Sant’Onofrio e la contessa di Rosario Vitale 

Napoli, estate del 1737. Rodolfo Pimi Degli Esposti, giovane benestante paraguaiano con la passione per la musica, sbarca per coronare il suo sogno di studiare nella città con la maggiore tradizione al mondo, Napoli. Il giovane ha talento e riesce a dimostrarlo, ma non può dimenticare una ragazzina, Natalia, incrociata il giorno dello sbarco: povera, sopravvive raccontando storie in cambio di alimenti e qualche moneta. Il giovane ne subisce il fascino, quindi torna più volte al porto sperando di approfondire la conoscenza. La vita di Rodolfo si svolge tra il conservatorio – dove stringe amicizia con Carmine, cadetto che si era opposto fin dalla più tenera età alla carriera militare e in seguito a quella ecclesiastica – ed il porto, dove pian piano conquista la fiducia di Natalia. Il rapporto con la ragazza progredisce fino a trasformarsi in una vera relazione, che si compirà pienamente la sera dell’inaugurazione del Teatro San Carlo, alla quale i ragazzi hanno l’onore di partecipare. Sullo sfondo di una Napoli nel pieno del suo splendore, tutto sembra andare nel migliore dei modi per Rodolfo e Natalia, finché il destino non deciderà altrimenti.

  • Editore ‏ : ‎ GCE (3 gennaio 2022)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 176 pagine

Recensione a cura di Cinzia Cogni

La città di Napoli ha da secoli un legame speciale con la musica, in passato, oltre ad aver dato i natali a noti musicisti, compositori e cantanti,  le sue scuole musicali erano già riconosciute a partire dal XVI secolo.
Sarà per questo motivo che l’autore Rosario Vitale, seppur di origine pugliese, ha voluto ricordare e celebrare nel suo ultimo romanzo, la città partenopea del XVIII secolo
e il ruolo fondamentale della musica nella vita dei napoletani, in quel periodo storico.

Sto scrivendo una messa da requiem,  mi è stata assegnata dal maestro, ha preteso che inserisca l’organo… forse la messa è stata commissionata da qualcuno che ha già in mente la chiesa in cui verrà eseguita,  probabilmente c’è un magnifico organo e sarebbe impensabile lasciarlo inoperoso.”

Il Sant’Onofrio che viene citato nel titolo e che è al centro della trama, nel ‘700 fu uno dei principali conservatori di Napoli,
qui insegnarono importanti musicisti come Francesco Durante (1634/1755), compositore ricosciuto a livello europeo e uno dei protagonisti di questo romanzo.
Sarà proprio lui ad accettare al Sant’Onofrio, Rodolfo Pimi degli Espositi, un giovane  emigrato dal Paraguay con la passione per la musica e a sua volta,un talento naturale come compositore.

“...qui forse avrei dato più spazio all’oboe e al violoncello…ma non so, così, su due piedi…è solo un’idea…sono qui per imparare…”
Mi strappa i fogli dalle mani, li osserva, borbotta fra sé e sé…
…riprendo dal principio,  leggo attentamente il frontespizio…l’autore della messa è lui, il maestro Durante.
Arrossisco violentemente, vorrei sprofondare,  vorrei scomparire.

Rodolfo è un ragazzo sensibile e riservato, ma la voglia di emergere e l’ardore giovanile non gli mancano, caratteristiche importanti che gli permetteranno di realizzare in parte i suoi sogni. Lavora sodo per se stesso e per la famiglia che ha lasciato in Paraguay, a cui deve il suo futuro, e anche se non vede l’ora di tornare, preferisce aspettare di diventare “qualcuno” prima di far ritorno in Patria.
…per essere felice, non importa quello che è ma quello che credi; non conta quello che vedono gli altri,  conta solo ciò che gli occhi tuoi vedono.”

Per Rodolfo la musica è tutto: la sua passione, il suo futuro, la sua carriera, la sua fortuna, niente sembra poter sostituire questo “amore” nella sua vita…ma il destino ordisce trame strane e il giorno dello sbarco nel porto di Napoli, vede una ragazza che racconta storie ai bambini,  da quel momento, il viso e la voce di lei occuperanno i suoi pensieri.
Natalia, così  si chiama la giovane, è un’ orfana scappata dal convento dove è cresciuta, che vive dell’elemosina delle persone che apprezzano le sue storie. Riservata, intelligente e dal carattere forte, a causa del suo passato non si fida di nessuno e per questo fatica ad accettare l’amicizia di Rodolfo, il quale pur di conquistarla, inizia un vero e proprio corteggiamento.

” Ora ne sono certo, mi sono innamorato, la vedo bellissima, vedo i suoi piedi sporchi, le unghie nere, il vestito liso e lurido, eppure non riesco a immaginare una ragazza più bella di lei.”

In sottofondo a questa storia emerge il settecento borbonico che portò alla città di Napoli sfarzo, migliorie e nuove costruzioni; nello specifico l’autore racconta l’inaugurazione del Teatro San Carlo, che avverrà proprio in quegli anni e dove i protagonisti avranno l’occasione di conoscere il maestro Domenico Sarro, altro importante compositore italiano famoso in tutta Europa.

Lo sfarzo e la cura dei dettagli era già evidente nell’atrio e lungo la scalinata ma, quando infine giungiamo in sommità e la vastità del teatro si apre alla nostra vista in tutto il suo splendore, è impossibile non restare incantati. “

Con uno stile semplice e raffinato, l’autore  riesce a riportare il lettore indietro nel tempo e a fargli rivivere l’epoca di cui narra; questo anche grazie all’attenzione ai dettagli storici e al linguaggio assolutamente consono al contesto.
Se la musica e l’amore sono il fulcro di questo romanzo, anche i temi dell’amicizia e delle diversità lasciano un segno importante in questa storia; sono tematiche che anche se non approfondite, sottolineano la sensibilità di Rosario Vitale; molti infatti, sono anche i messaggi tra le righe che emergono e fanno  riflettere.
È stato strano leggere un romanzo storico dove non ci sono eroi e battaglie epiche, dove i protagonisti  non sono solo i personaggi citati, ma dividono la scena con Napoli e la sua musica, tra storie e leggende, in un atmosfera reale ma che lascia spazio ai sogni…ed è proprio per questo che lo consiglio vivamente!

“Conosci il Paraguay?”
“So tante cose.”
“E come le sai?”
“Ascolto la gente, leggo, me le sogno la notte.”
“Sai leggere? Sei andata a scuola?”
“Tu vuoi sapé troppe cose.”
…. “Perdonami, vorrei solo parlare ancora, non andare via.”
…” Allora torna domenica prossima” aggiunge senza voltarsi.

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