Ritorno in Egitto di Giovanna Mozzillo

Il potere di Roma è al tramonto. Nell’Urbe regna l’angoscia perché i barbari premono ai confini, la criminalità impazza,, dilagano le epidemie, proliferano insetti mostruosi e fenomeni inspiegabili accreditano la tesi che la fine del tempi sia vicina. Un mondo in sfacelo in cui sempre più capillarmente si diffonde il messaggio del Cristo, il profeta di Nazareth che all’umanità atterrita offre certezze e speranze, ma ribaltando criteri di giudizio validi da secoli e rivoluzionando il concetto di bene e di male. Accade così che Claudio e il suo concubino Ligdo d’improvviso scoprano come il loro rapporto – un rapporto da sempre ritenuto giusto e gradito ai celesti – ora per il nuovo dio sia turpe e peccaminoso. Si innesta così una vicenda che, ricca di episodi suggestivi o inquietanti, sfiora il confine tra razionale e irrazionale e si dipana incalzante verso un esito imprevedibile. Una vicenda in cui il pathos – implicito nell’impatto tra due concezioni della vita reciprocamente incompatibili, quella classica che esalta l’eros e quella cristiana che lo criminalizza – è potenziato anche dallo stile.. Il romanzo, pur ricreando un mondo lontano da noi ma all’origine della nostra storia e della nostra civiltà, affronta temi attualissimi: perché attuali sono il contrasto tra laicità e fondamentalismo e l’ansia di chi vede sgretolarsi il sistema di valori a cui da sempre ci si è affidati.

Copertina flessibile: 269 pagine
Editore: Marlin (Cava de’ Tirreni) (26 ottobre 2017)
Collana: Il Portico
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8860431158
ISBN-13: 978-8860431158

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Recensione a cura di Cinzia Cogni 
“Siamo come le foglie. Sì, come le foglie, esposte al capriccioso soffiare del vento, ondeggiano, poi paiono acquietarsi, e invece di nuovo tornano a fremere e a vibrare, così i nostri fragili cuori, di fronte all’imprevedibile succedersi degli eventi, non possono non essere tumultuosamente sospinti da un sentimento all’altro: dalla serenità allo sgomento, dallo sgomento alla felicità, dalla felicità allo sconforto.”

“Ritorno in Egitto” è un viaggio nel passato, nell’antica Roma ormai in decadenza, in un periodo storico destinato a cambiare il destino di tutti: il passaggio dal paganesimo al cristianesimo.
È un viaggio in compagnia di Claudio, un patrizio e del suo concubino Ligdo, che in prima persona ci raccontano la loro vita a quei tempi, quando l’amore tra uomini non solo non era proibita, ma era benvoluta dagli Dei.
Come si addice alla società di quel tempo, Claudio deve sposarsi e generare un erede e seppur innamorato di Ligdo, seppur non ama la sua sposa Porzia, accetta, con la sicurezza che Ligdo rimarrà comunque nella loro casa e potranno comunque stare insieme.
Porzia sa’ che Claudio non è innamorato di lei e da come i due uomini si guardano, comprende che il marito non sarà mai suo se non allontana il suo concubino. Così con un inganno, la donna convince Ligdo a lasciare la loro casa.
Claudio nel frattempo riceve una missiva dall’imperatore che gli ordina di partire per l’Asia in qualità di ambasciatore, un viaggio che durerà mesi e non c’è tempo da perdere, le navi salperanno il mattino dopo.
È un grande onore per Claudio ed anche l’occasione per partire in compagnia di Ligdo e stare di nuovo insieme come ai vecchi tempi, il matrimonio purtroppo li ha allontanati ed entrambi soffrono di questa situazione.
Ma, nonostante gli sforzi suoi e delle sue guardie per ritrovare Ligdo, purtroppo costui sembra svanito nel nulla e con la tristezza nel cuore Claudio è costretto a partire senza di lui, consapevole che dovranno passare molti mesi prima di rivederlo.

