Segnalazione dal blog: Flaneur – Caterina Sbrana

Trama

James nasce nel 1952 a Shively, la città più razzista e bigotta della Louisiana. La madre incarna il moralismo e la frivolezza della comunità e il padre si è ormai arreso a tale egemonia femminile. James invece ha una mente troppo fine per rimanere intrappolato in quell’angolo di mondo. Inizia così un viaggio fisico, che lo porterà prima al college, poi in carcere e infine tra i sobborghi newyorkesi, ma anche un viaggio interiore, alla scoperta delle varie personalità che lo abitano e che spesso prendono il sopravvento.

L’autrice…

Caterina Sbrana, nata a Cesena il 31.08.95, studia Medicina e Chirurgia a Bologna. Da sempre appassionata alla scrittura, soprattutto di genere Noir-Paranormale e Thriller-Psicologico, pubblica La Porta Socchiusa (Ponte Vecchio Editore) nel 2012 e Come Una Fenice (Albatros Editore) nel 2015. Nell’estate del 2019 è prevista l’uscita del quarto libro, The Dark Side of the Mind (Leone Editore). Nonostante la sua prima passione rimanga la scrittura, negli ultimi anni ha intrapreso anche l’attività di attrice e ritrattistica a carboncino.

 

Copertina flessibile: 328 pagine
Editore: Leone (21 giugno 2018)
Collana: Sàtura
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8863934770
ISBN-13: 978-8863934779

Eccentrico individuo all’antica, James è una nota stonata nell’America degli anni 60. Ha ventitré anni, ma la sua indole autolesionista e la sua personalità borderline lo fanno sentire vecchio; fumatore condannato da altri veleni, quelli della società e dei coetanei, non riesce a fare a meno di ciò che può condurre alla morte il suo fisico, come per fare in modo che corpo e anima rimangano al passo nel loro rapido declino. E’ dipendente da tutto ciò che lo fa appassire. James incarna il grido d’aiuto di individui menomati, destinati ad arrendersi e rimanere schiacciati. Ha un occhio cieco, ma vede più di ogni altro. L’occhio “ultraterreno, extraterrestre” e l’isolamento, gli permettono di assistere all’insieme di vicende chiamato “vita” passivamente, senza mai sentirsi a casa. La sua mente riflessiva lo rende capace di percepire le silenziose trame tessute dagli altri e il loro declino. Ogni volta però che cerca di avvisarli, viene schernito, etichettato come diverso. Jiggy è un profeta deriso. Nella sua solitudine, incarna l’inadeguatezza delle nuove generazioni. E’ un moderno decadentista, nella sua crepuscolare attitudine; dandy, esteta, vagabondo, segue i passi della flânerie dei poeti maledetti della Parigi di fine ‘800: in un insofferente e apatico girovagare del mondo, silenzioso contempla le vite altrui senza viverne nessuna. E’ il “Cigno Bianco” di Baudelaire, “l’uomo della folla” di Poe, artista tra gli scarti della società come Basquiat, cinico ma romantico giudice di una società di cui non vuole fare parte, narrata in prima persona, omaggio ai toni malinconicamente ironici del Giovane Holden di Salinger.

I temi affrontati dal romanzo sono numerosi: a partire dall’inadeguatezza delle nuove generazioni che, schiacciate dalle infinite possibilità offerte dalla società moderna, rimangono immobili, costrette dalla paura di qualsiasi tipo di scelta, fino ad annegare nell’inettitudine dell’indeciso. Qualsiasi passo, qualsiasi decisione, è nella direzione dell’involuzione, fino ad arrivare a un degrado generazionale, talvolta percepito, talvolta no da coloro che ne sono responsabili, ma in ogni caso, sempre e comunque ignorato. Solo pochi individui sensibili e dall’indole antica, vintage, sembrano però soffrire per questa malattia giovanile. Da qui nasce il tono malinconico che è mantenuto dal protagonista per tutto il tempo della vicenda; come un moderno Basquiat, senza però avere muri bianchi su cui scrivere, come un tormentato Cobain scopertosi afono, un nuovo Baudelaire e un nuovo Poe, rintronati e confusi dal chiasso della folla, James non può fare altro che chiudersi nella sua sofferenza e osservare la sua personalità andare in mille pezzi, in un vano tentativo di adeguamento, perdendosi infine tra le mille sfaccettature del suo carattere che riflettono gli aspetti più estremi degli individui incontrati. Come un Bowie spaesato tra tutti i personaggi creati, tanto da arrivare alla crisi d’ identità, a causa dell’impossibilità di gridare aiuto a qualcuno che lo ascolti, James si scopre murato vivo dentro la sua persona, dentro quel corpo che, ormai, altro non è che un contenitore di schegge.
Il romanzo coglie quindi l’occasione di soffermarsi sul disturbo della personalità multipla, come risultato estremo di una fuga perseguitata dai fantasmi del passato.
Infine, a contribuire alla diversità tra il protagonista e i coetanei, anche la simpatia per gli unici due alleati, che talvolta emana un sottile, aromatico, timido sensore omosessuale.
Disperazione, ricerca. Necessità di trovare un alleato, un proprio simile. Omosessualità, omofobia. Diversità e inettitudine generazionale. Solitudine, scissione della personalità. Silenzioso grido di aiuto.
Questi sono i numerosi temi contenuti in Flaneur. Qualcosa che solo chi sa rimanere al di fuori e osservare dall’esterno la vita può sperimentare, senza esternamente scomporre il proprio dignitoso silenzio. Solo chi conosce perfettamente l’arte della Flanerie, quindi, può confondersi e farsi trasportare tacitamente dalla folla, mentre dentro riecheggia la tempesta.


By Sara Valentino

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