Storia di Anita di Diana Giovinazzo

Trama. Santa Catarina, Brasile, 1829. Anna ha otto anni, e un temperamento ribelle che la induce a opporsi alle regole della società in cui vive. Mentre i suoi coetanei siedono ai banchi di scuola, a imparare nozioni che un giorno permetteranno loro di inserirsi nella comunità, lei apprende dal padre a essere un vero gatkho, a usare le armi e cavalcare. Ma quando un tragico incidente le porta via il suo papai, l’unico capace di comprendere la sua natura selvaggia, Anna è costretta a fare ciò che ci si aspetta da una donna come lei: sposarsi e dedicare se stessa al marito e ai figli. Così, la giovane è concessa in moglie a un uomo che disprezza. Ha solo quattordici anni, ma per lei la vita sembra già finita. Tutto cambia nel 1839. Gli Stati meridionali del Brasile si sono ribellati al governo centrale, ed è guerra tra l’esercito imperiale e i farrapos, che combattono per l’indipendenza. A sostenere la causa degli insorti, arriva un uomo già considerato una leggenda: Giuseppe Garibaldi. Esiliato dalla propria patria, ha deciso di solcare i mari e sostenere quei popoli che, come lui, si battono per un ideale di libertà. Quando le strade di Giuseppe e Anna si incontrano, basta loro uno sguardo per capire che non potranno più vivere l’uno senza l’altra. Spinta dalla passione e da quello spirito ribelle che non l’ha mai abbandonata, Anna diventa Anita – così la chiama affettuosamente Giuseppe ― e lascia tutto per lottare al fianco del suo amato, in un’avventura che la condurrà attraverso gli oceani e i continenti e che cambierà per sempre la sua vita e la storia del mondo.

Recensione a cura di Sara Valentino

Chi di noi ha il coraggio, o l’ha avuto, di seguire l’istinto? Costruire un destino affidandosi ai desideri dell’anima, senza ascoltare i canoni di “normalità”? Non è facile lasciare tutto, abbandonare la famiglia e inabissarsi nei meandri sinuosi, affascinanti che solo il coraggio sa mappare con maestria.

Questo romanzo l’ho immaginato prima che venisse pubblicato, per caso tempo fa ho letto la storia di Anita Garibaldi e ho desiderato leggerne un romanzo dedicato. In libreria ho visto questo libro di Diana Giovinazzo e come un segno del destino l’ho fatto mio. Non sono rimasta delusa, anzi direi che a poche pagine dalla fine non volevo finirlo, mi ero tanto affezionata a questa donna, Anita Garibaldi.

L’autrice scrive un romanzo storico basato su accadimenti storici, e per lo più sulle memorie che Anita stessa lasciò alla sua amica Feliciana. Come dice nelle note, che trovate a fine libro, per esigenze narrative ha dovuto condensare le battaglie e snellire alcuni avvenimenti o modificare alcune date. Ne risulta un romanzo storico che ho amato moltissimo, mi ha commossa, emozionata e avvinta, mi ha insegnato qualcosa di più anche sulla storia stessa di Garibaldi, del quale conservavo esclusivamente alcuni ricordi scolastici.

Ritratto di Anita Garibaldi, l’unico esistente dal vivo, a opera di Gaetano Gallino, Montevideo 1845

“La sorte si blocca con noi. Peri i miei peccati pagherò anch’io come dobbiamo tutti. forse di più. Eppure gioisco della famiglia che mi ha donato” Anita Garibaldi

“I cattivi presagi mi perseguitavano da tutta la vita. Sono nata in un mese infausto, sotto una luna infausta” il romanzo inizia nel 1829 in Brasile e vede una piccola Anna, di soli otto anni, già poco avvezza al rispetto delle imposizioni. Una vita difficile costellata da grandi tragedie, guai, la prima fu la perdita del padre. Fatica a comprendere perchè era necessario un uomo a proteggerla, a proteggerle, includendo la madre e la sorella, lei che cavalcava meglio degli uomini, che lavorava come loro e con loro…

Un matrimonio imposto a lei che era una sognatrice, con la testa fra le nuvole a sognare in grande… Ma Anna non è una donna qualunque, non è una donna del suo tempo, lei non si fa domare, lei è uno spirito libero e indomito.

“Era arrivato il momento di cambiare, anche a costo di fare una scelta che mi avrebbe rovinato per sempre agli occhi del mondo.”

Anita morente trasportata da Garibaldi e dal capitano G. B. Coliolo, detto Leggero, Milano, Museo del Risorgimento.

Giuseppe Garibaldi, il grande e acclamato difensore del popolo esiliato in sud America sbarca a Laguna e vede Anna la prima volta, è un amore sconfinato il loro, di lui si dice che abbia detto: ” Tu devi essere mia”.

Anna diventa Anita, battezzata così da Giuseppe. Non si mentiranno mai, una storia d’amore stupenda che è difficile condensare in poche righe, ma che dal romanzo emerge in tutta la sua potenza. Riviviamo le battaglie, le guerre, le sconfitte, gli amici e il desiderio sovrano di libertà ma anche il sogno di Garibaldi di un’Italia unita. Le parole brucianti e laceranti della famiglia di lei sono pesanti, sono il senso di colpa che le terrà sempre compagnia, di averli delusi. Eppure un giorno, un infausto giorno, attraverso un sogno che è una porta tra i mondi Anita avrà l’assoluzione di suo padre.

Saremo i testimoni silenziosi della nascita dei loro figli, lo saremo anche dell’invenzione delle famose “camicie rosse”, stoffe rimaste invendute dei macellai. Il romanzo storico viaggia sulla linea del tempo fino al 26 ottobre 1860 e all’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele in un epilogo immenso.

“Le creature selvatiche non si possono trattenere. Brameranno sempre la libertà”

E allora, “Ciao Anita! Ciao e grazie!” fino alla fine una donna, una mamma, una sposa coraggiosa, fiera, tenace e leale anche quando ha paura dei cambiamenti, anche nelle battaglie in cui fu parte attiva. “Tesoro mio” come soleva chiamarti il tuo Josè….

  • Editore ‏ : ‎ Piemme (20 luglio 2021)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina rigida ‏ : ‎ 412 pagine
  • Link d’acquisto
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