New York 1941. Forse – Luca Giribone

trama 

“New York 1941. Forse” non è un libro. È un viaggio attraverso lo specchio che inganna il lettore, conducendolo lungo una spirale fatta di suspense e continui colpi di scena, fino a una verità sconcertante. In apparenza, Frank Logan è un giornalista di denuncia che sta conducendo la sua indagine più complessa e pericolosa, all’indirizzo dell’uomo più potente di New York, sindaco e probabile futuro presidente degli Stati Uniti. Lo fa con l’aiuto della sua compagna Dorothy e del detective Jim Ross, il suo migliore amico. Un romanzo noir, sapientemente hard boiled, parrebbe al lettore. Ma qualcosa non va, qualcosa di oscuro, inquietante, terribile. Tutto parte dagli interrogativi. Perché il passato dei protagonisti sembra essere legato da un comune tratto di avvenimenti tragici? Come mai i ricordi di ognuno dei personaggi mostrano delle inspiegabili lacune? Dove sono finiti i momenti più rilevanti del passato di Frank, Dorothy, Jim, come a dire che in questo romanzo nulla è mai come sembra? Il lettore si troverà a seguire la vicenda improvvisamente in più direzioni, fino al momento in cui non sarà più in grado di orientarsi, né di staccare lo sguardo dalla storia, fino all’ultima, attesissima pagina. Come si chiamava tua madre, Frank?

Link d’acquisto: New York 1941. Forse

Copertina flessibile: 144 pagine
Editore: Europa Edizioni (30 dicembre 2016)
Collana: Edificare universi
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8893840626
ISBN-13: 978-8893840620

a cura di Sara Valentino

“New York 1941. Forse” in questo titolo  forse si trova racchiuso tutto il senso del libro. Un senso molto profondo, spiazzante!

Partiamo dal principio: un uomo, un giornalista, e la sua donna, avvocato; una vita come tante, i problemi di tutti ma in una New York del 1941. Forse un thriller, anzi di certo lo è. Forse è un noir ed è anche questo. E’ però diverso e innovativo, un viaggio, una scoperta, una follia e una domanda. Siamo davvero chi pensiamo di essere?

Non vi racconto nulla della trama, se non che il protagonista si trova invischiato in un affare grosso, forse pericoloso e non si tira indietro, vuol vederci chiaro.

Le riflessioni che questo romanzo inconsueto mi hanno portato a fare sono parecchie e ve ne lascio alcune.

“Io avrei scoperto come ci si sente. Non che la consapevolezza di tutto questo fosse più definita del ricordo infantile che mi aveva stupefatto la notte. E’ una vaga coscienza nel dormiveglia a parlare ora. Quella che a volte ci infastidisce, quasi ci spaventa, nello svegliarci di colpo da un sonno profondo, avendo sentore di essere desti, senza riuscire a trasferire gli impulsi ai muscoli.”

Giribone ci racconta un modo di morire, o meglio la sensazione che proviamo pensando di essere morti, poi improvvisamente siamo desti e torniamo alla consapevolezza del quotidiano.

“L’aveva finita con una grossa pietra. La pietra calata sul viso l’aveva resa irriconoscibile, lei forse aveva gli occhi aperti e aveva visto la morte dopo il dolore”

Chi è questa lei? Questo ricordo che affiora ci sprofonda in uno stato di angoscia tremendo, la voglia di dimenticare e il desiderio di giustizia.. e non di vendetta.

“Le piaceva tantissimo pensare di avere davanti una persona incapace di accettare i compromessi fra quello che era giusto e quello che  era sbagliato. Quando si è ragazzini si pensa in qualche modo che sia possibile rifiutare le vie di mezzo”

Quanto è vero, quante volte ho guardato negli occhi la ragazzina che fui e le ho chiesto che avrebbe fatto… lei aveva le idee chiare, gli ideali, un sogno …

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