PICCOLE DONNE Di LOUISA MAY ALCOTT

 

La storia quasi autobiografica che ci racconta le vicende di una famiglia americana nei difficili anni della Guerra di Secessione, e che ci descrive la vita della società di quei tempi.

Negli anni della guerra di Secessione americana la famiglia March, un tempo benestante, deve far fronte alle sue difficoltà economiche e all’assenza del capofamiglia, un pastore protestante partito per il fronte come cappellano militare. La colonna della famiglia è la saggia Margaret, che riesce a tenere unito il piccolo nucleo familiare e a seguire nella crescita le quattro figlie adolescenti, la sedicenne Meg, maggiore, seria e giudiziosa, la secondogenita Jo, ragazza ribelle e anticonformista, e le due fanciulle più giovani, la piccola Beth, la più sfortunata, che deve rinunciare a studiare musica a causa delle ristrettezze in cui versa la famiglia e che morirà giovanissima per le conseguenze della scarlattina, infine Amy, appena dodicenne quando inizia la storia, che prende l’avvio la vigilia di Natale. Nella loro vita entra Laurie, un giovane che vive con il nonno, burbero e severo, il quale se ne è preso cura ma che non ha mai accettato il matrimonio del figlio, padre del ragazzo, con un’artista italiana. Conquistato dalla grazia e dolcezza delle sorelle March, ammorbidisce il proprio carattere e si affeziona molto a loro, soprattutto a Beth, che gli ricorda la nipotina, amante, come Beth, del pianoforte. Laurie, in un primo tempo innamorato di Jo, e da lei respinto, sposa poi Amy, la quale è profondamente maturata, al punto da essere proprio lei a riportare il giovane sulla retta via quando lo vede sbandare pericolosamente. Jo, che desiderava diventare scrittrice, incontra grossi ostacoli nel difficile mondo dell’editoria, ma trova sulla sua strada l’amore, nella persona di Fritz Baher, un insegnante tedesco, fra di loro c’è una grande differenza di età, che però viene compensata ampiamente dalla saggezza e dalla profonda maturità di Jo. Meg sposa John Brooke istitutore privato di Laurie, inizialmente il loro matrimonio incontra alcuni ostacoli, dovuti soprattutto al desiderio di Meg di una vita più elegante e agiata, ma la nascita di due bambini, riconducendola al ruolo di moglie e madre, porta finalmente il sereno nella coppia. Nella seconda parte della vicenda, acquista un ruolo importante anche il padre delle ragazze, Robert March, il quale, come la moglie Margaret, ha un criterio educativo molto moderno che però gli costa molta impopolarità, perfino all’interno della famiglia, incontra infatti la disapprovazione della zia March, un’anziana prozia piuttosto arcigna dalle idee conservatrici, che non condivide le teorie, all’epoca considerate bizzarre, dell’emancipazione femminile e del matrimonio d’amore. Affezionata però, in cuor suo, alla famiglia, si prodiga per essa, offrendo la propria ospitalità ad Amy, aiutando economicamente la signora March e lasciando una parte di eredità ad Amy, e la sua casa di Plumfield a Jo che con il marito Fritz la trasforma in una scuola.

Copertina flessibile: 416 pagine
Editore: Giunti Junior (27 giugno 2012)
Collana: Classici tascabili
Lingua: Italiano

