Nella terra dei peschi in fiore di Melissa Fu 

Cina, 1938. La guerra contro i giapponesi le ha già strappato il marito, e adesso minaccia di toglierle tutto. Con la città in fiamme, Meilin capisce di non avere scelta: per salvare Renshu, suo figlio di quattro anni, deve scappare da Changsha e abbandonare il negozio di antichità di famiglia. È l’inizio di una fuga che sembra non avere mai fine, fatta di marce sfiancanti nelle campagne contese da comunisti e nazionalisti – dove anche un semplice gesto di pietà può portare alla morte –, e tentativi di crearsi una nuova vita nelle città martoriate dai bombardamenti. Come unico ricordo e legame con tutto ciò che hanno perduto, un prezioso rotolo di seta su cui sono illustrate fiabe e leggende tradizionali cinesi. Ed è grazie a quel rotolo che madre e figlio sopravvivranno. Prima con la forza delle storie raffigurate, che Meilin racconta a Renshu nei momenti più duri per infondergli speranza e fiducia nel futuro, e poi come moneta di scambio per ottenere due biglietti per Taiwan. Ma quelle storie saranno il filo che continuerà a unirli ancora tanti anni dopo, quando Renshu, ormai cittadino americano, troverà finalmente il coraggio di condividere con la figlia il proprio passato e la storia della loro famiglia. Tre generazioni e due continenti sono il palcoscenico su cui prende vita questo straordinario romanzo, che non solo racconta in modo unico e indimenticabile la tormentata e dolorosa storia della Cina moderna, ma soprattutto celebra il potere dei legami familiari nel percorso per costruirsi un futuro migliore e trovare il proprio posto nel mondo.

  • Editore ‏ : ‎ Nord (4 aprile 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 432 pagine

Recensione a cura di Lia Fiore Angy

“Conoscere una storia è accarezzare la superficie di seta di ciò che si è perduto, sentirne tra le mani il peso della bellezza. Conoscere una storia è portarla con sé sempre, incisa nelle ossa, anche se rimane dormiente per decenni. Raccontare una storia, capisce, è piantare un seme e lasciare che cresca.”

Siamo a Changsha, in Cina, nel 1938. Dao Hongtse ha tre mogli. Dalla prima ha avuto Dao Zhiwen (Longwei), che è sempre stato ribelle e indisciplinato sin da bambino, poco ligio al dovere e amante della vita di strada, del tabacco, del Whisky e delle donne. È sposato con Wenling, una donna bellissima, capricciosa e sofisticata, con una passione per la moda occidentale. Hanno delle figlie femmine, tra le quali spicca  Liling, bella come sua madre. 

Longwei è molto diverso da Xiaowen, il figlio che Dao Hongtse ha avuto dalla sua terza moglie, la moglie che più ha amato e che è morta nel dare alla luce il suo piccolo. Xiaowen è pacato, amante dei libri e del sapere e sempre pronto ad adempiere ai propri doveri. È sposato con Meilin, una donna semplice, intelligente e affidabile, che lavora nel negozio di cherosene e di antiquariato, del suocero, i cui affari vanno a gonfie vele perché tutti hanno bisogno di luce e di calore. Meilin e Xiaowen hanno un figlio, Renshu, del quale suo nonno Dao è molto orgoglioso, perché è l’unico nipote maschio nato da un figlio maschio.

La vita sembra scorrere tranquilla, ma le cose iniziano a  cambiare quando Longwei e Xiaowen si arruolano come volontari e del secondo non si hanno più notizie. Passano i giorni, passano i mesi e Xiaowen non torna… Meilin, angosciata e preoccupata, deve comunque andare avanti, ha un figlio al quale pensare e del quale deve occuparsi. Su quel figlio, che le riempie il cuore e le giornate, riversa tutto il suo amore.

“Lo ama perché la sua risata ha il suono del vento che gioca con le campane del tempio in primavera. Lo ama perché la riempie di una gioia che non sapeva esistesse prima che lui le regalasse il suo primo sorriso.”

Un giorno, Meilin mostra a Renshu una scatola di legno, al cui interno è racchiuso un rotolo, nel quale sono illustrate fiabe e leggende tradizionali cinesi. Quel rotolo diventerà il simbolo del loro legame e sarà uno scrigno di bellezza nei momenti più difficili e dolorosi. Sarà anche il filo che, insieme all’amore, continuerà a tenerli uniti quando saranno costretti a separarsi e a vivere lontani.

Una minaccia incombe sulla Cina e sulla famiglia di Dao Hongtse: i giapponesi avanzano sempre di più.

Una notte, Meilin e suo figlio sono costretti a scappare, su un carretto. Quando il cielo è squarciato da un’esplosione, Meilin cerca di distrarre Renshu con un rompicapo di legno. Tutto intorno a loro è devastazione e fuoco. “Luce celeste”, il negozio di cherosene di famiglia, è avvolto dalle fiamme, come gli altri edifici… La città è un oceano di fuoco. 

