Segnalazione: Clara Schiavoni – “Sono tornata”, “Saprò ricominciare” Elisabetta Malatesta Varano

“Sono tornata. Elisabetta Malatesta Varano: l’amore, il dolore, il potere”, 2013
“Saprò ricominciare. Elisabetta Malatesta Varano: la gloria, le lacrime, lo Spirito”, 2017
Affinità Elettive Edizioni
I due romanzi hanno un tratto comune: l’animo di Elisabetta.
Tutto ciò che ruota attorno a questa grande figura femminile passa attraverso i suoi sentimenti: di gioia, di tenerezza, di riscossa, di rabbia, di dolore. Tante figure maschili, ma soprattutto tante figure femminili sono presenti nella vita di Elisabetta: le figlie amatissime, Costanza e Primavera , la cognata Tora, la madre Battista, Viola, la fidatissima governante e le religiose che l’accoglieranno nel suo cammino di fede. Le trame sottili non sono solo quelle dei tessuti preziosi, delle venature degli arredi, sono quelle degli sguardi, delle intese, dei sentimenti..
Elisabetta Malatesta Varano è una donna che ama ed è amata. Da sovrana così come da religiosa. Perché le sue scelte di vita scaturiscono dall’animo e quindi muovono energie potenti e le situazioni, anche quelle più drammatiche, subiscono questa impronta vitale.
Perché la vita in fondo non è che questo: saper ricominciare.
La storia narrata si svolge nella prima metà del XV secolo in Italia centrale, a Camerino, comune che dà il nome all’omonima Signoria retta dalla famiglia Varano. Quest’ultima, nei suoi trecento anni di governo, per importanza, per estensione territoriale e ricchezza è pari alle Signorie dei Montefeltro, dei Malatesta e, fuori dalla Marca, a quella degli Estensi.
Entro uno scenario di intrighi e contrasti politici, tra il 1433 e il 1456, si sviluppa il percorso di donna, moglie, madre e governante di Elisabetta Malatesta, figlia di Galeazzo Malatesta, signore di Pesaro, e di Battista da Montefeltro, letterata umanista.
Elisabetta Malatesta sposa Piergentile da Varano, della signoria di Camerino, e finisce per essere una protagonista della vita politica delle Marche del Quattrocento. Le tocca, infatti, affrontare una delle fasi più turbolente della vita regionale, quella che vede imperversare tra la Marca e l’Umbria gli opposti partiti dei bracceschi e degli sforzeschi.
Dentro questo scenario complesso, Elisabetta ha la vita stravolta da una delle vicende più efferate che contraddistinguono un secolo sanguinario e stupefacente: il fratricidio di casa Varano (1433) indotto dal legato papale Giovanni Vitelleschi che la costringe a una prima rocambolesca fuga a Visso per salvare i figli Costanza, Primavera, Rodolfo e il nipote Giulio Cesare, quest’ultimi bimbi di pochi mesi.
Dopo appena un anno avviene la seconda fuga, a seguito della rivolta borghese, che indotta da Francesco Sforza è scoppiata a Camerino, e dell’eccidio di ciò che resta della famiglia varanesca.
Elisabetta, ancora una volta in maniera rocambolesca, riesce a mettere di nuovo in salvo suo figlio Rodolfo e il nipote Giulio Cesare mentre lei, con le figlie, si rifugia presso i genitori, a Pesaro, alla corte malatestiana. Qui, vive da profuga per nove anni, spesi a ordire sapienti trame politiche per essere pronta a intervenire al momento giusto e poter riportare i due bambini Rodolfo e Giulio Cesare, sotto la sua reggenza, al governo della Signoria di Camerino.
La personalità di Elisabetta Malatesta Varano emerge da queste vicende via via più nitida e ricca, seguendo una scansione dialettica in cui la protagonista passa dall’ingenuità del primo amore, alla vastità del dolore, fino alla riconquista del potere.

In “Saprò ricominciare”si ammira Elisabetta come donna del 1400 che riesce a imporre la sua determinazione in un ambiente di potere e in un’epoca in cui si può parlare solo di
”donna custodita” da un dominus. Questo accade perchè la forza, la volontà, la tenacia di Elisabetta Malatesta Varano sono la sua linfa vitale.
Il passato e il presente si intersecano, rivolti verso un futuro che restituisce il potere agli eredi dei Varano, ma soprattutto rende giustizia a quanto tragicamente subìto. Elisabetta Malatesta Varano riesce dove anche molti uomini falliscono. Credere profondamente nella giustizia, farne il perno della propria vita sostiene un intento forte e la méta viene, seppur faticosamente, raggiunta. Nei cinque anni successivi al 1443 governa la Signoria di Camerino facendo rinascere i commerci, le arti e la vita di corte e tessendo la trama delle alleanze, senza trascurare il viaggio alla corte di Ferrara ospite di Lionello d’Este che le regala giorni indimenticabili e a Venezia dimorando nel palazzo dei Varano. Intorno ci sono gli affetti: la figlia Costanza, che cresce come donna e letterata e le cui composizioni sono conosciute in tutte le corti d’Italia, la piccola Primavera con la sua giovane e purissima vocazione religiosa, Rodolfo e Giulio Cesare che si addestrano alle difficili arti della guerra e del governo. E poi il capitano Venanzio, che le è vicino con discrezione e tenerezza: un amore forse impossibile, ma intenso e devoto.
Sullo sfondo l’Italia del Rinascimento: le alleanze, i tradimenti, le tensioni, ma anche le grandi personalità che indirizzano la politica, l’arte e la vita civile verso nuove mete e nuovi ideali.

(C’è un altro elemento importante, relativo alla scrittura, è che dettagli, accadimenti, situazioni estremamente precisi sono tutti riferimenti storici che derivano da un grande studio e da una grandissima accuratezza descrittiva)

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