Nel nome della madre di Maria Cristina Grella 

È una fredda domenica di dicembre quando il corpo di una giovane donna viene ritrovato seminudo sulla spiaggia di Vietri sul mare. Si chiama Elena Schiano, è stata strangolata e il suo cadavere, avvolto in un vecchio plaid, è ricoperto solo da un dolcevita nero. Il commissario della polizia di Salerno Irene Bruno e la sua squadra iniziano a indagare e non tardano a individuare i collegamenti con altri omicidi irrisolti. Le vittime erano tutte future madri. Prostitute. Elena Schiano aveva un passato difficile e aspettava un figlio. In una città illuminata dallo spettacolo delle “Luci d’artista” e in preda alla frenesia degli acquisti di Natale, la caccia al killer negli ambienti degradati della zona diventa un’ossessione per Irene. Da quando è rimasta vedova, pochi mesi prima, il lavoro è diventato l’unico anestetico per affrontare i fantasmi di una vita: l’ombra del rapporto con la madre, i figli non avuti, i troppi silenzi sulla morte del marito. Un’indagine serrata per il commissario Irene Bruno, aiutata dal vice Andrea Tittarelli – trapiantato da Perugia in un Sud che non conosce e non capisce – e l’ispettrice Amina Najib. Un caso intricato che li costringe a rischiare la vita e a confrontarsi con gli istinti più atavici e oscuri dell’animo umano.

  • Editore ‏ : ‎ Libromania (12 luglio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 319 pagine

Recensione a cura di Jessica Pennini

“Nel nome della madre” è un thriller accattivante e incalzante, che mi ha conquistata fin da subito e che mi sento di consigliare a tutti gli amanti di questo genere. Una domenica mattina sulla spiaggia di Vietri viene ritrovato il cadavere di una ragazza Elena Schiano, con un passato di prostituzione e tossicodipendenza, che al momento dell’omicidio era in attesa di un figlio. 

“Un figlio è una cosa preziosa, un figlio è il dono più grande che Dio ti possa fare, ma una madre deve meritarselo. Altrimenti è meglio che quel figlio non nasca mai.”

Una citazione, questa, che resta valida e significativa per tutto lo svolgimento della storia. Le indagini vengono affidate al commissario Irene Bruno e alla sua squadra. Irene è un personaggio che da subito mi ha colpita molto: da poco rimasta vedova del marito, con cui non è mai riuscita a diventare madre, si getta a capofitto nelle indagini, scoprendo così altre vittime uccise nello stesso modo che fanno subito pensare ad un serial killer in azione. L’autrice ha saputo dosare perfettamente azione, dialoghi e ritmo che donano scorrevolezza alla storia e tengono incollato il lettore fino all’ultima pagina. 

Un altro aspetto che mi ha molto affascinata di questo romanzo è stata la decisione di dare voce a uno dei crimini più diffusi: il femminicidio, con tutte le implicazioni psicologiche che si nascondono dietro ad esso. L’autrice ha compiuto a mio parere un ottimo lavoro di ricerca, cercando di immedesimarsi nei moventi che portano a delitti efferati e tentando di dare una 

spiegazione ad esso, che spesso si nasconde nei meandri più bui e dimenticati della società.

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