Storia del soldato Giovanni Cirmena (fratello di Tommaso e Francesco Cirmena) nella prima guerra mondiale.

Articolo a cura di Simone Gervasi
Buongiorno a tutti/e.
Con l’articolo di oggi andremo a parlare della storia del soldato Giovanni Cirmena nonché fratello di Tommaso e Francesco Cirmena.
Due fratelli tornarono invalidi e uno morì per le ferite riportate in guerra.
Stiamo parlando del primo conflitto mondiale 1914-1918.
Giovanni Cirmena è di Rosario e di Lorefice Dorotea.
Nasce il 2 gennaio del 1885, a Rosolini presso il circondario di Noto.
Nell’estratto n.74 classe 1885 vi è riportato il comune di Rosolini mandamento di Rosolini circondario di Noto.
PARLIAMO DI ROSOLINI.
Rosolini (SR)
 La Città di Rosolini sorse amministrativamente nel XVIII secolo e per l’esattezza proprio il 1° agosto 1712 quando Don Francesco Moncada D’ Aragona, Principe di Larderia e di Rosolini, sposato con Donna Eleonora Platamone ottenne, con “la licentia edificande “ a firma di Don Carlo Antonio Spinola, il potere di “ costruire il Popolo di Rosolini “.
Si stabilirono in Rosolini numerose famiglie provenienti per la maggior parte dalla vicina Spaccaforno (oggi Ispica), allora ricca di 9732 anime, allettate dalle immunità e dalle concessioni enfiteutiche che prometteva il Principe di Larderia, e ciò fu assodato dagli atti ricevuti dal primo notaro di Rosolini, Francesco Salerno a cominciare dal 19 giugno 1731 ove si legge che i contraenti sono tutti naturali di Spaccaforno; ne vennero pure da Siracusa e alcuni da Modica. Dalla fusione dei dialetti di tutte queste persone, si è formato l’attuale dialetto rosolinese.
La Città di Rosolini sorge in una splendida zona collinare posta a 154 mt. sul livello del mare e la campagna circostante è adibita alla coltivazione di agrumi, mandorli, carrubi ecc.
Rosolini è situata nella Sicilia sud-orientale, all’interno della Provincia di Siracusa ,conta circa 20.000 abitanti e si basa su una economia prevalentemente agricola abbinata ad una raffinatezza artistica ed intellettuale come testimoniano alcuni Illustri Rosolinesi sia del presente che dal passato. Rosolini è nota anche con la definizione di “Città del Carrubo” e del “Sacro Cuore”.
Il nome della Città deriva da più linguaggi e dei diversi popoli che si succedettero nella dominazione della Sicilia e che chiamarono queste Terre con il nome latino “Rus Elinorun” che indicava il Territorio d’Eloro, antica Colonia Siracusana del VII secolo a.C.
Infatti la città si presenta ricca di diversi siti archeologici antichi e di cave risalenti alla denominazione greco-romana.
Particolarmente importante è il sito archeologico che si trova nella zona rurale di Rosolini detta “ Stafenna” che consiste in un affascinante complesso d’ipogei paleocristiani che unisce alla bellezza anche un grande valore sia storico che culturale.
Al valore ed all’importanza del complesso di Stafenna, si aggiunge anche tutta la bellezza del tratto di macchia mediterranea situato all’interno di Cava Pirainito e che è attraversato da un piccolo torrente che lungo il suo percorso, regala a tutti quelli che si lasceranno rapire dall’incanto, effetti speciali generati da spettacolari cascate.
FAMIGLIA DEL SOLDATO CIRMENA GIOVANNI.
Giovanni Cirmena sposa il 2/06/1906 Cicero Santalena Giuseppa.
Il 22/1/1918 muore a Conco-Ospedaletto da campo n.52 e poi viene trasferito nel “Sacrario Militare di Asiago” presso la tomba n.3110
CIRMENA Giovanni , nato a Rosolini il 2.1. 1885 – sposa il 2.6.1906 con
 Cicero Santalena  Giuseppa, come da atto n. 44P. 1^.-  Comune di Rosolini.
Muore il 22.1.1918 a  Conco – Ospedaletto da campo n. 52 e poi trasferito  nel “Sacrario Militare di Asiago” – tomba n. 3110.
Il Capitano medico Folco aveva redatto l’atto di morte scrivendo che: l’anno millenovecentodiciotto ed alle ventidue del mese di gennaio nell’ospedaletto da campo n. 52 mancava ai vivi alle ore diciasette  in età d’ anni trentatre il soldato Cirmena Giovanni del 158° Fanteria, 7° Compagnia.
Giovanni e Giuseppa non ebbero figli.
VICENDE MILITARI DEL SOLDATO GIOVANNI CIRMENA.
ANNO 1917
-Nella metà del mese di aprile i due reggimenti il 157° e il 158° sono nuovamente dislocati nella zona del Pasubio e il 21 maggio il 157° assieme al battaglione alpini “Morbegno” e ad unità del 65°, respingono una puntata austriaca diretta ai trinceramenti del «Panettone Alto».