Recensione a cura di Cristina Cavallazzi 

Louise May Alcott ebbe una vita difficile, sia dal punto di vista economico che familiare, e moltissimi eventi che caratterizzarono la sua esistenza furono poi trasposti nel suo romanzo più famoso, “Piccole donne”, fortemente autobiografico. La stessa situazione finanziaria della famiglia Alcott si ritrova nelle vicende della famiglia March; la personalità del padre, Amos Bronton Alcott, moderno e innovatore, e per questo emarginato dalla rigida società dell’epoca, si riflette in quella di Robert March, il cui credo di libertà e indipendenza con cui cresce le figliole, gli aliena le simpatie di molti concittadini e perfino nella sua stessa famiglia, viene disapprovato dall’anziana e conservatrice zia March. Amos B. Alcott era un intellettuale, seguace della corrente trascendentista, un movimento nato all’inizio dell’800 nel Nordamerica, che si opponeva al razionalismo europeo, e in sostanza costituiva una sorta di affermazione da parte della società americana, da poco indipendente, nei confronti dell’Europa e del suo stile di vita.
Louise nacque nel 1832 a Germantown, una cittadina fondata da quacqueri di origine tedesca, che oggi fa parte del territorio di Philadelphia. Aveva solo sei anni quando la famiglia si trasferì a Boston, dove il padre conobbe altri seguaci del movimento trascendentista, Ralph Waldo Emerson e il naturalista Henry David Thoreau, che si occuparono dell’istruzione della piccola, la quale venne educata fra le pareti domestiche. Le condizioni economiche della famiglia Alcott erano così precarie che Louise fin da giovane dovette cominciare a lavorare, e solo in seguito incominciò la sua carriera di scrittrice, occupandosi prevalentemente di racconti e romanzi per bambini e giovanissimi. La sua produzione letteraria risente molto dell’atmosfera intellettuale e didattica in cui è cresciuta, infatti nei suoi scritti non esiste una trama vera e propria, costituita da azioni, avvenimenti importanti e colpi di scena, è invece un modo di istruire e accompagnare i giovani, attraverso la lettura, nel delicato passaggio dall’infanzia e adolescenza fino all’età matura. Il suo romanzo più famoso, “Piccole donne” comprende in realtà il suo seguito naturale, “Piccole donne crescono”, tanto che i due testi vennero pubblicati a un anno di distanza uno dall’altro, nel 1868 e nel 1869. Il personaggio più importante è indubbiamente Jo, la secondogenita, nella quale è facile ravvisare la stessa Louise, sia per l’ambizione di diventare scrittrice che per il carattere indipendente, ribelle e anticonformista, Louise era stata educata secondo criteri liberali e ciò le aveva dato modo di sviluppare il coraggio di essere se stessa, infatti era dichiaratamente femminista, e anti-schiavista. Insieme alla famiglia aveva perfino collaborato con un gruppo clandestino che aiutava gli schiavi di colore a sottrarsi alla loro condizione, fuggire ed espatriare.
Sono numerosissimi i particolari della vita di Louise che ritroviamo nel romanzo, la presenza di Fritz Baher è senza dubbio influenzata dal periodo trascorso a Germantown, Meg, la quale lavora come bambinaia per aiutare la famiglia, rappresenta un momento della vita dell’autrice, e la tragica scomparsa di due delle sorelle di Louise viene rivissuta attraverso la triste sorte di Beth, che ammalatasi di scarlattina non ne supera le conseguenze, e si spegne a soli 19 anni. Jo, nella quale Louise ha voluto riproporre sé stessa, è l’unica delle quattro “piccole donne” a seguire l’indirizzo trascendentista del quale la famiglia Alcott era seguace. Il romanzo di Louise M. Alcott però non è soltanto un’autobiografia, è anche un insegnamento di vita. In esso vediamo le fanciulle maturare e acquisire saggezza e spirito di sacrificio, nonostante alcune di loro, specialmente Meg e Amy, sognino una vita più ricca e soddisfacente. Amy, in particolare, che all’inizio della storia appare come una ragazzina viziata e capricciosa, sarà in grado, verso la conclusione di “Piccole donne crescono” di riportare sulla retta via il giovane Laurie, un ragazzo orfano dei genitori, cresciuto da un nonno severo e intransigente, e che, respinto da Jo, rischia di prendere cattive abitudini: nemico degli studi, il ragazzo si era iscritto in un college e si era impegnato profondamente, per essere degno di lei, e la delusione lo spinge a reagire nel modo più sbagliato. Partito per l’Europa, intende dedicarsi solo al divertimento, e solo Amy lo salverà dal rovinarsi moralmente. Ad attendere entrambi, c’è un futuro sentimentale felice, e torneranno in America sposati e genitori di una bambina che porterà il nome di Bess.

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