Sigismondo e Isotta. Una storia d’amore di Maria Cristina Maselli

È il 1437 quando per la prima volta Isotta degli Atti posa lo sguardo su Sigismondo Pandolfo Malatesta. Lui, ventenne, è il turbolento e ambizioso signore di Rimini e di Fano, lei, una bambina di soli cinque anni, figlia di un piccolo nobile della zona. Isotta cresce nel mito di Sigismondo e grazie alla carica del padre, consigliere economico del signore di Rimini, ha la possibilità di rivederlo. Dopo sette anni dal primo incontro comincia a nascere in loro un sentimento fortissimo. Ma Sigismondo è sposato con Polissena Sforza, e Isotta è stata cresciuta per essere moglie e non amante. Questo il conflitto che renderà tortuoso il percorso di due anime complementari, lei nella perenne ricerca di conferme, lui disposto a dimostrarle i propri sentimenti attraverso l’arte, la parola e l’idea. Quando, dopo la morte di Polissena Sforza, la ragion di Stato sembra volere una nuova nobile moglie accanto a Sigismondo, anche le ultime certezze dei due innamorati paiono vacillare. Inoltre, la vita e lo stesso ruolo del signore di Rimini sono ostacolati da intrighi, avidità, inganni, legami di sangue e di morte, a cui si aggiunge l’odio dei suoi due più acerrimi e potenti nemici: Federico da Montefeltro e papa Pio II, che usa lo splendore umanista del Tempio Malatestiano per condannare il signore di Rimini. Sarà proprio nel momento più difficile della vita di Sigismondo – abbandonato anche dai più fedeli alleati – che l’amore incondizionato e gratuito di Isotta si rivelerà salvifico e porterà a cambiare il destino delle loro vite.

Copertina rigida: 609 pagine
Editore: Piemme (13 marzo 2018)
Collana: Piemme
Lingua: Italiano

Recensione a cura di Sara Valentino

“La nera Persefone grava sul mio capo

e non sopporta che io viva a lungo.

Che, se vieni, mi sarai di sollievo

e tu solo forse sarai la ragione della mia salute ritrovata.

Io mi tormento e non trovo nessuna medicina 

capace di trattenere le lacrime. 

La morte fredda serpeggia per le ossa moribonde

dopo la dissoluzione del corpo, 

ma l’amore resta vivo nel petto gelido.”

Liber Isottaeus

Basinio scrisse il “Liber Isottaeus”, un raffinato romanzo amoroso in trenta elegie, in onore di Isotta, la donna di Sigismondo. L’autrice in ogni capitolo pone alcuni passaggi di questa meravigliosa opera.

Sigismondo e Isotta di Maria Cristina Maselli è un romanzo storico a tutto tondo, che ho ricevuto in regalo da un’amica tempo fa. Come ogni libro anch’esso ha trovato il momento giusto per venire letto e recare, oltre a una storia magnifica, il suo messaggio per me.

Non conoscevo la storia di Sigismondo Malatesta, se non per sommi capi e ancor meno ero a conoscenza dell’idillio tra costui, il signore di Rimini e Isotta degli Atti.

“Pensò quanto fosse fortunata quella fanciulla a poter godere della sua infanzia, fatta di sassolini buttati al vento e sorrisi senza perché”

Siamo nel 1437 e una Isotta ancora bambina vede per la prima volta Sigismondo, se ne innamora perdutamente e sogna che un giorno possa divenire la sua donna, sua moglie. Lui per contro è già uomo, ambizioso, un grande condottiero, patrono delle belle arti e anche poeta. Già sposato prima con Ginevra d’Este e successivamente con Polissena Sforza fu anche un grande amatore e dobbiamo ricordare una delle sue amanti: Vannetta dei Toschi di Fano perché da lei nacque il suo erede e successore Roberto poi detto il Magnifico.

“Il suo coraggio personale è quello di un eroe. Non conosce alcun ostacolo. In molte circostanze esce dai ranghi tutto solo, da vero prode, per sfidare il capo dei nemici”

La storia di Isotta nasce in sordina, lei figlia di un ricco mercante che si trovò ad ospitare Sigismondo nella propria residenza. Galeotta fu una carezza? In realtà il loro amore, fu amore a prima vista e superò diverse prove prima di poter essere celebrato con un matrimonio (dopo la morte di Polissena al tempo in cui la peste mietè diverse vittime, anche se si dice che lui ne potesse essere l’assassino). Era l’anno 1456 e fu suggellato il loro amore, ma dalla loro unione era già nato Giovanni, morto poco dopo la nascita.

