MORTE SUL RAINIER – Luigi De Conti

Sinossi: 10 Dicembre 1946. Un Curtiss Commando C-46/RC5, partito dalla stazione aerea Santa Ana – El Toro di San Diego con a bordo trentadue Marine degli Stati Uniti d’America, è diretto alla stazione navale aerea di Sand Point a Seattle. È metà pomeriggio quando il pilota, dopo quasi sei ore di volo senza scalo, trasmette via radio la sua ultima posizione. Sta sorvolando la zona a sud-ovest del Mount Rainier e le condizioni meteo sono rapidamente peggiorate. Nessun’altra comunicazione radio dopo quella ma, da lì a qualche minuto, il Curtiss scompare dai radar. Le ricerche che si susseguono nei giorni successivi al probabile schianto su uno dei ghiacciai della montagna non permettono il ritrovamento del relitto, dei corpi dei passeggeri e di ciò che l’aereo trasportava.

San Diego 2018. La notizia della segnalazione di uno scalatore, che giura di aver visto la carlinga di un aereo durante un’escursione sul Rainier, riaccende le speranze del signor Stevens ex Marine e fratello di una delle vittime del disastro aereo del 1946. Mai rassegnatosi alla perdita del fratello e desideroso di recuperarne il corpo per garantirgli una degna sepoltura, Stevens decide di contattare le redazioni di alcuni giornali. Per dare maggiore risalto a una vicenda di cronaca rimasta avvolta nel mistero ma oramai dimenticata dai più, asserisce che il fratello era possesso di documenti di importanza nazionale, assai compromettenti, che andavano consegnati a un contatto di Seattle. Colin Tolman, ambizioso e squattrinato giornalista dell’American Enquirer, è l’unico a rimanere incuriosito dalle parole dell’anziano signore e, sebbene cosciente delle difficoltà intrinseche a un simile progetto di recupero, decide ugualmente di organizzare una spedizione sul Rainier che affida a due esperti scalatori, Aaron Fischer e Jennifer Jones, a cui si uniranno il capitano Russo dell’NCIS, Edward Connely, glaciologo dell’Università di Washington e Randy Carpenter un giovane film-maker. I componenti del gruppo di ricerca non sanno ancora che li aspettano i cinque giorni più rischiosi e intensi della loro vita. Tra tradimenti, imboscate, difficoltà logistiche inaspettate e antichi rancori che riesplodono incontrollati, i cinque metteranno in pericolo le loro vite per un segreto che forse sarebbe dovuto restare sepolto sotto il Rainier. 

Recensione a cura di Claudia Renzi

Il breve romanzo di Luigi De Conti è permeato da un’atmosfera di sospensione, la stessa che pervade qualsiasi escursionista al raggiungimento della vetta più alta. 

Sospesi sono anche i sentimenti e le vite dei due protagonisti, Aaron e Jennifer: durante una scalata Aaron e il marito di lei, Mike, si perdono e solo uno dei due, Aaron, fa ritorno.

L’occasione per rivedersi è la ricerca di un relitto aereo: nel dicembre 1946, infatti, sul monte Reinier, uno stratovulcano dormiente nello stato di Washington, si era schiantato un aereo, rimanendo intrappolato nei ghiacciai. Anche le storie degli occupanti del velivolo erano rimaste sospese, finché proprio Aaron, durante un’escursione, individua quelli che possono esserne i rottami e un giornalista, Colin Tolman, intervista il fratello ormai anziano di una delle vittime, Mr Mattew Stevens: pare che il congiunto Jonathan portasse con sé preziosi documenti classificati come Top Secret perduti con lui durante il disastro. Tolman fiuta lo scoop, soprattutto se tali documenti fossero ancora leggibili.

È proprio a Jennifer che Aaron, due anni dopo la perdita del marito, chiede di organizzare una spedizione di ricerca: nessuna guida è esperta e valida quanto lei. La giovane vedova, di cui l’amico è segretamente innamorato, accetta con riserva. 

Organizzato il gruppo, si parte alla ricerca del relitto, ma nulla è come sembra, e ogni personaggio è mosso da uno scopo diverso, che l’autore sa descrivere senza mai scendere in noiosi tecnicismi o annoiare. 

Connely, il glaciologo, si avvicinò a Russo, che stava masticando un pezzo di baretta di cioccolato.

«Posso chiederle una cosa?»

«Prego…»

«Come mai un capitano della Marina si è unito alla spedizione?»

«Diciamo che la U.S. Navy si sente ancora in colpa per il disastro aereo. La Marina si era occupata anche delle prime ricerche del relitto.»

Connely annuì, poco convinto. [p. 73]

La spedizione sarà, per i due protagonisti, il pretesto per tentare di risolvere le questioni in sospeso. La montagna da sfidare è se stessi.

 

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