Neroinchiostro di Sara Vallefuoco

Recensione di Fabiana Farina

Da quanto tempo non mi capitava di leggere un libro così! Dire che è bello è quasi riduttivo, non gli fa proprio onore. 

È originale, oltre che scritto divinamente, nell’ambientazione, nel periodo storico, nella sotto trama che tiene unito il racconto e nella particolare personificazione dei personaggi, dove ognuno ha i suoi segreti e dove nessuno è ciò che vuole far credere, nemmeno ne è immune il nostro protagonista, il vice brigadiere Ghibaudo, torinese di nascita, fresco di accademia, nato in una famiglia poverissima, cacciato di casa dalla madre   e con un nome che è tutto un  programma, Ghibaudo Robespierre all’anagrafe. 

Giunto per dar la caccia ai briganti in una sperduta caserma a Serra, paese inventato dall’autrice, nell’entroterra della Sardegna alla sua prima missione, lui e i suoi colleghi, un manipolo di carabinieri che arrivano da ogni dove dalla neonata Italia unita, devono trarre in salvo un ostaggio ma le cose non vanno per il verso giusto. L’ostaggio, un certo Michele Mosu verrà trovato senza vita con la gola tagliata e nel incontro a fuoco con i rapitori il brigadiere Marasco verrà ferito gravemente. 

Ma le disgrazie non finiscono qui. Mentre si cerca di capire il perché il blitz sia stato un disastro nella piccola comunità di Serra iniziano ad affiorare i cadaveri. L’unico filo conduttore che li unisce sono “le gare di poesia a volo” in cui andando di fiera in fiera le vittime ne fanno parte. 

“Uno storpio, un cieco, un carabiniere corrotto che tra un reato e l’altro poetavano ai bordi delle fontane denunciando le storture del mondo”. 

Ben presto Ghibaudo si scontrerà contro un muro fatto di omertà, di giustizia fai da te dove vige la legge dei coltelli, di uomini e donne di poche parole, plasmati della durezza della vita quotidiana e della povertà che attanaglia il territorio.  Oltre a tutto questo dovrà fare i conti con il fatto che è rimasto solo a indagare, in un caldo opprimente e con l’ultimatum imposto dal maresciallo Audisio, ha a disposizione solo 24 ore per scoprire chi è l’autore degli omicidi.

“La parrocchia per le donne e l’osteria per gli uomini pulsano come due cuori, uno sacro e uno profano, che pulsano vita nella circolazione periferica.” 

Ghibaudo è più che certo, queste uccisioni non hanno solo a che vedere con le poesie, sotto ce ne qualcosa in più. Magari sono frutto della morte dell’ostaggio oppure figlie della strage di Spaccavento (altra cittadina inventata)? 

Mentre cerca di far combaciare tutti i pezzi dei puzzle farà la conoscenza di Amelia, figlia del dottor Spano ed è a lei che racconterà il segreto che lo sta distruggendo ed è sempre con lei che alla fine arriverà ad un accordo. 

OH, non potreste essere più lontano della verità. Ho altri progetti per me. 

Esistono altri progetti per una donna? Moglie, madre, al limite aiutante di banditi latitanti, non c’è molto altro da queste parti. 

Capisco che dalla posizione di un uomo non ci sia proprio niente da invidiare. 

Anche se non ci credete, c’è una cosa che io vi  invidio moltissimo. 

Voi donne vi abbracciate, passate il dorso di una mano sulla guancia di un’amica per asciugare una lacrima, vi allacciate i corpetto a vicenda, vi prendete sottobraccio per sorreggervi quando il terreno è impervio. A noi è negato qualsiasi conforto del corpo di un amico. Peggio, è considerato una vergogna. Questo io lo trovo profondamente innaturale. E doloroso. “

In aiuto del vice brigadiere ci saranno le primissimi tecnologie scientifiche non viste da buon occhio dal comandante Audisio ma trovate altamente interessanti dal brigadiere Moretti. 

C*è sempre tutto il paese ai funerali dei morti ammazzati. Così non si distinguono i colpevoli dagli altri.” 

Come detto precedentemente questo è un libro che ti entra dentro, di quelli che spesso si hanno sulla punta della lingua  pronto a far la sua comparsa quando  ci chiedono un consiglio di lettura, di quelli che ci si sente orfani quando si volta l’ultima pagina è guardando il vuoto ci si chiede “e adesso cosa leggo non ci sarà un altro libro all’altezza” . 

Io mi auguro veramente tanto che le avventure di Ghibaudo non siano finite qui. Vorrei ritrovarlo magari in quelli di Roma dove ha chiesto di essere trasferito e magari perché no, ritrovarlo a lavorare insieme a Moretti, il primo ad accedere alla nuovissima sezione scientifica dei carabinieri. 

“I carabinieri camminano sui torti e sulle disgrazie della gente”. 

È l’estate del 1899, e l’Italia è più unita sulle mappe che nel cuore dei suoi abitanti. Il giovane vicebrigadiere Ghibaudo viene trasferito nell’entroterra sardo con un gruppo di carabinieri provenienti da tutto il Regno per fondare un avamposto nella lotta al brigantaggio. Il mondo che lo attende è profondamente diverso dalla Torino in cui è cresciuto: i crimini sono tanti, ma poche le denunce, a dimostrazione che lì i torti vengono raddrizzati non dalla legge ma dai coltelli. È dunque una sorpresa quando la popolana Lianora si rivolge ai carabinieri per un caso di furto. Nelle stalle della donna, però, il vicebrigadiere scopre qualcosa che cambia totalmente il volto dell’indagine: il cadavere di un collega dell’Arma. I sospetti ricadono su Anania, bracciante di Lianora, ma alcuni indizi spingono Ghibaudo a sospettare che la verità sia più complicata – e scura – di così. E mentre il carabiniere cerca di fare i conti con i sentimenti inconfessabili che si accorge di provare, un assassino prende di mira i poeti al volo, rimatori di strada che girano di paese in paese denunciando i torti subiti dalla loro gente.

  • Editore : Mondadori (13 aprile 2021)
  • Lingua : Italiano
  • Copertina flessibile : 304 pagine
  • ISBN-10 : 8804736054
  • ISBN-13 : 978-8804736059
Please follow and like us:
error0
fb-share-icon20
Tweet 20
fb-share-icon20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.