Penitenziagite – Atti degli apostoli: La storia di fra Dolcino: Volume 2 di Fabio Cosio

Dolcino, alla ricerca di fra Gherardino, si ritrova nella piana di Campaldino durante l’infuriare della battaglia tra guelfi fiorentini e ghibellini aretini e conosce un giovane soldato, Dante Alighieri.A Roma, morto papa Niccolò IV, inizia un interminabile conclave che tra epidemie di peste, conflitti familiari e ingerenze reali, porterà, dopo 27 mesi, all’elezione del papa eremita: Celestino V. Mentre a Milano Matteo Visconti gioca tutte le sue carte per mantenere il potere, la Sicilia si ribella alla decisione del re di Spagna di restituirla agli Angiò ed elegge un suo Re: Federico d’Aragona.Quando Gherardino e Dolcino finalmente si incontrano il movimento apostolico inizia a strutturarsi, attirando sempre più seguaci e l’inevitabile tentativo di repressione da parte della Santa Inquisizione. Penitenziagite – Atti degli apostoli è il secondo volume della storia di fra Dolcino.

Link d’acquisto

Copertina flessibile: 368 pagine
Editore: CreateSpace Independent Publishing Platform; 1 edizione (7 agosto 2018)
Collana: Penitenziagite
Lingua: Italiano

Recensione a cura di Sara Valentino

Dopo la lettura del primo episodio dedicato alla storia di Fra Dolcino, trovate a questo link la mia precedente recensione, mi sono dedicata al proseguo con il secondo volume di “Penitenziagite”.

Fabio Cosio, anche in questo volume non si smentisce, la caratteristica è la passione, il rigore storico e il ritmo incalzante degli eventi.

Dove eravamo rimasti…

Fra Dolcino, ferito nel fisico e nell’anima per gli eventi terribili a cui ha dovuto assistere trova conforto nell’aiuto degli amici Cara, Silvia, Rolandino e Savio. Ricordo che nel primo volume abbiamo accompagnato un Dolcino fanciullo, i suoi dolori, la separazione dalla madre, l’omicidio del padre. Il furto presso l’abbazia di Vercelli per poter curare i malati di peste porterà Dolcino nelle grinfie dell’inquisizione. La sua perdita sarà molto più tremenda rispetto alle ferite rimaste sulla schiena quale pena per il suo reato.

La situazione politica vede contrapposte le due fazioni: Guelfi fiorentini e Ghibellini aretini e tra i feditori vediamo un Dante Alighieri in battaglia, un Dante all’inseguimento che si incontra con tre ombre. Si tratta di Davide, alias fra Dolcino, insieme a Cora e Savio che sono partiti per incontrare Gherardino. Gherardino, al secolo Gherardo Segarelli, ovvero un predicatore a capo di un gruppo di uomini definiti Apostolici, il loro credo era di seguire e imitare gli apostoli di Cristo, vivere di castità di carità, di digiuni e preghiere e contro la chiesa corrotta del tempo.

“Mi aveva raccontato che Gherardino diceva spesso che un bosco vale quanto una chiesa per pregare. E ora guardami qui, in un bosco, a pregare nuovamente con qualcuno”

Si tratta di un movimento dichiarato ereticale e perseguito dall’inquisizione. Papa Gregorio X indisse una nuova crociata per reprimere questi movimenti, la repressione proseguì con la bolla del successivo papa Onorio IV e con Niccolò IV.

“Però l’amore è un’altra cosa. E’ il primo respiro del mattino, e l’ultimo pensiero della sera. E’ il sangue che ti brucia nelle vene quando anche solo la vedi in lontananza. E’ il non sentire il bisogno di bere o di mangiare ma solo di restare lì: ad ammirarla in tutta la sua grazia, in tutto il suo splendore”

L’amore perduto di Dante per Beatrice di Davide per Antonia lega i due uomini, le loro anime si incontrano in questo dolore per suonare all’unisono. Nel loro disquisire possiamo toccare con mano l’amore vero, quello che avvicina a Dio, innamorarsi significa vedere come Dio guarda i suoi figli quindi possiamo comprenderlo meglio. L’amore degli uomini però è un po’ diverso perché è anche sofferenza, il loro allontanarsi crea la sofferenza stessa. “Il cuore è l’unica cosa che dividiamo con Dio”

Sullo sfondo di una Firenze splendida, in tutta la sua magnificenza, muoviamo i passi insieme a fra Dolcino che riscopre una città con case più ammassate e vie più strette rispetto a Vercelli, gente d’affari, case di pietra a sinonimo di forza ed eleganza al contempo. Ci troveremo a vivere l’eterno dilemma: distinguere il bene dal male.

“Sono stanco di soprusi e di vedere il nome di Dio preso in giro da gente che dice di agire in sua vece”

La storia prosegue come se ci trovassimo a percorrere i binari delle montagne russe, quella lenta e inesorabile salita che ci prepara all’urlo, alla discesa, all’apice adrenalinico. Perché la lunga mano dell’inquisizione arriva ovunque, non serve fuggire, e chi cerca di coprire subirà lo stesso trattamento. Fra Dolcino e Fra Gherardino hanno un lungo e forse ultimo colloquio e nelle loro parole c’è un grido quello di volere la giustizia, quello di condannare chi invece che aiutare le anime ad attraversare il fiume della vita è invece impegnato a coltivare il suo giardino privato, uomini che approfittano, uomini che ignorano chi implora aiuto. Uomini, detti, di Dio.

Non vi nascondo che anche in questo volume ho avuto i brividi, dolore e tristezza, le torture inflitte le sentiamo sulla pelle ma c’è un rogo che non vuole attecchire, c’è un fuoco che risponde a qualcuno più in alto del volere degli uomini. Una storia che aspetta di terminare con l’ultimo capitolo: l’Apocalisse. Una storia fatta di uomini, di amore e di amicizie fraterne, fatta anche dei potenti e dei loro giochi sporchi, di inganni e tradimenti. Uno spaccato storico meritevole, del nostro Medioevo, Fabio Cosio ce lo racconta con la sua prosa sempre trascinante.

Al prossimo volume.. Penitenziagite!

 

 

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