Seconda possibilità di Renato Ghezzi

Richard Bower è un ragazzo ventiquattrenne nella Boston del 2009. Appartiene a una famiglia ebraica che vanta le sue antiche radici bostoniane. Giocatore di hockey, a fine college viene scartato dalle grandi squadre ed entra in crisi. Nel tentativo di uscirne, scopre per caso che suo nonno Rudolph in realtà era tedesco, campione di hockey ai tempi della Germania di Hitler. Richard investiga sulle vere radici della sua famiglia, in un viaggio che lo porta in Canada e in Germania. Qui viene a contatto con persone che lo aiutano a ricostruire la storia di nonno Rudolf e far emergere con fatica, tra mille bugie, la verità nascosta da tutti per settant’anni. Il romanzo si ispira alla vera storia di Rudi Ball, giocatore di hockey tedesco, l’unico ebreo ad aver giocato per la Germania nelle Olimpiadi invernali del 1936, grazie alla solidarietà dei suoi compagni di squadra.

Copertina rigida: 352 pagine
Editore: Le Mezzelane Casa Editrice (23 novembre 2018)
Collana: Historica
Lingua: Italiano

Recensione a cura di Sara Valentino

“Seconda possibilità” a mio parere è un titolo molto evocativo, un titolo un ideogramma che potremmo fare nostro ogni giorno. Non credete? Sarebbe bello poter avere sempre una seconda possibilità, poter rimediare, a volte tornare indietro, altre svoltare a un angolo diverso o semplicemente poter tornare a quel bivio. Di fatto non sempre è possibile, ma è altrettanto vero che spesso si può fare e allora il bellissimo messaggio di Renato Ghezzi che ci regala in questo romanzo è quello di cogliere sempre una seconda possibilità.

Il romanzo si sviluppa su due piani temporali, uno contemporaneo e l’altro al tempo di giochi olimpici della Germania nazista durante i quali la dittatura nazista creata da Adolf Hitler mascherò accuratamente il proprio razzismo e il proprio militarismo.

Richard Bower un ragazzo di Boston, che ha origini ebraiche si troverà per pura casualità a indagare sulle origini, volutamente celate dalla sua famiglia circa le loro effettive origini. Un mistero che deve rimanere tale, un ricordo che deve restare sepolto.

Richard Bower si lascia alle spalle una travagliata e ormai logora storia d’amore e si butta a capofitto con un’amica alla ricerca delle vere origini e soprattutto a caccia della verità su Rudolph, suo nonno.

“Aveva giocato la sua partita, aveva dato il meglio di sé contro un avversario molto più forte e aveva conseguito il miglior risultato possibile”

Il romanzo è piacevole, scorrevole e si evince la grande passione per Ghezzi per l’hockey su ghiaccio da come le scene delle partite vengono descritte quasi a vedere trasparire dalle pagine il ghiaccio, le urla, la concitazione e ci troviamo a seguire la traiettoria del puck verso la porta.

“Dovevano fermare più dischi che potevano in sincrono da destra a sinistra e poi di nuovo a destra mantenendo la formazione come un corpo di ballo.”

La parte del romanzo che riguarda gli anni del nazismo è, come sempre accade quando si riporta la memoria a quei tristi eventi, intensa, emozionante e commovente. La notte dei cristalli viene rievocata in tutta la sua potenza, con la distruzione, le violenze, il dolore. Rappresenta il punto di non ritorno di quello che gli anni successivi divennero, l’emblema dell’abominio, lo sterminio e la deportazione di migliaia di uomini, donne, bambini innocenti.

“Padre e figlio si voltarono verso la vetrina più grande, ora in pezzi. Dentro spiccava la grossa pietra che l’aveva sfondata. I due si voltarono per capire chi avesse lanciato quel sasso e videro appena in tempo il mattone che stava per piombare loro addosso”

Richard sarà quindi costretto, suo malgrado a riportare indietro il nastro a quegli anni dolorosi, oltre oceano, a rivivere la storia dei suoi avi nella speranza di poter ridare una parvenza di limpidezza all’epopea della sua famiglia.

“Bisogna sempre lasciare a chiunque una seconda possibilità”

Renato Ghezzi con uno stile di scrittura e narrazione impeccabile e accattivante racconta una storia inedita e inusuale trattando temi molto profondi: sterminio, capro espiatorio, vendetta, lealtà, amicizia e una grande attenzione al gioco di squadra che tale andrebbe trasposto anche nel “gioco” della vita.

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