasciandola in mano ai rivoluzionari. Ciò che ne segue è una tremenda carneficina. 

La mattanza ha avuto inizio con una ferocia e violenza inaudita dando sfogo alla vendetta e ai sentimenti più torbidi repressi, saccheggiando e trafugando ogni bene possibile. Ma soprattutto l’odio si è riversato sulla numerosa comunità cinese, rea di sottrarre lavoro e ricchezza ai messicani (un’opinione verso lo straniero che è ancora molto comune nella società attuale), moltissimi sono stati torturati e massacrati. «Anche fra le bestie l’avidità e l’ingordigia superano la paura di finire ammazzati.» 

Juana scopre che tra gli uomini c’è anche chi può rispettarla, amarla e aiutarla ad uscire dalla sua condizione di sofferenza e umiliazione e portarla fuori da Torreòn sulla via della salvezza verso il Texas con una nuova luce negli occhi. 

Il volto della ragazza s’illuminò di un sorriso intenso e una lacrima di gioia le solcò lo zigomo. Lui le afferrò una mano e gliela baciò. Poi si abbracciarono forte e senza dire più nulla rimasero stretti l’uno all’altra, con gli occhi chiusi come dopo aver fatto un bel sogno, per non farlo svanire. 

Una luce che mi ha appassionata, accompagnando Juana e il suo tenente verso la fuga lungo territori tra la natura selvaggia e orizzonti sconfinati, dove la mente si apre libera di spaziare. Con le superbe descrizioni dell’aspro e assolato deserto dalle splendide notti stellate che regalano sogni e commozione, i cactus con le loro braccia rivolte al cielo, le vaste praterie colorate da miriadi di fiori, i canyon atavici con i fiumi che vi serpeggiano nelle profondità, territori dove gli indiani avevano i loro antichi insediamenti. 

La disperata storia di Juana, in questa terribile guerra fratricida, è anche la storia di tante donne sottomesse a uomini che credendosi superiori ostentano il loro maschilismo con disprezzo e brutalità, ma anche un esempio di coloro che prendendo coscienza di sé stesse, della loro forza e capacità, riescono a ribellarsi e trovare una rivincita. 

La mattanza di Torrèon lascia meditare sulla rabbia degli oppressi, un furore che si moltiplica a dismisura fino a traboccare come un vulcano in eruzione che tutto travolge con una potenza di prevaricazione e odio tale da soverchiare in modo ignobile e senza umanità i sani ideali rivoluzionari di uguaglianza e giustizia. 

All’esercito rivoluzionario si univa chiunque, bande di banditi per il proprio tornaconto, ma soprattutto poveri peones, perfino donne le soldaderas che supportavano e combattevano a fianco dei loro uomini, un popolo che rivoleva la propria terra.  

Contadini dalla pelle scura e dagli occhi a mandorla … Sotto l’ampia tesa dei sombreri, i bagliori delle fiamme evidenziavano le zone d’ombra dei loro volti indigeni, facendoli sembrare antiche divinità maya scolpite nella pietra. Quegli indios, che per tre secoli … l’antica nobiltà terriera avevano schiavizzato e trattato come animali, si stavano riprendendo il loro paese. 

Un romanzo emozionante ed avvincente che mi ha colpita e mi ha portata a conoscere una parte di storia sudamericana, spingendomi alla ricerca sui capi rivoluzionari e in seguito a scoprire gli artisti che hanno dipinto i famosi murales sull’epopea messicana. L’autore descrive questa vicenda in modo molto esplicito, intenso, duro e spietato lasciando al lettore riflessioni e domande sui valori dell’umanità. 

Violenza, orrore e insensata ferocia contro il popolo dei vinti

Matanza è la storia di uno spaventoso massacro realmente avvenuto nella città di Torreón, durante la rivoluzione messicana. Protagonista del romanzo è Juana, una ragazza indigena che viene avviata alla prostituzione da un abietto sfruttatore. Travolta dalla violenza di una guerra senza fine, Juana cerca di riscattare se stessa e dà voce agli ultimi della sua terra, quei popoli nativi, che pur costituendo l’anima più antica della nazione messicana, lottano ancora oggi per avere diritto a un futuro.
La mattanza di Torreón, rimasta impunita, è una delle pagine più buie e sanguinarie dell’intera storia dell’America Latina.

  • Editore : Oakmond Publishing (15 novembre 2020)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 247 pagine
  • ISBN-10 : 3962072322
  • ISBN-13 : 978-3962072322
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