” E allora mi rendo conto che per prima cosa a lei, a lei che mi è sposa legittima, avrei dovuto comunicare la mia partenza imminente…avrei dovuto dirle di essere dispiaciuto, dispiaciuto malgrado l’onore che mi hanno conferito, perché la lascerò sola, sola per mesi, sola con il piccolo appena nato. E invece, preso dall’angoscia per Ligdo, non le ho parlato che di lui, non mi son dato pensiero che di lui, confermandole quello di cui forse è già consapevole, ossia che è Ligdo ad avere il primo posto nel mio cuore.”

Quest’ultimo intanto è riuscito a fuggire da una brutta esperianza, e per la prima volta si è sentito dare del “sodomita”, ha appreso che i sentimenti tra lui e Claudio, così puri per loro, agli occhi dei cristiani e del loro Dio, sono un peccato imperdonabile e pian pianino si insinua il dubbio in Ligdo che la sua natura sia sbagliata.
Quando scopre che Claudio è partito senza di lui, che non l’ha aspettato, sentimenti contrastanti e negativi prendono in lui il sopravvento, per questo decide di non tornare a casa e si aggrega ad una compagnia teatrale.
E di nuovo il romanzo ci fa viaggiare, sia attraverso le parole di Claudio che uomo colto e curioso ci descrive la vita nei paesi dove approda e racconta nei minimi particolari ciò che osserva:dai paesaggi ai palazzi, dalle strade ai mercati, coi loro diversi profumi e colori; alle persone, coi loro usi e costumi così differenti ..sia con gli occhi di Ligdo che viaggiando con la compagnia teatrale, si ritrova per la prima volta fuori Roma, con la peste che incombe e fra persone di religione cristiana al limite del fanatismo.

“È un Dio,quello dei cristiani, che è diverso da tutti gli altri dei, e impossibile a comprendersi è il suo modo di giudicare le azioni umane. O almeno a lui, Ligdo, comprenderlo riesce impossibile. Ma, se è vero che, come tanti dicono, è il più potente di tutti, e detiene il controllo del cielo e della terra, e le altre divinità devono inchinarsi ossequianti al suo volere, allora, quando la morte verrà a ghermirlo, neanche Cibele potrà fa niente per aiutarlo, e nessuna voce si leverà a sua difesa.”

Ora il viaggio diventa introspettivo, Ligdo infatti si rivela un uomo immaturo, di poco carattere, influenzabile, mentre Claudio e’ uomo tutto d’un pezzo,sicuro di sé, che non rinnegherebbe mai i suoi valori e il suo credo.
Con una scrittura elegante, con un linguaggio semplice, duro, realista ma mai volgare, l’autrice mette in luce pregi e difetti di una società divisa in due: i pagani coi loro culti, le loro tradizioni, dove la libertà sessuale fa parte della loro cultura ed i cristiani, seguaci di una religione ancora acerba, non ancora ben definita, ma che evidenzia fin da subito la loro idea sulla “sessualità”, ossia una chiusura totale, se non limitata a uomo e donna sposati ,al fine di procreare.
Un viaggio “a 360 gradi” che affronta diverse tematiche in apparenza legate al passato, ma in realtà molto attuali; nonostante siano passati tanti secoli, le diatribe fra religioni differenti, l’omosessualità e temi su uguaglianza e libertà, scatenano ancora accesi dibattiti, ancora non c’è accettazione del “diverso”, ancora i diritti non sono estesi a tutti…riflessioni importanti che non ti aspetti da un romanzo storico e che proprio per questo l’ho apprezzato tantissimo.

“L’uomo di fronte al mistero è come un bambino che assiste a uno spettacolo di funamboli. Un po’ si lascia abbindolare, poi vuol farsi furbo, ridacchia e pensa di aver scoperto l’inganno, poi si ricrede – no, quando mai, mi sbagliavo, qui la magia è proprio autentica! – e al tempo stesso si sente estasiato e atterrito.”

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