Petra Rubea – Pio Bianchini

Trama

Il Montefeltro e la Romagna, nel XIII secolo, sono teatro di innumerevoli battaglie tra guelfi e ghibellini. Ponendosi alla testa delle due fazioni in lotta, le nobili casate dei Montefeltro e dei Malatesta rivaleggiavano fra loro. Nell’estate del 1289, il conte Corrado di Pietrarubbia occupa Urbino, cacciando dalla città i guelfi alleati dei Malatesta e richiamando in patria gli esuli ghibellini. Questo romanzo riporta alcune vicende documentate, come l’imboscata di Cesena, dove gli uomini di Corrado di Pietrarubbia attentano alla vita di Malatesta da Verucchio, futuro signore di Rimini, e il trattato d’alleanza di Montescudo, che Taddeo di Pietrarubbia stipula successivamente con l’acerrimo nemico. È in questo contesto storico che Pio Bianchini inserisce il suo racconto delle genti di Petra Rubea. L’antico maniero di Monte San Lorenzo è retto da Bonzio, fido vassallo dei fratelli Corrado e Taddeo. Alvisio e Fraudolente, loschi figuri al soldo del conte Corrado, imperversano, sia in pace sia in guerra, commettendo atroci efferatezze e provocando radicali cambiamenti ai delicati e instabili equilibri tra le diverse fazioni politiche…

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Copertina flessibile: 322 pagine
Editore: WLM; 1 edizione (1 gennaio 2015)
Collana: Italicae historiae
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8897382258
ISBN-13: 978-8897382256

Recensione a cura di Paola Marchese

Un medioevo crudele e spietato, un paesaggio selvaggio e rigoglioso, una vera è propria saga ricca di colpi di scena sono gli elementi che caratterizzano il complesso e denso romanzo storico “Pietra Rubea” di Pio Bianchini.
Ci troviamo in Romagna, terra di scontro nel XIII secolo tra guelfi e ghibellini rappresentati, sul territorio, dalle nobili casate dei Montefeltro e dei Malatesta, rivali e in continua lotta per la supremazia. La vicenda si svolge principalmente nei territori del Feudo di Pietrarubbia retto da Corrado di Montefeltro, di parte ghibellina, che nel 1289 occupa Urbino, cacciando dalla città i guelfi alleati dei Malatesta e richiamando in patria gli esuli ghibellini.
Nel Colle di San Lorenzo c’è un vecchio e malandato maniero retto da Bonzio, fedele e onesto vassallo di Corrado e personaggio che, attraverso le sue vicende personali intrecciate al tessuto storico, ci accompagna lungo una storia di violenze, vendette personali e gratuite efferatezze, ma anche di affetti antichi, onore e fedeltà. Bonzio possiede una splendida famiglia, amministrata con tenacia e oculatezza dalla moglie Maddalena ma caratterizzata dalla nascita di sole figlie femmine, sulle cui sorti matrimoniali si snoda il principio della vicenda, profondamente influenzata dagli usi e i costumi dell’epoca legati agli accordi tra casati. Purtroppo, al soldo dei Montefeltro agisce Fraudolente, altro personaggio chiave della vicenda, un orfanello cresciuto fra le mura protette del convento ma la cui vicenda personale ha reso crudele e malvagio, sebbene la sua apparente spavalderia non serva ad altro che a nascondere un’indole vile e pavida; al suo fianco, come ombra del compagno, vi è anche Alvise che ne calca immeritatamente le feroci orme con timore e tremore.
Saranno proprio le atrocità di Fraudolente e Alvisio, compiute tanto in pace che in battaglia, che, intrecciandosi alla vicenda personale del rettore di San Lorenzo, cambieranno le sorti dei due feudi concorrenti, scatenando tutta una serie di eventi catastrofici e funesti fino all’inatteso finale della vicenda.
Il romanzo di Bianchini denota una profonda conoscenza delle vicende storiche narrate, sapientemente intrecciate con il racconto che scorre fluido, sebbene caratterizzato da una notevole presenza di descrizioni di luoghi e, soprattutto, un continuo avvicendarsi di personaggi. Infatti, accanto ai protagonisti del racconto, in primis l’intelligente e accorto Bonzio, supportato da devoti servitori e consigliato dalla famiglia, in particolare dalla saggia figlia maggiore Rosa, troviamo un’umanità molteplice e variegata di servi, religiosi, ancelle, balie, figli e figlie, tenutari, contadini, straccioni, streghe e perdigiorno, ognuno ben delineato nel proprio carattere e nelle specifiche fisiche e morali, perfettamente calato nella narrazione; la storia personale di ciascun personaggio, dal più piccolo e insignificante al più importante, si snoda chiara e diretta consentendo persino al lettore di affezionarsi, anche se il transito nella storia ne risulta fugace e poco importante. Devo però dire che questo, sebbene possa esser considerato un punto di forza del romanzo, né diventa anche un po’ il punto debole, perché crea delle fratture all’interno del racconto, distraendo il lettore da quella che è la principale linea narrativa che, seppure arricchendosi di nuovi personaggi, finisce per sfilacciarsi, a volte, per le troppe divagazioni, sebbene fondamentali ai fini della conoscenza dei personaggi.
Infine è da sottolineare, come già detto in precedenza, anche una forte impronta e una padronanza delle dinamiche sociali dell’epoca, fatte di matrimoni combinati, di accordi privi di scrupoli, di violenze gratuite, di esclusione sociale nei confronti delle donne, di corruzione, e di dinamiche di guerra prive di diplomazia che, sebbene molto lontane dal nostro modo di pensare, vengono sapientemente offerte su un piatto d’argento dall’autore che riesce a trascinare nel turbine della storia passata anche il lettore più pigro.

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