Ha inizio così per Meilin e suo figlio una vera e propria Odissea. Tra fughe continue e pericoli costanti Meilin insegnerà a suo figlio a ricercare la bellezza anche in mezzo all’orrore e al caos.

Lei trova la bellezza nelle piccole cose, nel ricamare delle borsette da vendere al mercato, ad esempio… Per suo figlio, invece, la bellezza e la magia sono racchiuse in quei momenti in cui sua mamma gli racconta le storie illustrate del rotolo. Un dolce ricordo che accompagnerà per sempre Renshu nel corso della vita. 

Attraverso quelle storie, Renshu apprende i valori della vita, impara che ogni ostacolo, per quanto possa far paura, va affrontato con determinazione e che “In ogni sciagura c’è una benedizione, e in ogni benedizione si celano i semi della sciagura. Così è e così sarà, fino alla fine dei tempi”. 

La storia della “Terra dei peschi in fiore”, la sua preferita, gli insegna che ogni scelta comporta una rinuncia; non sapremo mai dove ci avrebbe portato la strada che abbiamo scartato e rimuginare su ciò che ‘sarebbe potuto essere se…’ è un fardello inutile, che ci impedisce di godere di ciò che invece abbiamo scelto.

“Immagino che la verità, con la terra dei peschi in fiore, è che se sei abbastanza fortunato da trovarla allora sei anche sfortunato, perché a quel punto devi decidere cosa fare. Rimani e dimentichi tutto il resto? Oppure torni a casa, con la consapevolezza che non la troverai mai più? È una benedizione? Una sciagura?”  Occorre guardare avanti, come i sapienti raffigurati nel rotolo, senza mai voltarsi indietro.

Anche i ricordi possono essere un fardello pesante, e Renshu lo sa bene. La sua intelligenza e il suo amore per lo studio, gli hanno permesso di iniziare una nuova vita in America, dove ha conseguito un dottorato in ingegneria aerospaziale, ha una carriera brillante e ha conosciuto Rachel. Una vita di successo, ma Renshu non riesce a godere di ciò che ha e ad assaporare la serenità. Cambiare il suo nome in Henry non è bastato, e quel passato di cui non parla e che tiene chiuso nel suo ‘Vaso di Pandora’, cerca di uscire fuori come un fiume in piena. 

Case che bruciano, persone che scappano, il suono assordante delle sirene, quel tunnel soffocante che ha inghiottito per sempre la sua amata cugina Lilin… Come può parlare a sua figlia Lily, chiamata così in memoria di Lilin, di tutto questo? È giusto consegnare ad una figlia un’eredità come questa, un fardello carico di dolore e di tristezza? O è meglio lasciarla all’oscuro di quel passato pesante e consegnarle un foglio completamente bianco e pulito? Lily rivendica il diritto di sapere, ha bisogno di conoscere le sue radici per capire esattamente chi è e dove andare, quale direzione dare alla sua vita, e per questo scoperchierà il ‘Vaso di Pandora’ di suo padre.

Solo riconciliandosi con i fantasmi del passato è possibile godere del presente, del ‘qui e ora’, e raccogliere i frutti di ciò che si è seminato negli anni. Sarà così anche per Renshu.

“La favola si chiude quando non c’è più nulla da desiderare. Quando non si vuole più nulla. Quando c’è solo la pienezza della fioritura,la carezza del vento, un cielo di un azzurro gioioso.” 

“Nella terra dei peschi in fiore” è un romanzo potente, evocativo, uno scrigno di insegnamenti preziosi. Lo stile è delicato, poetico, e non è semplice farlo quando si parla delle guerre e della bestialità dell’uomo.

Nella postfazione, l’autrice ci dice di essersi ispirata alla storia di suo padre, molto simile a quella di Renshu per il contesto storico-sociale in cui è vissuto, per le vicissitudini e per la ritrosia a parlare del proprio passato, e ci parla del lungo ed accurato lavoro di ricerca, necessario per ricostruire i quasi settant’anni di storia cinese (il conflitto sino-giapponese, la guerra civile, il comunismo cinese, le sommosse anti-governative, il Terrore bianco di Taiwan…) che fanno da sfondo alle vicende dei personaggi.

Sono rimasta incantata dalla bellezza di questo romanzo sin dall’incipit e ho amato molto il personaggio di Meilin, soprattutto per la sua capacità di trovare la bellezza nelle piccole cose e anche nei momenti in cui sembra davvero impossibile trovarla. Rapita e incantata, ho ascoltato le sue fiabe, assaporandone la magia, ma cogliendo anche le verità e le pillole di saggezza racchiuse in esse.

Ho apprezzato anche le altre protagoniste femminili, Rachel e Lily, perché rivendicano il diritto di essere pienamente se stesse e di scegliere che direzione dare alla loro vita, andando anche contro le aspettative della loro famiglia per questo.

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