Quadro del Caravaggio a Tolentino

a cura di Samanta Casali

Giovanni Benadduci dopo aver riordinato l’archivio comunale di Tolentino ritrovò una lettera di rilevante importanza per la città. Nel 1888 egli pubblicò presso la Tipografia Filelfo di Tolentino il contenuto della lettera e ciò che successe l’anno precedente quando uno storico d’arte arrivò nella città maceratese per constatare la veridicità di un dipinto che nella lettera si diceva essere del Caravaggio.
Contenuto della lettera

Intendo che è capitato costì il CARAVAGGIO, pittore eccellentissimo et di molto valore, anzi il primo che oggi dì sia in Roma, et per quanto intendo si fermerà a fare il quadro del altar maggiore nella Chiesa dei Cappuccini. Quando ciò sia, devono recarse a buona fortuna che nella nostra città ce sia opera di un tal huomo, et merita di essere accarezzato da ogni personaggio. Prego le SS. Vostre a usarle cortesie et favorirlo, assicurandole che merita per l’eccellenza sua, oltre che li si darà occasione di qualche studio straordinario in quella opera, che tutto tornerà in reputazione et honor della Patria, et li bacio le mani.

Di Roma lì 2 Gennaio 1604
DD. SS. VV. Molto ill.ri
Servo affezionatissimo
Lancillotto Mauritio
Alli molto ill.ri SS.ri miei pro.ni oss.mi
Li Sig.ri Priori di Tolentino

Stando alle parole di Lancillotto Mauruzi, nobile tolentinate che a quell’epoca viveva a Roma, Caravaggio doveva fermarsi a Tolentino per eseguire un dipinto per l’altare maggiore della Chiesa dei Cappuccini. La data di esecuzione del dipinto è il 1604 e si pensa che Caravaggio sia passato per Tolentino prima di recarsi a Loreto.

Fonte: Di un quadro del Caravaggio, Giovanni Benadduci, Stab. Tip. Francesco Filelfo, Tolentino 1888.

Benadduci descrive così il dipinto che si trova all’interno della Chiesa dei Cappuccini:

«Le tinte del fondo e delle figure sono cupe. In alto evvi l’imagine della Vergine che campeggia in mezzo a una gloria di Angioli. La Madonna ha vestito rosso e manto celeste cupo, ed una nuvola ne sorregge la persona. La suo fisionomia è bella, ma non gentile e non ispira divozione: forse il Caravaggio la ritrasse da una avvenente popolana. Tiene sopra il ginocchio destro il Bambino, che ritto in piedi sembra volersi distaccare dal seno materno. Quattro Angioli piuttosto grandi le stanno ai lati in atto di adorazione, all’altezza stessa in cui la medesima è collocata. Altri più piccoli aleggiano sotto i suoi piedi. Nel ripiano inferiore, sotto la gloria della Vergine, vi sono due figure al naturale, a destra San Francesco genuflesso in atto di pregare, a sinistra l’apostolo Sant’Andrea con un ginocchio piegato. La tela incastonata in una magnifica cornice legno noce misura l’altezza di m. 2,93 e la larghezza di m. 1,88.»

Benadduci afferma che il 25 maggio del 1887 arrivò a Tolentino un insigne professore esperto di arte. Il professore disse che il quadro era di buon pennello anche se in vari punti malamente restaurato e in parte dipinto da mano diversa da quella di Caravaggio. La Madonna fu giudicata bella; gli angeli ai lati della medesima, opera di un pennello inesperto; il San Francesco stile Carracci; il Sant’Andrea ben dipinto ad eccetto di una gamba ritoccata ed infine bellissimi gli angeli che formano in basso la gloria della Vergine. Il professore concluse che il dipinto poteva essere attribuito al Caravaggio.

Il dipinto in questione secondo alcuni è questo che vedete in basso e che ho trovato nell’archivio Alinari.
Conoscendo la drammaticità dei quadri del Caravaggio non trovo alcuna analogia con i suoi dipinti più conosciuti e secondo me la vera opera del Caravaggio a Tolentino è andata perduta e non si tratta di questa appena citata anche se la descrizione riportata dal Benadduci corrisponde al dipinto sottostante.

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