Le emozioni traspaiono tra le pagine “un misto di paura e desiderio, un’emozione finora sconosciuta al giovane cuore” ma al contempo mantengono i toni giusti per il tempo che fu senza trascendere in un romance. Questi sono i romanzi storici che amo leggere, hanno un perfetto e equilibrio tra la Storia e le emozioni. Vero anche che questi personaggi hanno vissuto vicende che da sole sono sufficienti a tenere l’avido lettore attaccato alle pagine.

Il romanzo è un’accurata sequela di notizie storiche circa il periodo, le alleanze tra le varie signorie del tempo, gli onori del condottiero ma anche le calunnie a cui dovette far fronte. La ricerca storica è stata senza dubbio poderosa, romanzando in modo corretto senza far perdere di valore ai fatti realmente accaduti.

Il Tempio Malatestiano rinnovato completamente da Sigismondo, chiamò illustri artisti come Leon Battista Alberti, Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio e Piero della Francesca. Il tema iconografico è inconsueto per una chiesa cristiana e questo fu uno dei motivi che portò a un aspro scontro con papa Pio II Piccolomini. Vorrei menzionare a tal proposito le iniziali che si vedono nella foto che ritrae la tomba di Isotta la I e la S perfettamente unite. Inoltre come non ricordare, tra le medaglie commissionate a Matteo de’ Pasti quelle dedicate a Isotta?

Una vita, quella di Isotta e Sigismondo, costellata di tradimenti, di congiure, ma anche di persone fidate sempre pronte a essere presenti e di supporto nei momenti di sconforto.

“Solo chi sogna può riuscire a volare”

Dorotea con la sua saggezza, a cui il padre Francesco la affida come a essere per lei una sorella maggiore, saprà esserci sempre per consigliarla e a volte frenarla nei suoi impulsi.

“Voglio fidarmi di voi e del vostro senno, ma ricordate che i sentimenti, anche se forti, non sempre hanno la meglio sull’ipocrisia della vita. Cercate di coltivarli senza rimanerne schiacciata”

Uno dei messaggi che ho voluto sottolineare, e tenere per me, che l’autrice affida a Francesco degli Atti preoccupato per i sentimenti della figlia verso il signore di Rimini.

“Impara ad amare con dolcezza, ad amare con prudenza, ad amare con fortezza” parole di San Bernardo da Chiaravalle che Dorotea fa sue per raccomandarsi con Sigismondo. Parole che sono ancora oggi condivisibili laddove non sempre l’amore è corrisposto, e non solo per quanto riguarda quello di due amanti, ma più in generale verso le persone a cui si vuol bene.

“E’ troppo tardi. Conoscete il mio motto? Tempus tacendi, tempus loquendi. C’è un tempo per tacere e uno per parlare” Parole di Isotta al figlio di Vannetta e Sigismondo, ma parole che non hanno valore solo nel Rinascimento, parole vive anche oggi, da tenere a mente perché c’è un tempo per tutto e bisogna saper cogliere l’attimo prima che sia troppo tardi.

Mi dilungherei oltremodo, ma temo di annoiarvi e soprattutto togliere il piacere della lettura di questo romanzo che mi ha lasciata un po’ orfana dei suoi personaggi e senza nulla togliere a Sigismondo, soprattutto di Isotta. Una grandissima donna, in questo romanzo dipinta, una donna che ha saputo amare senza freni, che è stata fedele al suo uomo e alla signoria. Ha subito affronti e maledizioni dal fratello, e da un consigliere di corte. E’ stata forse avventata nel voler credere in un pentimento, ma la comprendo pienamente.

La storia di questo grande amore, che ha potuto essere visibile alla luce del sole, cosa non scontata per quel tempo, la leggerete saziandovi fino alla fine.

“Ci sono notti infinite, senza respiro, senza possibilità di ritorno. Notti fatte di emozioni sconosciute e sensazioni mai provate. Notti in cui i sogni si scontrano con la realtà. Notti fatte di pelle e sudore. Notti che sei crisalide e ti risvegli farfalla. Notti in cui gioia e dolore si confondono nella sensualità e nell’innocenza, e fatichi a capire se ciò che hai provato sia giusto o sbagliato”

 

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