-Tra il giugno e la fine di ottobre i due reggimenti si riuniscono per presidiare la linea del fronte nel settore del Pasubio, fino al loro trasferimento in zona Malo – Santa Caterina (nel Vicentino, alle dipendenze della 57a divisione) e come riserva tattica del Comando truppe Altipiani.
Nel novembre la “Liguria” si attesta sul tratto Monte Zomo – Campanella – Val Frenzela: tra il 14 e il 15 gli austriaci, dopo un attacco a Casara Meletta Davanti (in località Meletta di Gallio, nelle Prealpi Venete), si apprestano a scendere verso Monte Zomo, il quale è altresì strenuamente difeso fino al decisivo contrattacco del 17, con il quale il 158° lo riconquista ristabilendo la situazione originaria.
-Nuove sortite austriache sono tentate a cavallo tra il novembre ed il dicembre: di esse, ha successo unicamente quella contro Sasso, a causa della quale il 158° è costretto a ripiegare.
ANNO 1918
-Dopo aver sostituito le truppe della Brigata “Sassari” sull’Altipiano di Asiago, la “Liguria” riconquista alla fine di gennaio i capisaldi del Col del Rosso e del Col d’Echele.
Alla fine del mese successivo la Brigata è trasferita a Valli dei Signori (nel settore del Pasubio), mentre da inizio aprile è sulla linea del fronte, divisa fra il tratto «Panettone» – Lora (il 157°) e la Val Lunga (il 158°). Spostatasi in Vallarsa (in Trentino), la Brigata torna a riposo nell’agosto: ricollocata quindi nel settore del Monte Corno nel settembre, partecipa infine all’offensiva autunnale. L’armistizio coglie la Brigata a Rovereto.
Abbiamo molta memorialistica scritta da  Ufficilai
Uno spunto di riflessione sulle vicende umane, dal punto di vista del soldato di truppa;
“Abbiamo molta memorialista scritta da Ufficiali, ed in particolare da Ufficiali superiori, ma è veramente raro che ci venga tramandata la vita quotidiana dei nostri soldati che hanno vissuto, hanno combattuto e sono morti nelle trincee della Vallarsa, della Val Posina, sul Monte Majo, sul Pasubio, alla Bainsizza, a Caporetto, sul Piave, sul Monte Grappa ed in tutte le innumerevoli battaglie che hanno caratterizzato la guerra 15-18.”.
Abbiamo molta memorialistica scritta da  Ufficilai
Uno spunto di riflessione sulle vicende umane, dal punto di vista del soldato di truppa;
“Abbiamo molta memorialista scritta da Ufficiali, ed in particolare da Ufficiali superiori, ma è veramente raro che ci venga tramandata la vita quotidiana dei nostri soldati che hanno vissuto, hanno combattuto e sono morti nelle trincee della Vallarsa, della Val Posina, sul Monte Majo, sul Pasubio, alla Bainsizza, a Caporetto, sul Piave, sul Monte Grappa ed in tutte le innumerevoli battaglie che hanno caratterizzato la guerra 15-18.”.
A PROPOSITO DELLA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO E DELL’ARMISTIZIO DEL 4 NOVEMBRE 1918.
La battaglia di Vittorio Veneto fu l’ultimo scontro armato tra Italia e Impero austro-ungarico nel corso della prima guerra mondiale; si combatté tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918 nella zona tra il fiume Piave, il Massiccio del Grappa, il Trentino e il Friuli e seguì di pochi mesi la fallita offensiva austriaca del giugno 1918 che non era riuscita ad infrangere la resistenza italiana sul Piave e sul Grappa che si era conclusa con un grave indebolimento della forze e della capacità di resistenza dell’esercito imperiale e regio.
Fortemente sollecitato dagli alleati che erano già passati all’offensiva generale sul fronte occidentale, l’attacco decisivo italiano ebbe inizio solo il 24 ottobre 1918 mentre l’Impero austro-ungarico dava già segno di disfacimento a causa delle crescenti tensioni politico-sociali tra le numerose nazionalità presenti nello stato asburgico, e mentre erano in corso tentativi di negoziati per una sospensione delle ostilità.
La battaglia di Vittorio Veneto fu caratterizzata da una fase iniziale duramente combattuta durante la quale l’esercito austro-ungarico fu ancora in grado di opporre valida resistenza sia sul Piave che nel settore del Monte Grappa, a cui seguì un improvviso e irreversibile crollo della difesa, con la progressiva disgregazione dei reparti e defezioni tra le minoranze nazionali, che favorirono la rapida avanzata finale dell’esercito italiano fino a Trento e Trieste.
Il 4 novembre 1918 venne concluso l’armistizio di Villa Giusti che sanzionò la fine dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nella Grande Guerra.
Questo Articolo sulla storia del soldato Giovanni Cirmena termina qua.
Ringrazio come sempre il signor Corrado che mi ha inviato tutto il materiale e mi ha fatto conoscere la storia di Giovanni Cirmena.
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