Quando le Donne Suonavano i Tamburi Layne Redmond

Un testo unico nel suo genere che ripercorre i tempi in cui le donne erano le principali percussioniste e che spiega perché, con l’affermarsi del patriarcato, oggi non lo siano più.

Per millenni, i tamburi sacri del Mediterraneo precristiano e dell’Asia occidentale sono stati suonati da donne. Le percussioniste sacerdotesse erano le custodi delle tradizioni spirituali delle prime civiltà e detenevano le chiavi per sperimentare il divino attraverso il ritmo.

Sono rimaste al centro del culto della Dea fino all’ascesa del patriarcato e alla conseguente perdita del tamburo come mezzo di illuminazione spirituale.

Con saggezza e passione, Layne Redmond racconta il profondo legame della nostra specie con il tamburo, il primo suono ispirato dal battito del cuore della madre, che fa parte del nostro patrimonio inseparabile di musica e spiritualità, oggi rivendicato dalle donne di tutto il mondo.

Questo libro incoraggia uomini e donne a ristabilire legami ritmici con se stessi, gli altri e la natura attraverso il potere del tamburo. Riccamente illustrato, è allo stesso tempo una storia, un libro di memorie e un richiamo al rinnovamento spirituale e sociale.

“Quando le Donne Suonavano i Tamburi” è la storia di un aspetto sepolto e dimenticato del patrimonio spirituale delle donne. Segue le tracce dell’uso del tamburo a cornice come strumento rituale dalle caverne sacre dell’Europa antica ai culti misterici di Roma. Dimostra che la messa al bando dei tamburi femminili dalla vita religiosa è stato un passaggio cruciale del processo di privazione del potere delle donne nella cultura occidentale.

Infine, mostra come suonare i tamburi stia tornando a essere uno strumento per la guarigione e la trasformazione personale e culturale.

EditoreVenexia Edizioni
Anno Pubblicazione2021
FormatoLibro – Pagine: 238 – 18,5x23cm

Recensione a cura di Cinzia Cogni

“La luna nasceva piena
e le donne stavano in piedi
come attorno a un altare.
Così,  talvolta con piede dolce
le donne cretesi danzano
in armonia attorno al bell’altare
calpestando il tenero fiore morbido dell’erba. “
                                 Saffo

Layne Redmond non è una semplice scrittrice americana, oltre ad essere una storica infatti,  è anche una famosa percussionista.
Tra gli anni ’80 e ’90 ha registrato composizioni di percussioni etniche sia per l’America che per l’Europa e nel frattempo, ha creato un gruppo formato da solo donne percussioniste chiamate le “The Mobs of Angels”.
Donna estremamente eclettica non si è limitata ad approfondire i suoi studi legati all’antico mondo del tamburello e al suo simbolismo, Layne Redmond dopo anni di ricerche, ha scoperto una relazione tra il ritmo e la terapia diventando così un punto di riferimento per ogni donna che vuole imparare a suonare questo antichissimo strumento.

Ensemble femminili di musiciste, cantanti e danzatrici  appaiono in alcune delle più antiche rappresentazioni di rituali religiosi. Il tamburo a cornice era il centro musicale e psichico di questi rituali. Tra i più antichi strumenti rituali conosciuti,  appare per la prima volta dipinto sul muro di un santuario  dell’antica Anatolia (l’odierna Turchia) nel VI millennio a.c…”

L’incontro tra questa autrice e il tamburo avviene in modo del tutto casuale, anche se fin da subito, scatta qualcosa dentro di lei; suonare insieme ad altre persone, seguire lo stesso ritmo, le ha permesso di scoprire una sensazione nuova, eccitante e una connessione particolare, che nasce solo in quel frangente.
Lo strumento di Layne è un tamburo a cornice, ma all’inizio la donna non aveva idea che fosse uno degli strumenti più antichi del mondo; fu grazie al suo interesse per la mitologia che scoprì che in passato solo le donne, specificatamente le dee o le sacerdotesse, potevano suonare il tamburo… da quel momento mille domande affollano la sua mente:” chi erano queste donne? Perché sono state associate ai tamburi per migliaia di anni? Perché non sappiamo niente di loro oggi? Perché oggi le donne non suonano i tamburi?”
E improvvisamente comprende che dare una risposta a questi quesiti è il vero scopo della sua vita.

“L’antico tamburo a cornice delle culture mediterranee che prefigura il nostro è,  prima di tutto, un tamburo a forma di ruota il cui diametro è più largo della profondità del suo cerchio. È circolare e ha la forma di un setaccio per il grano…entrambi sono simbolo del femminile, della fertilità,  del grano, della luna,del sole e delle acque primordiali.  Connessioni rituali e simboliche tra i due ci portano indietro nella preistoria. “

Questo saggio è un vero e proprio viaggio tra  donne attraverso la storia del tamburo, passando dai primi esempi conosciuti del simbolismo umano alla nascita del Cristianesimo fino agli inizi dell’era moderna.
Per migliaia di anni la maggior parte delle  popolazioni mediterranee veneravano la Grande Dea e al centro del suo culto ecco spuntare proprio il tamburo a cornice con cui regolava, attraverso il ritmo, il cosmo, le stagioni, i cicli della luna, i raccolti e la vita delle persone.

In Portogallo i tamburi sono associati al culto della Vergine Maria.  Nel XVII secolo, un prete…ne proibì l’uso  nelle chiese  di paese portoghesi, ma ciò non ha fermato l’uso dei tamburi a cornice nelle processioni rituali e nelle cerimonie fuori dalle aree delle chiese.”

“Quando le donne suonavano i tamburi” non è una lettura facile, è un libro talmente ricco di nozioni importanti, legate al nostro passato con cui ancora, inconsapevolmente o meno, “facciamo i conti” , che andrebbe riletto più di una volta per comprendere appieno i numerosi messaggi che vuole lasciarci la scrittrice. Inoltre, le bellissime illustrazioni di sculture e dipinti all’interno del libro, lo completano e aiutano il lettore a proseguire questo viaggio “iniziatico” e “mistico”.

“Il menit, comunemente usato dalle sacerdotesse,  danzatrici e cantanti di Hathor, era uno strumento a percussione composto da una serie di fili di perline tenuti insieme da un contrappeso. Veniva usato nei riti di Hathor già durante la VI Dinastia. Quando non veniva usato come strumento tintinnante, veniva indossato al collo come la “collana che dà la vita ” di Hathor.”

Tutti gli aspetti inerenti la figura della donna e il suo legame col tamburello dall’antichità ad oggi, vengono approfonditi in modo esauriente e si capisce l’esigenza di questa scrittrice di trovare le sue, e pure le nostre, radici, da troppo tempo nascoste o cadute nell’oblio.
Dopo questa lettura, la curiosità di provare a suonare il tamburello è davvero forte, quella sensazione di unicità che Layne Redmond descrive, quell’energia spirituale che emana, e quell’antico legame che percepisce con le altre donne, dee e sacerdotesse, del passato, mentre suona; è sicuramente qualcosa di “magico” che tutte vorremmo provare, per scoprire chi siamo veramente e di quale messaggio siamo portatrici.

“...da quando ho iniziato a lavorare da sola,  rimane sempre l’impressione strisciante, che ciò che faccio sia strano…il fatto che io colleghi la mia musica alle dee e alla spiritualità mi rende sospetta sia come musicista che come persona.”

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