Papillon di Henri Charrière

Accusato di un omicidio che non ha commesso, Henri Charrière, detto Papillon per la farfalla tatuata sul torace, venticinquenne, viene condannato all’ergastolo. Non fa tragedie, non denuncia nessuno. Non ricorre neppure in appello. La sua sola speranza è la fuga. Quello che sembra avere tutte le caratteristiche di un fantasioso romanzo d’avventura è invece una straordinaria storia vera: le vicende narrate dall’autore e protagonista sono in realtà ricordi di trent’anni trascorsi nelle peggiori galere del mondo, tra la Caienna e l’Isola del Diavolo, dove il sole brucia tutto e l’oceano si perde all’orizzonte. Anni consumati nella fatica di sopravvivere e in tentativi di fuga sempre più rocamboleschi.

  • editore ‏ : ‎ Mondadori (8 giugno 2020)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 576 pagine

Recensione a cura di Cinzia Cogni

Stimolata dai numerosi commenti positivi sotto un mio post  proprio su questo blog, inerente il libro di Henri Charrière intitolato “Papillon”, ho intrapreso questa lettura ed ora, come promesso, vi lascio il mio commento…

Papillon è una parola francese che significa farfalla ed è singolare che in simbologia sia segno di  rinascita, trasformazione, bellezza, speranza e coraggio… sono proprio queste caratteristiche infatti, a rendere unico il protagonista di questo romanzo autobiografico, ossia Henri Charrière, soprannominato Papillon per una farfalla che ha tatuato sul petto. E proprio quel tatuaggio sarà la causa della sua disgrazia, è  l’unico indizio infatti, che lo identifica come l’assassino di un uomo che secondo la polizia francese, poco prima di morire, alla domanda “chi gli avesse sparato?” rispose: “papillon”.

“Un sacco di gente curiosa è tenuta in disparte dai gendarmi: sono venuti ad assistere alla partenza per il bagno…
Nessuno parla, il silenzio è assoluto. Né un carcerato,  né un sorvegliante, né un gendarme, né il pubblico turba questo momento davvero straziante, in cui tutti capiscono che questi milleottocento uomini stanno per scomparire dalla vita normale.”

Era il 1931 quando Papillon, un ragazzo francese di soli 25 anni, nonostante si fosse dichiarato innocente e le prove a suo carico fossero inique, viene condannato all’ergastolo  e precisamente presso i campi di lavoro della Guyana francese.
Fin dall’inizio si percepisce la forza e la tenacia di questo giovane, il cui unico scopo nella vita diventa tentare la fuga e riconquistare la libertà… basta pensare che in tredici anni tenterà di evadere per ben 9 volte.

“…penso che una volta arrivati ai lavori forzati si deve quasi dimenticare chi si è stati, perché si è finiti per sbattere laggiù,  per non preoccuparsi che di una sola cosa: evadere.
Mi sbagliavo perché la cosa che prende più di tutte le altre, e la più importante,  è quella di mantenersi in vita. “

Grazie al suo carisma crea diverse amicizie importanti con alcuni dei carcerati, indispensabile sia per tentare di scappare che per sopravvivere all’interno dei vari penitenziari e isole in cui trascorre la prigionia. Con gli anni, la sua “fama” e il suo modo di fare, influenza anche l’atteggiamento di coloro che lavorano nel carcere, dalle guardie ai medici, fino ai vari responsabili: per tutti, Henri Charrière è un uomo di valore e da rispettare.

Tiro la carta, la apro. Una frase scritta con l’inchiostro fosforescente…”Papi, tutti i giorni, a partire da domani,  troverai nel secchio cinque sigarette e un cocco… Qui trovi un pezzetto di mina di matita. Tutte le volte che hai bisogno di qualcosa, domanda con un pezzetto della carta che è unita…Coraggio. Un abbraccio…”
…Mi sale alla gola un gran calore: avere degli amici tanto fedeli, affezionati,  mi fa bene.

“Papillon” non è solo una storia avventurosa e di disperazione, con questo romanzo il protagonista evidenzia come, proprio nei luoghi dove meno te lo aspetti, l’umanità e l’amicizia emergono, e non solo tra persone nelle stesse condizioni.
Al tempo stesso però, punta il dito contro il sistema Francese che non si preoccupa di riabilitare chi commette dei reati, anzi, è colpevole a sua volta di perpetrare vendette e ingiustizie contro chi avrebbe bisogno di essere rieducato e rinserito nella società.
A rendere più fluente la lettura sono anche le bellissime descrizioni dei luoghi e dei paesaggi esotici, visitati da Papillon durante le varie fughe; ci sono poi le storie di vita dei vari personaggi che incontra, ognuna diversa dall’altra… e c’è lui, il protagonista, che non smette di stupire per le sue idee originali e geniali nel cercare di scappare, la cui intelligenza e scaltrezza lo aiutano a non soccombere.

“Io, al mondo, ci sono. Se sono degno di me stesso da questo sepolcro devo uscire vivo.”

La trasposizione cinematografica del 1973 con Steve McQueen e Dustin Offman
è davvero ben fatta, ma non riuscirà mai a scavare nell’animo dei protagonisti come avviene durante la lettura. Ci sono poi, tutti quei piccoli particolari che non si vedono nel film, ma che rendono la storia più interessante, emozionante e completa.
“Papillon” è una lettura impegnativa che racconta in modo assolutamente credibile le reali condizioni dei carcerati francesi di quel tempo, quella parte di storia di cui raramente si parla, vista con gli occhi degli ultimi, dei dimenticati…ma alla fine, resta il pensiero di quella farfalla che torna a volare nel limpido cielo del Venezuela e finalmente giro l’ultima pagina con un sorriso.

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